Nel mondo Widar, il baby maestro del Giro Next Gen – .

FORLIMPOPOLI – Dopo le fatiche del Giro Next Gen è tempo di scaricare la tensione e abbandonarsi all’emozione. Jarno Widar è la seconda maglia gialla del Giro U23 organizzato dalla RCS Sport car. Un belga in rosa, leggero, agile, veloce in salita e con la sicurezza di un veterano. Eppure è giovane, giovanissimo visto che è nato nel 2005. Per otto giorni, cinque dei quali trascorsi in rosa, Widar non ha palesato emozioni particolari.

Dietro le quinte l’abbraccio con il regista Wesley Van Speybroeck
Dietro le quinte l’abbraccio con il regista Wesley Van Speybroeck

Tolta la maschera

Il folletto belga si è presentato alle conferenze stampa dietro il podio con la faccia di chi non vuole svelare nulla. Nessuna espressione di stanchezza, qualche frase superficiale e solo un paio di risposte ben piazzate. Eppure, sotto il sole cocente di Forlimpopoli, Widar ha ceduto all’emozione.

Gli uomini dell’RCS lo hanno portato frettolosamente dietro il palco della premiazione. Lui, prontamente risposto, ha detto di no è scappato come un canarino dalla gabbia non appena ha visto il suo compagno di squadra e gran lavoratore Milan Donie. Un lungo abbraccio, un grido torrenziale per sciogliere ogni sigillo autoimposto. Lotto Dstny ha trovato in Widar il possibile uomo del futuro, l’anno prossimo ci sarà ancora Devo fare squadra Ma Per lui si parla già di un contratto biennale nel WorldTour a partire dal 2026. Jarno cresce in fretta, avendo ancora la faccia da ragazzino, ma le gambe forti di chi sa fare questo mestiere.

A Pian della Mussa l’azione che gli ha regalato una quota importante della maglia rosa finale (foto Giro Next Gen)
A Pian della Mussa l’azione che gli ha regalato una quota importante della maglia rosa finale (foto Giro Next Gen)

Successo inaspettato

Dietro la fase di premiazione c’è il diesse che lo guidò dall’ammiraglia, Wesley Van Speybroeck, professionista per sei stagioni per poi passare all’ammiraglia. Anche lui, frastornato dal caldo e dall’emozione, si gira e si rigira, stringendo mani e abbracciando massaggiatori e personale.

«Non ce lo aspettavamo – racconta dopo averlo portato nella zona colloqui – eravamo insieme anche all’Alpes Isère Tour quando vinse. Era andato forte, ma la strada da lì a vincere il Giro Next Gen è lunga. Alla cronometro di Aosta gli abbiamo detto di seguire il suo ritmo, alla fine siamo arrivati ​​nella top 10. Ci siamo mossi giorno dopo giorno. Gli è piaciuta la salita alla fine della terza tappa (Pian della Mussa, ndr). Gli abbiamo detto di provare a prendere la maglia e lui lo ha fatto, ma questa non è stata solo la vittoria di Widar. Tutti sono stati fantastici, nessuno escluso. Milan Denie ha lavorato molto nella tappa delle Fosse, quando nel gruppo erano rimasti solo loro due. Ha dettato il ritmo e Jarno non ha perso la maglia”.

Qualità nascoste

Jarno Widar è al suo primo anno da under 23 e ha già ottenuto ottimi risultati. Le sue performance sulle grandi montagne hanno stupito tutti, non solo noi.

«Come è arrivato questo inverno – racconta Wesley Van Speybroeck – Non pensavo potesse comportarsi così bene nelle salite lunghe. Sulle salite brevi o di media distanza sì, lo aveva già dimostrato in passato (la doppia vittoria in Lunigiana ne è stata una prova, ndr). Ad Alpes Isère ci siamo detti che avrebbe potuto fare bene anche sulle salite lunghe. Il segreto è che ha lavorato duro quest’inverno e durante i ritiri. IL interruttore mentalmente e fisicamente lo ha fatto alla Coppi e Bartali dove ha corso con i professionisti e ha imparato tanto, tantissimo”.

Chi è Widar?

Questa vittoria al Giro Next Gen ha suscitato curiosità attorno a Jarno Widar. Un successo che non ha spento gli interrogativi, al contrario, ne ha dato origine di nuovi. Che tipo di corridore è?

«Quando ha iniziato a lavorare con noi – conclude il suo diesse – non era un corridore a tutto tondo. Adesso è diventato un ragazzo che se la cava bene in salita ed è adatto alle corse a tappe. Non aveva mai gareggiato per più di cinque giornate, adesso ne ha vinta una su otto. È perfetto per la nostra squadra e l’anno prossimo correrà ancora di più con i professionisti imparando molto. Per il futuro, per il Belgio, speriamo in un corridore a tappe. È la prima volta che un corridore della nostra nazione vince il Giro U23”.

 
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