Tour de France 2024, Romain Bardet ha vinto la 1a tappa, una grande idea – .

Tour de France 2024, Romain Bardet ha vinto la 1a tappa, una grande idea – .
Tour de France 2024, Romain Bardet ha vinto la 1a tappa, una grande idea – .

Il francese ha vinto la prima tappa del Tour de France 2024 davanti al compagno di squadra Frank van den Broek. Le strade italiane della Grande Boucle sono state una festa di persone e colori (e birre e piadine)

Sul lungomare di Rimini oggi si poteva solo intravedere il mare. E per diverse decine di minuti a pochi non importava niente del mare, almeno a quelli che non si erano mossi dai lettini o dall’acqua per raggiungere la strada. Chi era lì aveva gli occhi puntati sui maxischermi che mostravano le immagini della prima tappa del Tour de France 2024.

C’era gente lungo le transenne fin dal primo pomeriggio, del tutto ignara del sole che picchiava sulle loro teste e della lunga attesa. Volevano i posti migliori e hanno ottenuto i posti migliori. Quelli adatti a colpire i cartelloni pubblicitari proteggono i corridori dagli spigoli e dalle sporgenze delle barriere. E quando finalmente i corridori sono arrivati ​​sul lungomare le loro mani hanno fatto quello che dovevano fare, quello che ogni buona gara esige. Colpivano i cartelloni pubblicitari con un bumbumbumbumbumbum continuo e festoso, a tratti esilarante e un po’ sorpreso, perché a poche centinaia di metri chi aveva corso il rischio di scappare era ancora lì davanti e con un margine, appena sufficiente per non farsi prendere. . Quanto basta per guardarsi indietro e pensare con un sorriso: alla fine ti ho fregato.

Romain Bardet e Frank van den Broek – che suona come l’altro Frank Vandenbroucke, ma è olandese e si scrive in modo diverso – sono arrivati ​​alla sfilata, uno accanto all’altro, con le mani lontane dal manubrio, felici come si deve dopo essersi incontrati per prendere in giro ciò che sarebbe meglio fare da esperti e calcoli statistici.

Primo e secondo, compagni di squadra, il primo, per sua stessa ammissione, all’ultimo Tour de France, il secondo con tutta una carriera davanti, una carriera che promette molto bene.

Romain Bardet in maglia gialla da primo della classe, Frank van der Broek in maglia bianca, primo tra i giovani e dopo una tappa pedalata tutta davanti al gruppo, inseguito dal gruppo, tra quegli Appennini, o piuttosto preappenninici – se ci sono prealpi devono esserci anche preappennini – che hanno mostrato il loro volto più vero, lontano dal magico mondo bucolico e sognante dei cittadini che sognano una fuga rurale tra pergolati e brezza fresca. Sul Valico dei Tre Faggi, sul Passo delle Forche, sul Passo del Carnaio, verso Barbotto, San Leo, Montemaggio e San Marino, faceva un caldo assurdo, con un litro d’acqua ogni mezz’ora e pochissima brezza. Come è normale.

E duecentosei chilometri con tremilaseicento metri di dislivello e sette salite che sembrano di essere in un forno (già a Firenze, di prima mattina, sembrava di essere nelle campagne del centro della Francia), possono colpire chiunque sulla testa e sulle gambe. Noi in cinquantacinque, quelli con ambizioni di classifica e quelli con il compito di occuparci dei capitani, siamo arrivati ​​più o meno insieme, gli altri hanno accumulato minuti, decine di minuti, anche mezz’ora. Così è andata per David Gaudu e Lenny Martinez. Le salite avrebbero deciso quale dei due dovesse essere il capitano del Groupama-FDJ, le prime salite dicevano che nessuno dei due sarebbe stato il capitano del Groupama-FDJ. Li vedremo all’attacco e non è una brutta cosa.

La scommessa è stata poi quella di Romain Bardet, sulla salita al Montemaggio. Era l’ultima chiamata per chi voleva avventurarsi davanti a tutti. Lì si guardò intorno, aspettando che qualcuno lo seguisse, ma i metri in cima diminuivano e nessuno faceva nulla di ardito. Lo ha fatto, pieno di speranza che fosse il momento giusto e che il compagno di squadra davanti avesse ancora un po’ di energia da condividere. Era il momento giusto e van den Broek aveva una grande quantità di energia da condividere.

Romain Bardet ha l’animo di un narratore, vede le stesse cose che vedono gli altri, ma le percepisce in modo diverso, sa concentrarsi sui dettagli più insignificanti e farne storie. Non importa se hanno un lieto fine, oppure un finale goffo o triste, bastano storie, di quelle che vale la pena leggere, perché hanno sempre qualcosa da dire.

Anche oggi è andata così.

Ha vinto Romain Bardet, felice e incredulo. Frank van den Broek è arrivato secondo, felice e consapevole, quasi più felice del capitano.

Romain Bardet ha dichiarato: “Faccio davvero fatica a crederci. Non era affatto premeditato. Ho guidato senza stress. Ogni volta che arrivavo al Tour ero in un tunnel a causa della pressione e delle aspettative legate alla classifica generale. Tutto ciò mi ha divorato ormai da anni. Ho la fortuna, come leader di questa squadra, di poter provare a fare del mio meglio un giorno e poi andare in un piccolo gruppo il giorno successivo per recuperare. A 33 anni non è mai troppo tardi per imparare qualcosa su te stesso”.

Romain Bardet si è divertito, ha pedalato con calma e velocemente, molto velocemente, più veloce del gruppo che lo inseguiva da molto tempo, ma lo ha mancato di poco.

E come i francesi, si sono divertiti gli appassionati che se ne fregavano del mare, del lago e chissà cos’altro e si vestivano di giallo e pois per raggiungere strade calde e senza vento. Perché c’è il Tour, c’è il Tour in Italia, quando vuoi che si ripeta.

Sul Barbotto, appena sotto la sbarra che segna la cima del Barbotto – ma non ditelo al Tour che lo fece levitare un chilometro dopo – era tutta festa, anche in giallo Pantani. Chissà quante volte il Pirata ci è salito. Tra il Pantani fan club che lì ha festeggiato con birra e piadine (al Passo del Carnaio, invece, i panini con la salsiccia erano i più gettonati. Ovviamente ingentiliti dalla birra), c’era chi sosteneva con un botto. Ed è una cifra ragionevole.

All’arrivo, tra i tanti ragazzi vestiti di bianco Pogacar, venuti lì per vedere Pogacar, magari per tornare a casa con una borraccia degli Emirati Arabi Uniti, ce n’era ancora qualcuno vestito di giallo Pantani e non di giallo Tour. Anche perché a Rimini, e non solo a Rimini, era soprattutto un trionfo di pois. E tante maglie nere con il simbolo giallo del Tour. Dicono che in Francia il clima sia così.

 
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