Io, che sono una famiglia di tabaccai, critico le nuove restrizioni sul gioco d’azzardo a Varese – .

Io, che sono una famiglia di tabaccai, critico le nuove restrizioni sul gioco d’azzardo a Varese – .
Io, che sono una famiglia di tabaccai, critico le nuove restrizioni sul gioco d’azzardo a Varese – .

29 giugno 2024

Buongiorno,
Ho letto stamattina la notizia dell’entrata in vigore di un decreto finalizzata a contrastare il gioco d’azzardo nel comune di Varese. La legge in questione limita l’esercizio del gioco d’azzardo, autorizzandolo di fatto solo tra le 9 e le 12 e tra le 18 e le 23. Di conseguenza, tutti gli esercizi commerciali coinvolti (tabaccherie, sale slot e punti scommesse) dovranno adeguarsi, limitando il tuo lavoro.

Faccio parte di una famiglia di tabaccai e la mia famiglia lavora nel settore del gioco dal 1977; quindi, posso dire di conoscere abbastanza bene questo campo. Sono molto perplesso e stupito da questa legge, in quanto il gioco legale in Italia è molto sicuro ed è sempre stato in prima linea nella lotta alla ludopatia e alla dipendenza dal gioco. Ma ciò che mi stupisce davvero è il modo in cui il sindaco di Varese, Davide Galimberti, pensa di poter combattere questo problema sociale. Infatti, limitare il gioco d’azzardo nel solo comune di Varese non risolverà il problema alla radice. L’ordinanza afferma che la legge è volta a proteggere le fasce più deboli della popolazione, ma forse non si rende conto che così facendo otterrà un solo risultato: perdita di attrattività del settore del gioco nel comune, con conseguente arricchimento dei comuni limitrofi e della vicina Svizzera (Mendrisio, Campione, casinò di Lugano per citare tre case da gioco a meno di un’ora da Varese).

Inoltre ci sarà una forte perdita economica per tutte quelle piccole/medie imprese che fino ad ora hanno operato con la massima trasparenza e legalità. Ricordiamo al lettore che il profitto che ha il tabaccaio su lotto, gratta e vinci, 10elotto è solo l’otto per cento del gioco giocato… su cui si pagano anche le tasse. Per non parlare delle slot, dove il profitto è ancora più limitato, dato che gran parte del gioco va a finire nel PREU (imposta unica). Il gioco d’azzardo, infatti, resta una delle maggiori fonti di reddito per lo Stato, in primis per il Comune.

La nuova legge ricorda molto il proibizionismo americano del secolo scorso, quando era vietata la somministrazione e la vendita di prodotti alcolici. Risultato? Contrabbando e traffici illeciti. Il rischio che ciò accada anche a Varese c’è, con la possibilità che si diffondano giochi illegali e infiltrazioni mafiose. Come ho scritto prima, limitare il gioco non risolve il problema alla radice. Infatti, se l’obiettivo è tutelare le fasce più deboli della popolazione, e non uccidere un settore e le famiglie che in esso lavorano, bisogna pensare ad un altro approccio. Da tempo immemorabile è noto che più si limita una pratica, più si otterrà l’effetto opposto. Il giocatore che non potrà giocare a Varese non rinuncerà a scommettere, ma semplicemente cambierà città. Questo è chiaro.

Quindi, ripeto, se l’obiettivo è promuovere un approccio “più sano” al gioco e combattere la dipendenza dal gioco, le soluzioni potrebbero essere campagne di comunicazione, realizzazione di locandine, pubblicità mirata, inserzioni sui giornali o sui social. Approcci di marketing sociale e conferenze di esperti nelle scuole e nei luoghi sensibili, aumentano i controlli di polizia e guardia di finanza sul territorio. Ci sono molte soluzioni. Sicuramente risolverebbero il problema più alla radice di quanto possa fare il nuovo decreto, che uccide solo imprese e lavoratori che ci lavorano.

Nicola Ottoboni

Pubblicato da Redazione VareseNews

 
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