Moscon sullo Stelvio prepara il tricolore e la sfida del Tour – .

L’ultimo bollettino neve sullo Stelvio parla di un minimo di 90 e un massimo di 340: per giugno sono tanti. Moscon è arrivato mercoledì sera e giovedì si è limitato a un giro sui rulli. Poi il lavoro è iniziato. Mancano due settimane all’inizio del Tour, una ai Campionati Italiani. Il corridore trentino ha preferito una chiamata in alta quota vicino a casa, piuttosto che unirsi ai pochi compagni di squadra che si sono incontrati all’Isola 2000 con l’Evenepoel.

Era notizia di due giorni fa che un altro giocatore importante della Soudal-Quick Step per la sfida francese era finito fuori dai giochi. Martedì, Pieter Serry (35) è stato investito da un’auto durante l’allenamento a Kruishoutem. Non ha riportato fratture, ma a causa della commozione cerebrale la sua vista non è ancora al 100%, impedendogli di allenarsi. Se Serry non dovesse essere in partita, la responsabilità sulle spalle di Moscon sarà molto maggiore. Non sono molti i corridori della squadra belga che sanno cosa significhi lavorare per un leader della classifica del Tour, Gianni è l’unico ad averlo fatto negli anni di Skycorrendo nelle squadre che hanno vinto la maglia gialla con Thomas e con Bernal all’Ineos.

Lo troviamo nel tardo pomeriggio, lupo di montagna sul passo che tre settimane fa ha respinto il Giro d’Italia. Il tono di voce pacato di chi ha faticato e ora riduce i giri per recuperare. L’accento trentino che chiudi gli occhi e pensi di vedere Moser. Gianni Moscon è uno di quelli su cui punteresti ancora un mese di stipendio, eppure ogni volta sul suo cammino trovava ostacoli troppo alti. Nel suo carattere, nelle opinioni degli altri, nella sua salute. La ripartenza in casa Soudal-Quick Step ha toni e ambizioni diverse, ma è chiaro che la voglia di distinguersi c’è ancora e viene frenata per realismo e opportunità. Eppure fa di tutto per smorzare i toni, ridurre le aspettative o tenerle lontane.

Moscon ha partecipato al Tour 2019 vinto da Ineos con Bernal: eccolo alla Grand Depart da Bruxelles
Moscon ha partecipato al Tour 2019 vinto da Ineos con Bernal: eccolo alla Grand Depart da Bruxelles
Sei andato a… sciare?

Quando sono arrivato (sorride, ndr) aveva appena smesso di nevicare e aveva fatto altri 15 centimetri. Il primo giorno ho fatto i rulli, ma poi scende e al ritorno farò la salita. Sono quassù da solo, mi fa comodo venire da casa. Se vai lontano, stai lontano così a lungo che quando inizia il Tour sei già stufo. Parte della squadra è in Francia, ma non tutta. Tra poco arriveranno i campionati nazionali, abbiamo già fatto i ritiri insieme.

Come sta andando la preparazione al Tour? Al Delfinato dovevi lavorare molto…

Insomma, è positivo che ci sia del lavoro da fare: significa che le cose stanno andando bene. Speriamo di avere lavoro anche al Tour. Abbiamo fatto bene al Delfinato. Buona anche la prestazione di Remco, considerando le sue origini, dopo l’infortunio dei baschi. Se penso a come l’ho visto in Sierra Nevada nel ritiro di maggio… Era molto indietro e vederlo vincere la cronometro e perdere solo poco in salita significa che sta recuperando bene. Arrivare nella top ten del Delfinato significa che stai già andando forte. E quindi penso che se migliorasse da qui al Tour, potrebbe fare davvero bene.

Come sta Gianni?

Sto bene, ho sensazioni positive e anche numeri positivi. Poi andiamo sempre più veloci, quindi ormai dovrei migliorare del 10% per essere competitivo con i primi. Quindi faccio il mio dovere, cerco di rendermi utile alla squadra finché posso. Le ambizioni personali ci sono sempre, ma servono gambe. Quando vai alle gare ti trovi faccia a faccia con la realtà e mi sembra oggettivo che adesso si vada più veloci di quando vincevo io. Devi riuscire a trovare qualcosa di più. Quindi continuo, faccio le mie cose. E quando vedo che sono competitivo per competere per le gare, gareggio per esse. Altrimenti cerco di capire la mia posizione e di rendermi utile.

A Soudal-Quick Step, Moscon ha trovato spazio al Nord, poi è passato al servizio dei capitani
A Soudal-Quick Step, Moscon ha trovato spazio al Nord, poi è passato al servizio dei capitani
Dopotutto anche questo è un ruolo importante…

È un lavoro apprezzato, se fatto bene. Certo è bello essere davanti e gareggiare per le gare, si può anche fare, ma non per tutto l’anno. Sono molto contento della squadra. Mi stanno dando lo spazio che cercavo e un ruolo in cui mi sto muovendo bene.

Hai vissuto la vigilia della vittoria del Tour da parte del Team Sky: ci sono somiglianze con quella di quest’anno?

Remco va in Francia per la prima volta. Ci sono somiglianze nel modo in cui lavoriamo, alla fine, nel bene e nel male, facciamo tutti le stesse cose. Ciò che cambia, semmai, è la consapevolezza. Il Team Sky con cui siamo andati al Tour era comunque una squadra già esperta, ognuno aveva il suo ruolo e sapeva perfettamente come svolgerlo. Si conosceva il potenziale di tutti ed è per questo che sono stati selezionati. Qui però, a parte Remco e Landa che sono due campioni che tutti conoscono, per il resto bisognerà trovare un po’ di equilibrio. Questa non è una squadra organizzata per lavorare. Anche nell’ipotetica prospettiva di avere la maglia gialla, non so se sarebbe una squadra capace di gestirla.

Come va?

Penso che improvviseremo lungo la strada. E poi l’esperienza lo dice se c’è un obiettivo più grande per cui lavorare, ognuno può dare il massimo. Viene più naturale.

Quella esperienza ti è rimasta impressa?

Si assolutamente. Per me è molto naturale correre secondo necessità in un Tour e penso di poterlo mettere a disposizione della squadra. Penso che potrei giocare un ruolo importante in questo senso. Detto questo il Tour è una gara dove se hai le gambe qualche soddisfazione ti prendi. Come dico sempre, l’importante è avere le gambe.

Moscon porterà la sua esperienza nel Tour. Landa è un veterano, Evenepoel sarà al debutto
Moscon porterà la sua esperienza nel Tour. Landa è un veterano, Evenepoel sarà al debutto
Gli ultimi due anni all’Astana sono stati sprecati per entrambi oppure sono serviti a qualcosa in termini di esperienza?

Diciamo questo Non sono stati i due anni migliori per me, per vari motivi. Ma alla fine penso che tutto faccia parte di un piano più ampio. Alla fine dobbiamo trarre delle conclusioni. Forse tra cinque anni capirò che quei due anni mi hanno insegnato qualcosa, mi hanno dato una formazione che mi sarà utile per affrontare altre situazioni. Da questo punto di vista non guardo agli anni perduti, ma guardo avanti.

Lo scudetto potrebbe essere un traguardo o l’ultima distanza prima del Tour?

È sicuramente un obiettivo. Ultimamente non ci sono più certezze, tu vai veloce, gli altri vanno veloci. Allora cosa posso dirti? La prendo come ogni altra gara, vado a Firenze e do il massimo. Poi quello che viene, arriva. Adesso non mi sento più in grado di dichiarare gli obiettivi, perché il livello è talmente alto che per dare garanzie bisogna proprio essere superiori.

Quando scendi da lassù?

Penso a mercoledì, in tempo per cambiare valigia e scendere a Firenze. I tempi sono molto stretti, ho già la fortuna di aver trascorso due giorni a casa, lunedì e martedì. Quindi ora sono qui per allenarmi. Fuori c’è una bella vista, il cielo è terso. Speriamo che regga così.

 
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