«Il tavolo dei tredici argomenti sarà allestito immediatamente» – .

«Il tavolo dei tredici argomenti sarà allestito immediatamente» – .
«Il tavolo dei tredici argomenti sarà allestito immediatamente» – .

Luca Zaia lo aveva promesso. Appena pubblicata la legge in Gazzetta Ufficiale, avrebbe messo in moto la macchina dell’autonomia per il Veneto. E così è stato. Ieri ha inviato una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, per chiedere la “ripresa della discussione per l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. La richiesta, contenuta in cinque pagine, è quella di “accordarsi” sui tempi per la costituzione del tavolo delle trattative per ottenere tutte le 23 materie previste dalla Costituzione, ma a partire dalle nove in cui non è prevista la determinazione dei Lep, i livelli essenziali di prestazioni da garantire in tutte le Regioni del Paese. Si tratta dell’organizzazione dei giudici di pace, dei rapporti internazionali e con l’Ue della Regione; del commercio estero; delle professioni; della Protezione civile; della previdenza complementare e integrativa; del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; delle casse di risparmio e, infine, degli istituti di credito fondiario e agricolo regionali. Ma la vera sorpresa è che Zaia chiede di discutere subito di altre quattro materie: politiche del lavoro, istruzione, tutela dell’ambiente e tutela della salute. Materie, ricorda Zaia nella lettera, “sulle quali c’è già stata una convergenza tra Stato e Regione nell’intesa preliminare sottoscritta con il Governo il 28 febbraio 2018”. Cosa dicevano quegli accordi per le quattro materie “Lep” di cui Zaia vuole discutere subito? Per le politiche del lavoro, ad esempio, sono state assegnate al Veneto “risorse finanziarie stabili” per “garantire una qualità dei servizi a sostegno del lavoro in linea con i migliori standard europei”. In materia di istruzione, l’intesa preliminare prevedeva l’assegnazione al Veneto della “programmazione” della formazione regionale “definendo la relativa allocazione del personale”.

IL PASSAGGIO

Alla Regione è stata data anche la possibilità di definire ulteriori posizioni assegnate a tempo determinato per ogni anno scolastico. È stata prevista anche la creazione di un fondo per l’edilizia scolastica in cui confluirebbero le attuali risorse statali. Sulla sanità, l’intesa preliminare siglata nel 2018 tra Luca Zaia e l’allora sottosegretario Gianclaudio Bressa, prevedeva la possibilità di “rimuovere specifici vincoli di spesa con particolare riguardo alla gestione del personale”. Più fondi e più assunzioni, insomma. Il governatore del Veneto si è detto convinto di poter trovare un’intesa con il governo in tempi rapidi, entro fine anno. Un’accelerazione rispetto ai tempi più lunghi della riforma della presidenza del Consiglio che invece prevede un doppio passaggio parlamentare e un probabile referendum confermativo. Nel frattempo, Zaia ha “stimolato” le Regioni del Sud e ha suggerito loro di farsi avanti, dicendosi anche disponibile a gemellarsi con un territorio del Sud per testare la legge e far emergere eventuali diseguaglianze. A remare contro invece, oltre al Comitato Referendario di opposizione, ci sono sempre le cinque regioni di centrosinistra (Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania guidate dal Pd e Sardegna guidata dal M5S) che questa settimana dovrebbero formalizzare la nascita di un Coordinamento che dovrà stilare una bozza di testo condivisa e “inattaccabile” per il referendum abrogativo. Ma dovranno affrettarsi perché tra dieci giorni al massimo il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini dovrà dimettersi per l’iter amministrativo necessario al suo insediamento al Parlamento europeo il 16 luglio.

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