“Ricordo quando sono arrivato per la prima volta nei Balcani, in una casa bombardata dove erano stati uccisi tutti. La guerra è qualcosa di reale, che ti tocca”, ha detto all’ANSA Giovanna Botteri, ricordando i momenti salienti della sua carriera. Il suo percorso di giornalista l’ha vista per lungo tempo inviata di guerra del Tg3 e poi inviata della Rai, rendendola una “icona del servizio pubblico”. riflessioni: “Una professione come questa non si può abbandonare: sappiamo fare questo e continuiamo a fare questo” – ha detto la giornalista – “è un percorso che forse si può fare anche in modo diverso”, ha confessato al telefono all’ANSA da Parigi.
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Botteri è ricordata soprattutto per aver fatto parte della redazione estera del Tg3, per il quale ha seguito come inviata speciale i principali avvenimenti internazionali, dal G8 di Genova all’occupazione americana in Iraq, vincendo il Premio Ilaria Alpi e il Premio Santo Vincent Award per i suoi servizi da Baghdad. “In questo momento la cosa che ci tengo tantissimo è ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato in questi anni in Rai” – ha anche detto. “Il bello di questa avventura è che è un’avventura umana, per le persone che incontri, per le storie che senti, per chi lavora per te e con te e che magari non si vede. Se il mio lavoro è stato ben fatto è stato grazie a loro”.
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Nell’intervista telefonica, la giornalista ha raccontato le emozioni delle sue prime spedizioni all’estero, le sue prime impressioni, il valore di certe esperienze, gli insegnamenti appresi. “Le passioni si mantengono tutte, non si abbandonano mai”, sorride. “Forse, visto che sono un’appassionata di nuoto, farò più vasche adesso” – concluse poi lei.
