l’analisi dell’esperto dopo il duello – .

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l’analisi dell’esperto dopo il duello – .

Quella andata in scena nella notte italiana tra giovedì 27 e venerdì 28 giugno è stata la prima discussione in TV tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Donald Trump e Joe Biden si fronteggiarono Atlanta, presso la sede del CNN: un vero e proprio duello in una lunga campagna elettorale che, nel prossimo novembre, culminerà con il voto e la scelta del prossimo inquilino del Casa Bianca. Ma chi ha vinto davvero il primo dibattito? L’analisi di Federico Petroni, Esperto e curatore statunitense di Fiamme americaneOsservatorio sugli USA di Limes.

La reazione dei media americani

I media americani hanno sottolineato le difficoltà incontrate da Joe Biden durante il dibattito, a partire Sei forte e debole.

C’è chi, come Davide Axelrod – consulente politico dei Dem – ha definito la performance del presidente come una vera cioccolata.

Un momento del dibattito tra Donald Trump e Joe Biden, candidati alla presidenza degli Stati Uniti, presso la sede della CNN ad Atlanta

Anzi, Donald Trump – già in vantaggio nei sondaggi prima della battaglia – sembrava almeno più determinato, anche se sembrava anche meno energico rispetto a 4 anni fa.

La rivelazione di Joe Biden: “Sono malato”

Joe Biden si è difeso rivelando il suo indisposizione durante il duello.

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Infatti ha tagliato corto rispondendo ad alcune domande sui problemi di voce emersi nel corso del dibattito: “Sono malato”, ha confessato.

Intanto tra i democratici si fa strada l’ipotesi di un modifica di candidatura corsa.

L’intervista a Federico Petroni

Possiamo dire che Biden, anziché convincere e sgombrare il campo dai dubbi sulla sua lucidità, li abbia in qualche modo aggravati?

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“Certamente c’erano già fortissimi dubbi alla vigilia del dibattito televisivo di stasera e ora Biden li ha confermati tutti. Ora la campagna democratica per convincerlo a iniziare ufficialmente rinunciare nella corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca”.

Quali sono i possibili percorsi?

“Gli scenari sono diversi. Il primo è il cosiddetto Convenzione aperta: se il presidente rinuncia alla sua candidatura alla convention democratica (prevista per fine agosto a Chicago, ndr) puoi proporre un nuovo nome. Un’altra possibilità è a soffio contro Biden, cosa non da escludere anche se meno probabile. È un gesto estremo e significa che i delegati, che non sono obbligati a votarlo, potrebbero ribellarsi non conferendogli l’investitura ufficiale. Oppure Biden potrebbe essere rimosso con la forza dal ticket democratico, che è anche un’opzione estrema che potrebbe anche essere minacciata, senza essere perseguita”.

Di cosa si tratta?

“I l Comitato Nazionale Democratico prevede che ciò possa essere fatto in caso di morte del candidato, per il suo dimissioni volontarie o perché incapace. Nel 2016 era un’opzione che era stata presa in seria considerazione Laria Clinton per il cosiddetto porta-emailcon l’idea di rimuoverla dalla lista a causa delle indagini in corso. Poi però non si è fatto nulla a causa della scadenza elettorale ravvicinata. Un ultimo scenario è la sostituzione del vicepresidente, anche se meno probabile. Si può ipotizzare quando si ha un leader fragile, il quale, però, potrebbe farsi da parte durante il mandato del suo vice, appunto, se quest’ultimo fosse più forte ed energico, più giovane e più popolare. Ma Kamala Harris ha un indice di gradimento basso quanto quello di Biden. Inoltre si è ritagliata un ruolo all’interno del Partito Democratico che metterla da parte rappresenterebbe un’umiliazione troppo grande”.

Chi potrebbe essere, allora, un possibile nuovo candidato democratico? Michelle Obama è stata citata spesso, ma finora si è rifiutata…

Michelle Obama ha la popolarità dalla sua parte, non c’è bisogno di presentarla, e questo sarebbe un enorme vantaggio per i democratici perché altrimenti le alternative ricadrebbero su alcuni governatori di stati come la Pennsylvania, Italiano: Josh Shapiro, che hanno un riscontro eccellente e una grande credibilità, ma sono meno conosciuti. Gavin Newsom, Governatore della California, è un altro potenziale candidato, ma il suo modello è considerato troppo all’avanguardia: la crisi immobiliare e il costo eccessivo della vita in California pesano, quindi non sono sicuro che sarebbe una buona scelta per il Partito Democratico”

Perché finora Joe Biden ha insistito per candidarsi per un altro mandato, nonostante i sondaggi?

“Soprattutto per un forte orgoglio personale. In realtà il partito non è così unito sulla sua scelta. Fin qui siamo partiti da una considerazione: in America il partito del candidato che sfida il presidente perde quasi sicuramente le elezioni, come è successo con Bush senior o Giovanni Lindon, quindi c’era il timore di rovinare le possibilità elettorali dei democratici rispetto alle loro possibilità di vincere in a rivincita contro Trump. Ma ora la situazione sembra essere cambiataParadossalmente, i democratici hanno voluto anticipare il duello televisivo per resettare la campagna elettorale e dimostrare che i dubbi sulla lucidità di Biden e sulla sua età non rappresentavano un ostacolo, mentre il confronto ha confermato l’urgenza di questo tema”.

Come si è presentato invece Donald Trump?

“Trump finora non era stato messo alla prova sul campo, mentre ha dimostrato di saper fare non essere così in forma. Sicuramente ne è uscito migliore di Biden, ma anche lui molto grigio rispetto al passato: non è il Trump di 4 o 8 anni fa, è più vecchio, più stanco. Certo, rispetto a Biden ha lanciato un messaggio coerente, ha dimostrato di saper comunicare e di arrivare a destinazione. Ma la domanda è: cosa sarebbe successo se avesse affrontato un candidato democratico più giovane? Di fronte al dubbio, le richieste affinché Biden si faccia da parte ora aumentano”.

Quali sono state e saranno – presumibilmente – le questioni centrali che sposteranno i voti? Immigrazione, economia, impegno estero?

I temi sono 100 volte meno importanti delle prestazioni che abbiamo visto. Entrambi i candidati hanno deviato la maggior parte delle domande difficili e precise poste dai giornalisti CNN. Trump ha fornito argomenti iperbolici è a tratti falsi, Biden invece è ricorso al cosiddetto punto elenco, un elenco puntato freddo che a volte non era nemmeno comprensibile per gli elettori che non sono così interessati alla politica. Se ne è parlato e se ne parlerà immigrazione, economia, aborto, dal guerra UN Gaza e dentro Ucraina, dal democrazia e i fatti di 6 gennaioma la sostanza normalmente conta poco: in questo caso, quindi, la preoccupazione per la sostanza è chiaramente più importante saluto e il valore del Presidente, nonché del Comandante in Capo”.

L’interesse dell’opinione pubblica europea verso le elezioni presidenziali americane è sicuramente maggiore di quello americano verso quelle europee. C’è davvero apprensione su come potrebbero cambiare gli scenari mondiali?

“Certamente è seguito con apprensione, ma a volte esagerato. Non credo che Trump rivoluzionerebbe l’approccio di Biden, così come Biden non ha rivoluzionato quello di Trump. L’esempio più ovvio è l’Ucraina e la NATO: Trump non vuole sciogliere la NATO, ma minaccia ritirare per costringere i paesi europei a investire di più in Difesa. Questo è un obiettivo condiviso con Biden, identico: cambiano solo le tattiche con cui può essere perseguito. Insomma, i cambiamenti possono esserci, ma senza rivoluzione”.

E il sostegno all’Ucraina?

“Anche su questo tema è molto difficile immaginare che Trump abbandonerebbe Kiev immediatamente, perché significherebbe ammettere un sconfitta, il che non è coerente con il suo carattere. Minaccia l’Ucraina di ritirare la sua supporto, ma è anche finalizzato a Mettere in suggerendo che, se non si siede al tavolo delle trattative, gli Stati Uniti potrebbero addirittura aumentare il loro sostegno a Kiev, rimuovendo limiti che il cauto Biden ha prudentemente posto e che il più spregiudicato Trump potrebbe superare”.

Fonte foto: ANSA

 
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