Mina è sempre più irraggiungibile ma resta un’icona della musica italiana – .

Mina è sempre più irraggiungibile ma resta un’icona della musica italiana – .
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La sigla di Milleluci era Non suono più. Un caso? No, un proposito: confermato nonostante lusinghe e offerte incredibili. Eccolo raccontato da chi lo conosce bene

Quando ci si avvicina a Mina è inevitabile farlo in punta di piedi, come quando si avvista un unicorno nel folto della foresta. Assente dalla tv da mezzo secolo, ma allo stesso tempo presente con la sua voce inimitabile e i suoi successi che ogni anno ci fanno da colonna sonora, ha fatto dell’invisibilità una disciplina di vita “che ha resistito ad ogni forma di lusinga”, come dice il figlio Massimiliano Pani lo racconta – foto | video

“PER FAVORE NO” – Donna di ottima lettura, ci piace pensare che in qualche modo si sia ispirata a Bartleby lo scriba, il personaggio di Melville che nelle 96 pagine del libro, ad ogni richiesta risponde semplicemente, soave e immobile: “Preferirei di no” , costruendo ostinatamente un enigmatico e sommesso inno alla libertà. Scomparendo, Mina è sfuggita all’umiliazione (che aveva vissuto) di dover rendere conto di ogni chilo in più, di ogni incidente con i paparazzi, di ogni decisione, di ogni “sì”, di ogni “no”. Racconta Massimiliano Pani, alla guida della PDU, la label di famiglia: «Mamma ha deciso di allontanarsi dalla tv perché ha capito prima cosa sarebbe diventata: ha lavorato con una squadra di campioni come Walter Chiari, Raffaella Carrà, Antonello Falqui, Mario Soldati , Amurri e Verde. Quelli erano gli standard a cui era abituata e non aveva intenzione di abbassare i suoi standard. Hanno fatto offerte incredibili per riportarla davanti alle telecamere, senza alcun risultato”. Dice Adriano Aragozzini, il principe degli impresari dell’epoca: «Nessuno si aspettava che lei si ritirasse dalle scene a meno di 40 anni. Anche Sergio Bernardini, il patron della Bussola e suo amico, è rimasto sorpreso”. La sua ultima apparizione pubblica infatti fu il grande concerto alla Bussola Domani di Marina di Pietrasanta, trasmesso in tv nel 1978, ma il suo addio televisivo avvenne prima di lei: Milleluci11 maggio 1974, mezzo secolo fa.

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NO NEMMENO ALLA GRANDE MELA – Ancora Aragozzini: «Le ho fatto un’offerta mostruosa per organizzare concerti al Madison Square Garden di New York ma ho ricevuto un secco no». Forse Mina aveva già scoperto che la sua scelta era stata perfettamente compresa dal pubblico e ha preferito restare su quella punta di diamante di chi riesce ad essere presente e assente allo stesso tempo. Ogni anno le vengono inviate migliaia di sue canzoni: le ascolta tutte, “anche se”, ammette il figlio, “abbiamo ormai accumulato un notevole ritardo”.
Mina ha sempre agito con la massima indipendenza: in un’Italia senza divorzi, la sua storia con Corrado Pani ha diviso l’Italia, e lei si è ritrovata a incarnare quella parte del Paese che voleva il cambiamento. Ha pagato il conto per tutti. Ciò che fa di lei una leggenda non è la sua voce, o meglio, non è solo la sua voce ma la sua testa. È l’unica artista al mondo che non si autopromuove da 50 anni ma quando pubblica una canzone arriva in cima alle classifiche. Anche lei aveva capito con largo anticipo che, con il declino dell’industria discografica, per sostenere le spese, i 2mila posti della Bussola non sarebbero bastati e sarebbero serviti gli stadi, ma la sua prestazione non è adatta a uno stadio. Così ogni tanto pensa a un’esibizione quasi casuale in un piccolo jazz club, magari con Danilo Rea, ma poi rimetterebbe in moto tutto il carrozzone di lusinghe e pressioni a cui è già sfuggita. E l’aspetto più formidabile è che, in quest’epoca di presenzialismo nevrastenico, ancora oggi la cantante più amata non ha social network e non parla se non attraverso la sua arte. «È stata anche la prima cantante a giocare con la propria immagine», sottolinea Pani. «Lei Sulle copertine appariva come un alieno, un turista, una papera, un uomo: vent’anni prima di Madonna e anticipando di 30 Lady Gaga; tra le altre cose
Lady Gaga ha visto le evoluzioni di mia madre e ne è rimasta entusiasta.”

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IL PRIMO FANS CLUB DI MINA – Tra le poche persone che hanno avuto il privilegio di accedere al “palazzo”, a Lugano, in zona Paradiso, c’è Mauro Coruzzi, che nel 1981, da tifoso sfegatato, fondò il primo Mina fans Club approvato dalla cantante. «Sono stato invitato a cena perché ero amico di mia figlia Benedetta, che volevo in un programma televisivo di cui ero autore. Mi colpì la capacità innata di Mina di essere protagonista anche a quella tavola di famiglia, ritoccando il rossetto dopo ogni portata per essere perfetta, e l’innata ironia con cui sosteneva la conversazione. Ricordo che era affascinata da Madonna. Ha detto: “Quella non è brava in niente ed è brava in tutto”. Le piaceva il compositore canadese Gino Vannelli: andava a uno dei suoi concerti, travestita, con una parrucca riccia in testa… Quando la chiamavano al telefono, spesso fingeva di essere la governante modificando la sua voce. Da quanto ho capito è lei che cerca artisti con cui duettare e anche se sono di calibro minore non le interessa; per esempio con Blanco so che è stata lei a prendere il telefono. La leggenda narra che l’unico rifiuto sia arrivato da Patty Pravo, introvabile: dietro la proposta c’era Paolo Conte, che ha proposto ai due cantanti una serie di brani da condividere, più un brano inedito da cantare insieme. La Pausini invece sembra averla cercata per duettare ma non hanno fatto nulla”.

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IL TUO PARRUCCHIERE – Dina Azzolini, parrucchiera milanese e autrice del taglio corto di Mina copiato da tanti italiani, la ricorda con affetto sincero: «Negli anni Settanta avevo 32 dipendenti e un salone in via della Spiga dove già si evitava l’uso di prodotti chimici e anche ha offerto ai clienti un ristorante vegetariano. A Mina è piaciuto molto e veniva a trovarmi spesso anche perché i giornalisti restavano fuori dalla porta con me e lei, sentendosi libera, rispondeva spesso al telefono. I miei clienti la guardavano stupiti”.
Cristiano Malgioglio è l’autore di Ancora ancora ancora, il brano inedito cantato in concerto alla Bussola nel 1978. «In realtà ne avevo proposto un altro a Mina, ma lei lo ha rifiutato. Sono arrivato a casa depresso. Mentre mi preparavo un paio di uova, mi ha chiamato un ex con cui avevo avuto una bellissima storia d’amore. Mi chiese se lo amavo ancora: la canzone prese spunto da quella telefonata e in cinque minuti la scrissi. Avevo incontrato Mina per caso mentre passeggiavo per Milano: a Porta Venezia c’era un gruppo di persone, per curiosità mi sono avvicinato e al centro di lei c’era lei. Mi sono presentata e le ho chiesto un appuntamento: lei ha fissato per la mattina dopo, alle 9. Mi sono presentata alle 9.05 e quella è stata l’occasione per ricevere la mia prima lezione. Lei mi ha detto: se vuoi essere preso sul serio devi essere puntuale”. Mina non ha mai espresso il desiderio di andare in pensione. Ma la sigla finale di Milleluci era Non gioco più. Forse una coincidenza, più probabilmente no.

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Andrea Greco

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