«Thomas non ha avuto il tempo di difendersi, con le braccia e le mani intatte» – .

La crudeltà descritta dal giudice (Roberto Ferrari) nell’atto di convalida dell’arresto per Flavio e Luca (nomi di fantasia), trova significativa conferma nei primi risultati dell’autopsia: Christopher Thomas Luciani è stato colpito a tradimento in una feroce retata. Nessun taglio alle mani, nessuno alle braccia. Il sedicenne non ha avuto la possibilità di reagire all’intento omicida dei suoi due amici. Se le braccia e le mani apparivano intatte, il petto era martoriato. La zona polmonare venne massacrata da dieci colpi inferti da una sola mano e mortali. Il ragazzo se ne andò senza dire una parola, rendendosi a malapena conto di quello che stava succedendoQuasi giustiziato per un debito di poco più di 200 euro.

Le strategie

Ma se la «realtà psichica descritta non consente di prevenire simili condotte delittuose se non attraverso l’applicazione delle più restrittive misure cautelari», ora l’avvocato di Flavio, Roberto Mariani, si impegna per trovare un’alternativa alla detenzione nel carcere minorile di Bari. La difesa è ancora “in fase embrionale”, afferma il penalista che però nel frattempo ha preso l’iniziativa: ha chiesto alla famiglia di Flavio tutta la documentazione medica sullo stato di salute del ragazzo. L’avvocato Mariani sta lavorando per una via d’uscita dal carcere e le dipendenze di Flavio dai cannabinoidi e (così si è detto) anche dagli psicofarmaci potrebbero consentire una via d’uscita.

Mariani, come il suo collega Marco Di Giulio (difensore del presunto complice Luca), attualmente ha un grosso problema. A preoccuparli sono le dichiarazioni del testimone chiave, il figlio del colonnello dei Carabinieri che chiameremo Pietro, che ha finito per denunciare l’accaduto, in preda a un crollo emotivo dopo aver visto il ragazzo morto. «Lui – lo ha fatto verbalizzare davanti agli agenti della squadra mobile che stanno conducendo le indagini – con una gamba accavallata sull’altra, piegato a terra, esposto ai colpi sul lato destro. Sono rimasto sbalordito, non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo come. Mentre lo facevano, sembrava che stessero impazzendo».
Il giovane è scosso nel vedere la morte da vicino. Basterà questo a invalidare la sua testimonianza? Un tentativo verrà sicuramente fatto.

I testimoni

Altri, invece, hanno finito per confermare le sue parole. È il caso di Valerio (altro nome fittizio per proteggere il minore) che aggrava la posizione del complice di Flavio, confermando l’idea che possedesse una pistola: «So che Luca aveva una pistola che credo fosse scarica». Anche nella sua testimonianza c’è quella «mancanza di empatia» di cui parlano gli inquirenti. Basti pensare che un istante dopo la notizia della morte di Thomas decide di andare a fare il bagno: «Dopo un po’ Pietro è uscito sconvolto e ci ha detto di non andare dove si trovava Flavio perché il ragazzo «è a terra» facendoci capire che era rimasto stordito. Sono andato al mare a Saturno con un altro ragazzo e gli altri due che erano arrivati ​​con lui. Poi con due ragazze mi sono diretto verso Croce del Sud dove ho rincontrato le altre. Luca chiese a Flavio: “Hai buttato via il mio amico?” Credo che si riferisse al coltello».

Il fucile subacqueo è stato lanciato verso le rocce e difficilmente verrà recuperato, a meno di un colpo di fortuna. Ma il tipo di ferite riscontrate sul corpo di Thomas può dire ancora molto sulla versione del supertestimone Pietro. Il medico legale, Cristian D’Ovidio, ha chiesto almeno 60 giorni. Ed è chiaro che da questo dipenderà il futuro di Luca. Il suo avvocato lo descrive come una persona confusa, ignara di ciò che ha fatto, quasi muto nella ricostruzione dell’episodio e incoerente nella narrazione.

L’ultimo addio

Nel frattempo Il funerale di Thomas si terrà questo pomeriggio, da cui la fortuna ha preso molto. Prima una madre (madre single espatriata in Germania senza di lui), poi il futuro, poi la vita. La giovane vittima di questa storia era scappata dalla comunità in cui era stata rinchiusa e che aveva iniziato la sua carriera come parrucchiera.
Ma «Crox», come tutti lo chiamavano qui a Pescara, non ha avuto il tempo di scegliere. Una veglia organizzata dalla comunità di Sant’Egidio gli ha reso omaggio mercoledì sera, nel parco Baden Powell da cui non è più uscito.

 
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