«Livorno rischia di perdere uno dei traffici principali» Il Tirreno – .

«Livorno rischia di perdere uno dei traffici principali» Il Tirreno – .
«Livorno rischia di perdere uno dei traffici principali» Il Tirreno – .

LIVORNO. «Così rischiamo di perdere il traffico di auto nuove che, per il porto di Livorno, è centrale: in totale, nel 2023, ne sono state movimentate 550 mila». Jari De Filicaia è il presidente di Uniport Livorno, cooperativa che si occupa di operazioni portuali e offre servizi ai terminalisti portuali come carico e scarico navi. E ora, spiega, la nuova norma sulle targhe che prevede un’autorizzazione ogni cinque lavoratori rischia di compromettere l’operatività del porto insieme ai 300 addetti alla movimentazione che potrebbero presto ritrovarsi senza lavoro. «È vero – sottolinea De Filicaia – ci saranno conseguenze dirette per i dipendenti delle aziende che svolgono principalmente l’attività di trasferimento delle auto nuove dai piazzali interni al porto a quelli esterni. Un’operazione fondamentale soprattutto in questa fase in cui gli spazi non sono molti e che, in sostanza, serve a decongestionare i piazzali del terminal. Il rischio? Che in assenza di qualcuno che faccia questo tipo di lavoro ci siano ricadute immediate anche sull’operatività del porto».

La ricognizione

Di recente l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale ha avviato un percorso di ricognizione. “L’ente ha messo a disposizione alcune sue aree esterne al porto: da oltre un anno, infatti, chiediamo spazi aggiuntivi per far fronte alle navi che trasportano auto – sottolinea De Filicaia – È un mercato in ripresa rispetto ai numeri pre-pandemia che però non abbiamo ancora raggiunto. C’è una ripresa e per le opportunità, anche per chi trasporta auto, c’è un aumento dei volumi concentrati”.

Mercato in ripresa

Sì, perché se prima in media ogni nave scaricava dalle 1.000 alle 1.200 auto, oggi invece si parla di 2.000 mezzi, circa il doppio. “Beh, per come eravamo organizzati, questi numeri rappresentano una criticità e abbiamo dovuto ripararci cercando anche aree esterne al porto per decongestionare la banchina e consentire l’arrivo della nave successiva – sottolinea il presidente di Uniport -. Oggi questa operazione avviene spesso in diretta: in pratica le auto vengono scaricate a terra e poi trasferite subito perché sappiamo che tre giorni dopo arriverà un’altra nave e quindi gli spazi vanno liberati in fretta”.

La mobilitazione

Ora l’obiettivo è tornare indietro e consentire ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro. Con la nuova norma, infatti, quattro su cinque rischiano di restare fermi mentre un collega – l’unico autorizzato – trasporta le macchine. «Mi sono coordinato con Gabriele Martelli, coordinatore urbanistica, infrastrutture e portualità di Confindustria Toscana Centro e Costa, e con Matteo Paroli, segretario generale dell’Autorità Portuale che ha scritto al viceministro Edoardo Rixi. Ci muoviamo tutti perché sappiamo quali e quanto gravi potrebbero essere le ripercussioni per il porto di Livorno – precisa De Filicaia –. Sono state presentate interrogazioni anche in Parlamento. Ora ci sono impegni, sia da parte delle forze di maggioranza che di opposizione, a presentare emendamenti che dovranno essere rispettati”. E alla vicenda si sta interessando anche il sindaco Luca Salvetti. «La nostra mobilitazione sarà massima – commenta il sindaco -. Sappiamo che bastano pochi accorgimenti tecnici per eliminare un’assurda distorsione legislativa. È positivo che il Ministero si renda subito conto dei rischi che corrono i lavoratori di tutti i porti e di quelli del porto di Livorno che è ai primi posti in Italia per movimentazione dei veicoli”. E dopo l’articolo del Tirrenointerviene anche il deputato democratico Marco Simiani. «La nuova norma sulle targhe prova sta mettendo in crisi molte aziende di autolavaggio, rischiando di causare centinaia di licenziamenti in tutta Italia. Chiediamo al governo di modificare questa norma rendendola più flessibile», scrive il capogruppo in Commissione Ambiente di Montecitorio annunciando, insieme ai colleghi Andrea Casu e Valentina Ghio, un’interrogazione parlamentare.

 
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