Caccia agli assassini di Internet Vendetta per “Crox” su Tik Tok – Pescara – .

Caccia agli assassini di Internet Vendetta per “Crox” su Tik Tok – Pescara – .
Caccia agli assassini di Internet Vendetta per “Crox” su Tik Tok – Pescara – .

PESCARA. I nomi e cognomi degli assassini di Cristoforo Tommaso Luciani pubblicato su Tik Tok. È la reazione degli amici di “Crox”, come veniva chiamato il sedicenne, ucciso con 25 coltellate domenica scorsa al parco Baden Powell. La rabbia invade i social: per i ragazzi cresciuti a pane, Nutella e internet, smascherare gli assassini di Christopher svelandone l’identità sui social è come una condanna in tribunale. L’omicidio di Christopher, sparato da due diciassettenni per un debito di droga di circa 250, scatena la voglia di vendetta tra i minorenni. E i ragazzi affidano i loro pensieri alla rete, come a un mare in cui tutto può galleggiare. “Intanto metto i nomi e spero di avere e vedere le foto di questi due schifosi, sporchi infami”, recita il post che viola il segreto sui nomi degli arrestati e aggiunge: “I due infami che hanno ucciso un loro amico sedicenne per bullizzarsi a vicenda nel gruppo… Marciscono in prigione”. “Le foto le trovi su Tik Tok”, dice il primo commento. La vita dei ragazzi si svolge sul palcoscenico virtuale di internet: ciò che accade online è vero, e quindi anche fornire l’identità degli assassini ai social network assume il peso specifico di un atto ufficiale.
Ma non è solo rabbia, anche la condivisione del dolore si diffonde in rete e i ragazzi si affidano in particolare a una canzone per descrivere questo momento, “Bimbo in quartiere”: “Quelli che un tempo erano suoi amici lo hanno tradito per pochi spiccioli”, recita la canzone. Non ha Ezz che viene rilanciato compulsivamente in questi giorni di lacrime e dolore. Un rap da 2 milioni di visualizzazioni che racconta la storia di un ragazzo di periferia, senza genitori ma con assistenti sociali. Quel ritmo è la colonna sonora non di un film ma di una storia purtroppo vera. E poi una raffica di commenti, anche di adulti sconvolti: «Un ragazzo abbandonato da tutti. Riposa in pace, angelo bello». «Povere famiglie, tutte distrutte. Ma il ragazzo che è morto ci spezza il cuore. Cosa sta succedendo ai giovani nel mondo di oggi? I ragazzi vanno ascoltati». «Povero ragazzo sfortunato, da madre mi si spezza il cuore. Come può una madre abbandonare un figlio, di 15 anni, a morire così non è giusto. Riposa in pace, angelo bello».
Una settimana fa Pescara si è svegliata sconvolta dall’omicidio di un ragazzo in un parco pubblico del centro. Un’emozione amplificata dall’arresto lampo dei presunti assassini: due ragazzi normali, come tanti, entrambi diciassettenni, uno figlio di un’insegnante e l’altro di un carabiniere in servizio in una stazione del pescarese. Ora sono rinchiusi nei carceri minorili di Roma e Bari: sono accusati di omicidio volontario. Ma l’inchiesta punta anche a scoprire se l’omicidio di Christopher Thomas sia stato premeditato. I due assassini, Gianni e Michele, nomi di fantasia perché minorenni, avevano pianificato fino a quel momento di far pagare un loro coetaneo? Oltre alle testimonianze dei ragazzi della banda che hanno preso parte all’incontro tra Christopher e Gianni e Michele tra la stazione centrale di Pescara e il capolinea degli autobus – Gianni aveva nello zaino un coltello da sub e un cambio di vestiti –, le risposte potrebbero arrivare dai cellulari sequestrati a tutti i ragazzi, ai due arrestati e agli altri quattro amici: il consulente informatico nominato dalla procura per i minorenni dell’Aquila, Fabio Biasiniesaminerà attentamente le chat e le foto per verificare se ci fosse già stato un contatto tra Christopher e i suoi assassini prima delle 16.30 di domenica scorsa.
Dopo l’incontro in centro a Pescara, il gruppo si è spostato al parco e qui, in un angolo appartato, verso le 17 Gianni è stato il primo ad aggredire il sedicenne con 15 coltellate alla schiena; poi è intervenuto Michele che, strappato il coltello dalle mani di Gianni, ha finito Christopher con altre 10 coltellate. Perché lo ha fatto? “Perché sono amici”, le parole del ragazzo testimone. Un delitto efferato, che ha lasciato il ragazzo sotto choc e che, assistendo alla scena, è diventato “giallo” in volto nonostante poi sia andato in spiaggia con il resto del gruppo: ha ripreso conoscenza solo verso le 21 quando ha raccontato al padre, anche lui carabiniere, quanto accaduto poco prima al parco Baden Powell. A quel punto, però, Christopher era già morto.

 
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