I Carabinieri hanno arrestato l’ex consigliere comunale di Palermo di Fratelli d’Italia Mimmo Russo. L’esponente politico, storico rappresentante dei precari palermitani, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. L’indagine è stata coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia.
È accusato da una dozzina di pentiti
Sono una decina i pentiti che accusano Mimmo Russo, l’esponente di Fdi arrestato oggi tra l’altro per complicità esterna in associazione mafiosa e vota per lo scambio politico mafioso. Dichiarazioni pesanti che arrivano da ex mafiosi di diversi quartieri palermitani: dallo Zen, dove Russo avrebbe stretto un patto elettorale con il boss Sandro Diele, al Borgo Vecchio dove l’ex consigliere comunale, secondo i
collaboratori, vantava rapporti con Salvatore Cucuzza. I pentiti affermano che Russo ha pagato i soldi a Cosa Nostra preferenze con soldi, buoni benzina, lavoro.
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Voti in cambio di posti di lavoro
Fabio Manno, ad esempio, parla di Russo: “Tutto il paese ha votato a Mimmo Russo perché prometteva lavoro”, dice il pentito. E Salvatore Giordano dello Zen riferisce che il candidato si era offerto di pagare il partito di quartiere in cambio del sostegno elettorale, per poi tirarsi indietro lamentandosi che nessuno aveva sostenuto il suo candidato. “È un politico che dà lavoro, promette lavoro lavoro”, ha spiegato Giordano.
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Gli altri sospettati
E ancora Francesco Chiarello rivela che l’ex consigliere comunale ha messo il suo Caf a disposizione dei mafiosi per la libertà vigilata in alternativa al carcere. Circostanza confermata dal pentito Antonino Siragusa quella della disponibilità
Il Caf di Russo ne ha approfittato ed è riuscito a uscire dal carcere: “Ha dato una certa somma di denaro o di buoni benzina e li hanno divisi tra alcune persone per farli votare”, dice Siragusa di Russo. Gregorio Marchese, definito dal gip la “costola” del politico e figlio dello storico killer della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, Filippo Marchese, e il consulente dell’azienda
Achille Andò. Entrambi sono stati posti agli arresti domiciliari, accusati a vario titolo di corruzione ed estorsione. L’indagine è stata condotta dalla polizia.