Su Il Foglio Umberto Zapelloni scrive un editoriale dopo il terzo scudetto consecutivo dell’Olimpia Milano. “[…] Il trentunesimo, come ha detto il capitano Melli, è il campionato della consapevolezza. Ma è anche il campionato dei rimpianti per l’Olimpia che avrebbe dovuto giocare da squadra tutto l’anno e non solo dopo la sconfitta nei playoff contro Trento. Il Milan festeggia per il terzo anno consecutivo come non faceva dalla preistoria, ha dovuto farsi davvero bello, solido e compatto per battere una Virtus che ha provato a prolungare il proprio sogno fino all’ultima goccia di energia. Alla fine la vittoria del Milan in gara 1 a Bologna è stata decisiva: ha ribaltato il fattore campo e tutto il resto. Il Milan ha aperto con lo Shields e ha chiuso con Mirotic eletto miglior giocatore della finale. Alla fine tutti avranno capito perché Ettore Messina lo ha portato al Milan pur sapendo che avrebbe rotto delicati equilibri e instillato in Nicolò Melli la voglia di partire. Sarebbe un peccato perdere il capitano, il giocatore simbolo, il vero volto di questa squadra. All’origine dell’epopea Armani, quella squadra aveva una brigata composta da tre giovani e straordinari giocatori italiani, Melli, Gentile e Hackett. Rimase solo Gentile e la cosa non finì bene. Perdere per la seconda volta Melli sarebbe davvero il modo peggiore per rovinare la festa del Forum”.
“Dominare in Italia non basta”. Prosegue Zapelloni: “Un’altra caratteristica della trasformazione dell’Olimpia nei playoff è stata l’umiltà. Ogni vittoria ha avuto un protagonista diverso, ma dietro a chi di volta in volta saliva sul palco c’era sempre la squadra, quella persa in Europa, in Superlega e in finale di Coppa Italia. Il Milan non ha bisogno di rivoluzioni per vincere anche in Europa. Anche lì l’umiltà potrebbe bastare. In campo, in panchina e nell’ufficio del presidente. Il terzo scudetto consecutivo deve diventare l’inizio di una bellissima storia”.
