“Pioli meritava un finale diverso. Il nuovo allenatore? L’identikit è chiaro” – .

“Pioli meritava un finale diverso. Il nuovo allenatore? L’identikit è chiaro” – .
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In tre settimane sono crollate tutte le certezze del Milan, dall’eliminazione in Eurppa League alla sesta sconfitta consecutiva nel derby che ha consegnato lo scudetto all’Inter. Il Milan post derby deve già pensare al 2024/25, ricostruendo dalle macerie. E quasi sicuramente lo farà senza Stefano Pioli. Ne abbiamo parlato con il nostro collega del Corriere della Sera, Carlos Passerini. Ecco le sue parole in esclusiva a MilanNews.it

Carlos Passerini, la sconfitta nel derby insieme all’eliminazione dall’Europa League per mano della Roma induce a una riflessione: il ciclo di Stefano Pioli è giunto al termine. Con un finale amaro
“Sicuramente è un finale di stagione molto deludente, è innegabile. Peccato perché se Pioli se ne andasse, come ormai sembra abbastanza probabile, avrebbe meritato un finale diverso per tutto quello che ha fatto in questi quattro anni e mezzo. Ma questo è il calcio, non sempre c’è il lieto fine”.

Restano cinque partite da giocare dove anche la componente motivazionale sarà complicata da far emergere
“Proprio perché mancano cinque partite, Pioli ha il dovere di chiudere questo campionato a testa alta. A partire da sabato contro la Juve, lui e i giocatori hanno anche il dovere di provare almeno a chiudere a testa alta. Detto questo, non sarà questa la fine della stagione che darà una svolta diversa alle cose”.

Pioli è inevitabilmente il capro espiatorio. Ma in che percentuale la colpa è dei giocatori?
“Quando c’è un fallimento non c’è mai un solo colpevole. Quando ci sono cadute così fragorose la colpa non è mai di una sola persona ma deve essere condivisa da molti interpreti. I giocatori non sono esenti: mi aspettavo di più da Leao, da Théo, da Pulisic che ha fatto comunque una grande stagione ma alla fine ha mollato. Da Maignan, da Loftus-Cheek. I big sono caduti insieme al Milan. Anche da parte loro è doveroso un finale d’orgoglio con un guizzo che non aiuterà a cambiare il giudizio complessivo sulla stagione ma è quello che va fatto a tutti i costi per concluderla nel migliore dei modi”.

Sei sconfitte consecutive nel derby. I giocatori sottovalutano il peso specifico della partita? Oppure, visti i gol subiti costantemente nei primi minuti, si è creata una sorta di paura di perdere che porta a perdere?
“C’è un po’ di tutto. C’è un po’ di paura di perdere che poi ti ‘aiuta’ a perdere. Sicuramente al Milan manca un po’ di identità: il fatto che quest’anno fosse una squadra nuova e la mancanza di alcuni giocatori italiani che in questo senso aiuta a percepire il significato profondo di un derby. Avere tanti stranieri forse non ti aiuta a capire cosa significa questa partita, ma alla base di tutto c’è l’Inter che è nettamente più forte e ha vinto meritatamente lo scudetto”.

Cardinale parla di un Milan che deve avere successo e restare tale. I nomi che circolano per la panchina sembrano indirizzati più verso un progetto più costruttivo
“Il progetto del Milan in effetti è molto chiaro, ovvero coniugare i risultati sportivi con quelli societari. Il club non ha nascosto di fare il doppio gioco. L’ho detto più volte, nel calcio non puoi ottenere risultati nel medio-lungo periodo in un senso se non li ottieni nell’altro. Purtroppo non è il calcio di 20 anni fa, degli avventori che tifavano i club per divertimento. Adesso è una cosa diversa, riuscire a coniugare risultati sportivi e societari è difficile ma a volte bisogna guardare il lato positivo. Anche se adesso è difficile, perché il crollo è stato fragoroso ed è giusto che tutti si assumano le responsabilità. Negli ultimi anni Milano è cresciuta, non è più quella di 10 anni fa. Oggi è una squadra che sa vincere in Europa, che ha vinto un titolo. Naturalmente il viaggio non è finito”.

In base ai parametri di RedBird, qual è il profilo ideale per la panchina del Milan?
“Questa settimana secondo me è decisiva per avviare la discussione. Il profilo è molto chiaro: il Milan non ha un nome, ma un identikit ed è già qualcosa. Deve avere le idee chiare, deve essere un allenatore dal profilo internazionale, innovativo, anche giovane e compatibile con il progetto societario del Milan. Quel che è certo è che questa scelta non può essere sbagliata”.

I tifosi vogliono Conte
“Si è parlato spesso di lui. Il nome colpisce, suona come una garanzia ma non è l’allenatore giusto per questa idea di Milan”.

Cosa ti aspetti dal mercato?
“Come ha detto Furlani l’obiettivo era ed è vincere e provare a vincere. Credo che sia questa l’idea. Il piano del Milan non è partecipare, ma vincere. Ma per essere competitivi considerando che l’Inter è nettamente più forte bisognerà rafforzarsi tutti e non poco. Non dico di ripetere la campagna acquisti dell’anno scorso, ma sicuramente ci servirà molto: il centravanti, un centrocampista vero che giochi le due fasi e un difensore. E servirà un allenatore”.

Da uno a dieci, qual è il tuo giudizio sul percorso di Stefano Pioli?
«Estremamente positivo, ampiamente sufficiente. Direi tra 7 e 7,5. Ricordiamo che negli ultimi anni il Milan è tornato in Champions League, è arrivato in semifinale e ha vinto lo scudetto. D’altronde hanno perso 6 derby consecutivi, contro l’Inter non sono mai riusciti ad essere competitivi nell’ultimo anno e mezzo e questo ha un peso enorme al punto da dare un voto complessivo insufficiente ad un allenatore che ha portato il Milan ad essere campione d’Italia. dopo 11 anni il suo atteggiamento, la sua eleganza, avrebbero meritato un finale degno della storia.”

 
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