Allarme Fentanyl anche in Molise – .

Allarme Fentanyl anche in Molise – .
Allarme Fentanyl anche in Molise – .

L’allarme Fentanyl è sbarcato in Italia mesi fa. Ora, i dati che suscitano preoccupazione e timore sono consolidati nella relazione annuale sulla tossicodipendenza trasmessa al Parlamento il 25 giugno. Tanto che c’è già una nota della Direzione generale per la prevenzione del ministero della Salute che ha alzato il livello di allerta a 3, il massimo.

In Molise per ora la circolazione nel settore extra-sanitario è considerata limitata «ma c’è», dicono gli addetti ai lavori. Non ci sono stati sequestri della sostanza ma «i ragazzi che fanno uso di droga ne parlano».

Nei laboratori dislocati sul territorio a cui fanno riferimento le forze dell’ordine in caso di sequestro (quello di Foggia per Campobasso) riceveranno precisi protocolli per l’analisi del caso e il personale sarà formato.

Il Fentanyl – come riportato nella scheda informativa della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga – è un analgesico con una potenza almeno 80 volte superiore a quella della morfina. La sua molecola e i suoi derivati ​​sono sottoposti a controllo internazionale così come i derivati ​​non farmaceutici altamente potenziati, come il 3-metilfentanyl, sintetizzati illecitamente e venduti come “eroina sintetica” o miscelati con l’eroina. Oltre all’azione analgesica, il Fentanyl provoca vertigini ed euforia (quest’ultima meno marcata rispetto all’eroina e alla morfina) e l’uso ripetuto sviluppa rapidamente dipendenza. Gravi interazioni si sviluppano quando il Fentanyl viene miscelato con eroina, cocaina, alcol. Molti decessi si sono verificati in seguito all’abuso di prodotti farmacologici: il contenuto di cerotti (utilizzati e non), assunto tramite iniezioni, fumato, per via orale o nasale, ha spesso portato a conseguenze fatali.

Ma ancora più preoccupante è l’età dei nuovi tossicodipendenti: spesso hanno appena 15 anni.droghe sane e che si tratti di cocaina o di nuove sostanze psicoattive, il mercato della droga si rivolge ormai ai giovani sia per il consumo che addirittura per lo spaccio. Nel 2023 sono coinvolti quasi 960 mila minorenni, pari al 39% della popolazione studentesca (4 su 10), ragazzi tra i 15 e i 19 anni che dichiarano di aver consumato almeno una volta nella vita una sostanza illegale e oltre 680 mila (28%) nell’ultimo anno. Si va dalla cocaina (con un aumento dall’1,8% al 2,2% rispetto all’anno precedente), agli stimolanti (dal 2,1% al 2,9%), agli allucinogeni (dall’1,6% al 2%) e alle nuove sostanze psicoattive (dal 5,8% al 6,4%). La sostanza più utilizzata dai giovani è la cannabis, anche se si registra una diminuzione della prevalenza rispetto al 2022 (22,2% contro 23,7%).

Nell’ultima conferenza stampa dei Carabinieri di Campobasso, in occasione dell’“Operazione Gatto Bianco”, il colonnello Luigi Dellegrazie ha dichiarato pubblicamente: “Nell’ambito di questa indagine, il fatto che più ha colpito l’occhio è il diffuso uso di sostanze stupefacenti tra gli molto giovane”. Lo stesso nelle recenti indagini della Squadra Mobile: «Nell’ambito delle nostre indagini – ha riferito in altra occasione il capo della Squadra Mobile, Marco Graziano – incontriamo sempre più spesso minori che già consumano sostanze stupefacenti di un certo tipo. È un dato preoccupante”.

E il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche antidroga Alfredo Mantovano non usa giri di parole: i dati mostrano una “diffusione pandemica delle sostanze stupefacenti”, oltre all’abbassamento dell’età di primo approccio, abituale utilizzo e l’aumento del principio attivo.

Non è un caso che il numero dei minori denunciati all’autorità giudiziaria per reati legati alla droga – coinvolti nella produzione, nello spaccio e nella detenzione illegale – sia aumentato del 10%.

E come se non bastasse, sia il fentanil che la xilazina, un sedativo solitamente utilizzato in medicina veterinaria, passano di mano in mano, in maniera incontrollata, anche tra i più piccoli. La diffusione delle nuove sostanze psicoattive (NPS), come evidenziato nel rapporto, continua a creare allarme anche tra gli operatori del settore perché, “essendo composti di sintesi facilmente manipolabili, sono difficilmente individuabili e, non essendo immediatamente classificabili nella elenchi di sostanze vietate dalla legge, spesso sfuggono ai controlli”.

 
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