Consultori della Regione Marche, i sindacati: “Non ci siamo proprio!”

Consultori della Regione Marche, i sindacati: “Non ci siamo proprio!”
Consultori della Regione Marche, i sindacati: “Non ci siamo proprio!”

ANCONA – Cgil, Cisl e Uil Marche erano presenti oggi alla riunione del Consiglio regionale per ascoltare la posizione della Regione rispetto ai punti inseriti all’ordine del giorno. “Noi ci siamo – dicono vista la mancata risposta alle richieste inviate innanzitutto all’assessora alle Pari Opportunità ma anche, lo scorso 2 maggio, al presidente Acquaroli, al presidente Latini e all’assessore Saltamartini di cui non abbiamo avuto riscontro, sulla piena applicazione della legge 194 e possibilità per le associazioni di operare all’interno dei consultori familiari, in linea con l’emendamento inserito dal governo nazionale nel decreto sulle misure finanziate dal Pnrr e approvato dal Senato”.

Le organizzazioni sindacali ribadiscono con forza che la citata legge non deve rappresentare un tentativo in questa regione di confondere “sostegno e sostegno alla maternità” con il divieto di interruzione di gravidanza, creando un lasciapassare per le suddette associazioni all’interno dei consultori e colpevolizzando le donne .

“Ciò rappresenterebbe un attacco al diritto delle donne all’autodeterminazione ma anche un attacco alla sanità pubblica e all’organizzazione degli ambulatori, svuotati di personale e di garanzie del diritto delle donne alla salute. Per questo continuiamo a sostenere e pretendere, anche in questa regione, che l’unica esperienza di cui hanno bisogno i consulenti sia quella del personale ginecologico, psicologico e ostetrico, degli assistenti sociali che si occupano della salute della donna in tutte le fasi della vita e nelle diverse condizioni. Le Marche, infatti, non rassicurano sia rispetto al grave problema della carenza di personale, che non viene sostituito al momento del pensionamento, sia rispetto al rischio di trasferimento delle poche funzioni residue, rimettendo in discussione la ruolo e funzione dei consulenti, quindi le garanzie del servizio pubblico nel rispetto della laicità e dell’etica pubblica condivisa. Come organizzazioni sindacali ribadiamo che il sostegno alla maternità non si nutre di retorica ma di azioni sul fronte delle politiche del lavoro e del welfare. Per essere veramente libere di scegliere, le donne hanno bisogno di lavoro di qualità, ben retribuito e di misure strutturali a sostegno della genitorialità. La politica dei bonus e delle misure spot, oltre a non risolvere alcun problema, crea un danno enorme, ovvero quello di togliere speranza nel futuro. Quella speranza di futuro che è nostro dovere alimentare con l’impegno quotidiano nella difesa dei diritti delle donne in tutte le fasi della loro vita”.

 
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