Serra di marijuana sbattuta in milioni di giri – .

CREMONA – Un quintale e mezzo di marijuana coltivata ‘in casa’ e ora pronta per essere venduta: quello sventato dagli agenti della Squadra Mobile di Cremona è un potenziale traffico da un milione di euro, compiuto da tre spacciatori dal pollice verde in un magazzino alla periferia della città. I tre coltivatori sono finiti in arresto con l’accusa di produzione illecita, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti. L’ingente quantitativo di marijuana sequestrato, dopo le opportune analisi, è destinato ad essere distrutto.

Il raid della polizia è iniziato la sera del 6 giugno: l’epilogo di un’indagine fulminea. Quello che aveva tutte le sembianze di un comune magazzino in realtà è ospitato all’interno di una maxi serra per la coltivazione della ‘fantastica erba’. Nel corso delle ricerche, la Squadra Mobile si è trovata davanti ad un sito produttivo professionale, allestito con strumentazione tecnologica e dotato di impianti elettrici, di ventilazione, di illuminazione e di irrigazione. Oltre la soglia del capannone, la polizia ha trovato oltre duecento lampade alogene, numerosi bidoni di fertilizzante e centinaia di vasi pieni di terra. La sostanza rinvenuta e sequestrata del peso complessivo di circa 150 chili, era in parte già raccolto in sacchi. Accanto ai farmaci pronti a finire sul mercato, ci sono anche centinaia di piante in fase di essiccazione. Un quadro che fa capire che gli artefici del business illecito non sono coltivatori improvvisati, ma autentici specialisti con precise conoscenze professionali e una rete operativa organizzata nei minimi dettagli.

L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Cremona, è stata sviluppata dai poliziotti della Squadra Mobile nel giro di poche ore. Gli agenti hanno rintracciato i tre autori del reato che, ignari della presenza delle forze dell’ordine, si sono diretti verso la serra. Giunti in prossimità del magazzino, alla vista dei poliziotti, sono fuggiti con la loro auto. Gli agenti della Squadra Mobile si sono subito lanciati all’inseguimento: dopo un centinaio di metri, l’auto dei fuggitivi è stata costretta a fermarsi. I tre a bordo sono stati controllati e perquisiti: non c’erano dubbi sulla loro diretta disponibilità del capannone, alla luce degli elementi rilevati. I tre, attualmente indagati, dopo i consueti controlli in questura, sono stati trasferiti nel carcere di Ca’ del ferro, su disposizione dell’autorità giudiziaria.

 
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