La battaglia del marchio Umbria finisce in tribunale – .

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PERUGIA – Più di un Cuore Verde, un battito cardiaco. Che arriva fino al TAR. Davanti al quale Head Group, Digical e Dekmatis hanno portato la Regione Umbria e la…

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PERUGIA – Più di un cuore verde, un battito. Che arriva fino al Tar. Davanti al quale Head Group, Digical e Dekmatis hanno portato la Regione Umbria e la società Armando Testa chiedendo l’annullamento dell’affidamento al noto gruppo pubblicitario dell’appalto per la «progettazione e gestione della strategia di immagine del brand Umbria». Per intenderci quelle «attività di promozione turistica integrata», tra cui gli spot televisivi trasmessi nell’ultimo periodo. L’associazione temporanea di imprese (arrivata al secondo posto, a 3 punti da Armando Testa) ha presentato ricorso al tribunale amministrativo sottolineando alcune violazioni, tra cui «inammissibilità dell’offerta, indeterminata e indeterminata», «manifesta illogicità e irragionevolezza, manifesta carenza di istruttoria», parlando del curriculum vitae mancante del team di Testa e anche dell’idea di Paolo Genovese come direttore come di una «mera ipotesi». Si sono costituiti la Regione e la stessa Armando Testa (con gli avvocati Luca Benci, Anna Rita Gobbo, Luciano Ricci e Gianfranco Passalacqua) contestando ogni presunta censura. E trovando conferma il Tar, che nelle dodici pagine di sentenza firmate dal presidente Pierfrancesco Ungari, con Daniela Carrarelli ed Elena Daniele ha respinto il ricorso parlando di «infondatezza delle motivazioni» e ribadendo invece come siano state rispettate le regole stabilite dal bando di gara e anche dal capitolato. Con l’ATI appellante che ha dovuto quindi capitolare e lasciare l’appalto dal valore di quasi 800mila euro a Testa.

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Il Messaggero

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