“Saresti stato un grande uomo, non dimenticarlo” – .

“Saresti stato un grande uomo, non dimenticarlo” – .
“Saresti stato un grande uomo, non dimenticarlo” – .

È quando quei palloncini si alzano in cielo, quando la bara di legno bianco viene sistemata nel carro funebre per l’ultimo saluto, che il dolore diventa palpabile. È in quel momento che ciò che sembra impossibile diventa improvvisamente reale: è il momento in cui gli amici di Christopher Thomas scoppiano a piangere mostrando tutta la loro fragilità e quell’umanità che è difficile trovare nel gesto crudele che ha tolto quella vita. Una fragilità che viene raccontata anche nella canzone che hanno scelto per Thomas: “Rondini al guinzaglio” di Ultimo.

È a loro che nonna Olga, che ha sempre tenuto per mano il suo Christopher, come ha ricordato il sindaco Simone Palozzo, ricordando il suo legame umano con quella famiglia iniziato quando Christopher aveva solo tre anni, si rivolge accarezzando la bara di quel nipotino che ha cresciuto e amato come un figlio: “Vi chiedo una grazia particolare, non dimenticatelo”.

Parole che accompagnano la lettera da lei stessa scritta e letta al termine della funzione celebrata dall’arcivescovo Tommaso Valentinetti alla quale, oltre al parroco di Rosciano, ha partecipato anche don Antonio Coluccia, sacerdote simbolo della lotta alla droga e alla criminalità, arrivato da Roma per portare il suo messaggio ai giovani.

Ricevi le news de IlPescara su Whatsapp

“Sei stato lo stesso fin dall’inizio. Ti ho accolto tra le mie braccia prima che aprissi gli occhi al mondo. Lo stesso mondo che ti ha tradito», scriveva nonna Olga, ricordando la tenerezza di quella bambina con cui inventava favole a letto e quei gesti d’amore che lui le riservava quando lasciava i suoi biglietti in giro per casa il giorno di San Valentino. “Saresti stato un grande uomo e sarei stato fiero di te. Voglio che i giovani comprendano l’importanza della famiglia, un luogo sicuro. Sentiti libero di essere te stesso. Solo così i veri amici ti rimarranno vicini. Chiedo ai nonni, ai genitori, agli zii di tenere sempre vicini i propri figli. Abbracciatevi e ricordatevi sempre di esserci l’uno per l’altro”.

Monsignor Valentinetti ha parlato di funerale difficile da celebrare e soprattutto di “responsabilità”. Una parola che pronuncia quasi ritualmente e ogni volta che lo fa affonda nel petto di chi la ascolta proprio come quella lama che, in modo assurdo e totalmente irresponsabile, ha tolto la vita a Christoper, che aveva solo 16 anni, la sera del 23 giugno nel parco Baden Powell. Una responsabilità che “sicuramente appartiene a chi ha compiuto azioni che lui non avrebbe dovuto compiere – ha proseguito l’arcivescovo parlando dei due presunti assassini, due minorenni -, ma questo è il momento di riflettere su un’assunzione di responsabilità collettiva. Se questi eventi accadono, se questi ragazzi diventano incontrollabili, c’è una dimensione di responsabilità che tutti dobbiamo assumerci. Una scossa di responsabilità perché queste cose non sono giustificabili, non sono comprensibili”.

“La presenza di tanti giovani – ha detto ancora parlando della veglia svoltasi davanti al parco Baden Powell – testimonia che può esserci un salto di umanità, un salto di verità, un salto che fa cadere le armi dal mani dei violenti, che fa la lebbra che attanaglia la gioventù”, quella del Vangelo scelto per l’omelia quando Cristo tocca il lebbroso e lo guarisce compiendo un gesto impensabile perché “il lebbroso non poteva essere toccato. Era impuro. Quante volte abbiamo pensato che chi vive il disagio è impuro e bisogna starne lontani – ha avvertito Valentinetti -. Forse dovremmo avere il coraggio di ridiscendere la montagna e toccarla con mano con il nostro impegno”. Da qui l’appello a fermare “i mercanti di morte”, gli spacciatori. Insomma, l’impegno di tutti “perché le ferite tormentate di Cristoforo guariscano”, ha concluso il monsignore rivolgendo “la preghiera più accorata” a nonna Olga, “per l’educazione che ha cercato di dare a questo figlio”.

Dal pulpito è intervenuto anche don Antonio Coluccia. “Che Cristoforo sia una luce sul nostro cammino. Speriamo che questo seme caduto a terra possa dare frutto soprattutto per voi ragazzi perché la vita è il dono più grande: non ha prezzi di rimpiazzo – ha detto, rivolgendosi agli amici del sedicenne. Chi ha ucciso questi ragazzi? – ha detto nel suo discorso – ne siamo tutti responsabili. Distinguete gli amici dai compagni di merenda, la vostra vita non è all’asta. Ho visto tanti zombie negli spacciatori. Spero che Pescara sia una città non solo che si muove oggi, ma che si muove per intercettare il disagio di questi ragazzi. La violenza è affascinante, ma è orrore”.

In quella chiesa silenziosa dove sono presenti le autorità, dal prefetto Flavio Ferdani al questore Carlo Solimene, passando per il presidente della Regione Marco Marsilio, i sindaci tra cui quelli di Pescara e San Giovanni Teatino e i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine nonché consiglieri comunali e deputati come Guerino Testa e Luciano D’Alfonso, e dove è difficile per tutti integrarsi, la luce filtra dalla finestra sopra l’altare e illumina per un attimo il volto di un bambino di età pochi mesi tra le braccia di suo padre. Il piccolo non può sapere dove si trova e sorride. È il sorriso di una vita nuova che strappa via chi gli sta accanto, il sorriso che per un attimo cancella l’orrore e riempie il cuore: in quel sorriso c’è quel futuro che dobbiamo saper donare ai nostri figli, come loro tutti ricordati dal pulpito, toccando con mano le loro fatiche, toccando quella grande sensibilità che cercano di nascondere trattenendo quelle lacrime fino al momento dell’addio, quello vero, quello che fa diventare reale ciò che non sembra reale. E poi scendono le lacrime mentre gli amici di Tommaso si abbracciano per sostenere un peso che sembra troppo grande da portare a quell’età e che tutti chiedono diventa non una forza di rabbia, ma una spinta di autentica umanità perché queste “Rondinelle senza guinzaglio” ritrovano un nido dove trovare sostegno e conforto, e la responsabilità di costruirlo, questo il messaggio dell’omelia, appartiene a ciascuno di noi.

Copyright 2024 Citynews

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Incidente sul lavoro a Minturno, 21enne muore schiacciato dal trattore davanti al padre – .
NEXT “Deve ritirarsi” – .