i 100.000 di Bologna e lo spettacolo della salita di San Luca – .

Le pale degli elicotteri, le moto delle vedette, poi il ruggito delle persone su due ruote che salutano l’arrivo dei corridori e la collina “esplode” di gioia. Momento assordante e catartico, estasi collettiva, spettacolo puro: benvenuti al Tour de France, ben ritrovati sul muro che mescola sacro e profano affacciato Bologna che porta alla Santuario di San Luca. La stima parla di 100.000 persone in strada per il Tour in Bologna.

Il Tour de France in Emilia-Romagna: ciclisti a Bologna

Dove la strada si fa ripida, c’è la fatica dei ciclisti e quella degli spettatori che sono saliti in anticipo per godersi le pedalate dei loro beniamini e che lì, sotto il portico più lungo del mondo (patrimonio Unesco), hanno atteso ore, mangiando, giocando, riposando, seguendo la gara sugli smartphone (e sul maxi schermo) e soprattutto bevendo birra a volontà.

Lo spettacolo del portico di San Luca

E’ pura apoteosi nell’“esse” dell’Orphanelle, la curva dei Pirati (tanti scritti per Pantani!), e poi nei durissimi trecento metri successivi dove sono ammassati più di tremila appassionati e dove si sono imposti i protagonisti di questa Grande giro hanno avuto luogo: Parte di Pogacar, Vingegaard gli resta fedele.
Su quelle lacrime che vanno dal 16 al 20%c’è la somma delle passioni ciclistiche e la fusione di appassionati di ogni nazione, di ogni colore, di ogni bandiera di ogni corridore, anzi di tutti. Un caleidoscopio di pace, tutti a favore, nessuno contro.

La salita e il portico più lungo del mondo: uno scenario unico

Se Bologna rispondesse al fascino di Tour con grande partecipazione e decine di migliaia di spettatori lungo le vie cittadine, per accendere e concentrare le passioni degli appassionati sono i due Km di San Lucadure e scenografiche, che non lasciano un attimo di tregua ai corridori e sogni al pubblico.

Diecimila dal Meloncello al Santuario di San Luca

Almeno diecimila in fila lungo la salita, dal Meloncello al Santuario. Giovani, anziani, adolescenti e bambini, donne e ragazze, molti in divisa da ciclista e con le bici appoggiate al muro o tra le transenne. Persone appollaiate sugli alberi, cartelli, campanacci, trombe, fischietti e smartphone per foto e video.

Stranieri e tanti italiani anche da altre regioni

Sloveni, olandesi, tedeschi, colombiani, gallesi, danesi, spagnoli, australiani, americani, la lista potrebbe continuare all’infinito. Il Tour è globale. Poi molti bolognesi, molti veneziani e molti francesi. Jackeline e Antoine sono marito e moglie, hanno preso le vacanze per seguire, tappa dopo tappa, le prime due settimane di gara. «Bologne magnifique, ces portiques et cette magnifique montée». Commenti che si ripetono in mille altre lingue. Non è un caso che gli organizzatori dell’ASO se ne siano innamorati dopo averla vista e riguardata entrambe al Giro dell’Emilia, così come al Giro d’Italia. Non è un caso che una delle foto iconiche delle due ruote sia stata scattata lì, nel ’56, con Fiorenzo Magni e la gomma stretta tra i denti. Il sogno successivo, è quello di trasformarlo in una pista per un campionato mondiale.

Grande supporto per i big delle due ruote

Le camicie a pois abbondano, più di quelle gialle. Il caldo soffocante è addolcita da una brezza leggera e dall’ombra dei portici. L’attesa è anche faticosa (ma oggi ci sono due passaggi e quindi ne vale ancora di più la pena), ma quando i corridori si presentano, barcollanti, alla fine, le energie degli spettatori divampano in un boato inimmaginabile: bisogna esserci, passa attraverso il corpo e il cuore.
Applausi, grida di incoraggiamentolo sguardo concentrato dei primi corridori. I campioni chiamati per nome, ma anche gli altri. Niente cambia qquando arrivano i ritardatari, in effetti. Molti salutano la folla, sorridono e ricambiano il saluto.

Calore, clacson e passione: una grande festa

Uno scambio di sguardi che solo questo sport, popolare nella sua anima, è disponibile e gratuito per tutti. Sport di strada. Qualcuno si ferma anche a regalare la borraccia (è successo, sì). E poi il frastuono delle ammiraglie, i corni squillano (è sempre in voga quella di Gasmann ne «Il sorpasso»), sorridono anche i poliziotti in moto. Correre vince anche perché c’è a bordo corsa emozionantelontano anni luce dall’isteria bellicosa e ignorante del calcio. Si sale e si guarda pacificamente e si fa lo stesso scendendo a valle, nella città. Tutti accaldati, stanchi ma felici.

Vince Vauquelin e Pogacar indossa la maglia gialla

Naturalmente c’è anche la gara, particolarmente scintillante nel secondo giro quando il vincitore di tappa, il francese Vauquelinil norvegese Abrahamsen si è tolto la maglietta a pois, e dopo 2′ sono passati i “big boys”, con Pogacar e Vingegaard che creano un vuoto, un Evenepoel vivace che insegue (e ce la farà), la maglietta Bardet e Roglic gialli un po ‘in ritardo.
Il pubblico resta incollato al posto per applaudire l’ultimo e ultimissimo: applausi fantastici per Jacobsen – Jaco, Jaco!! – che passa dopo moltissimi minuti.

Il traguardo lungo via Irnerio

E poi, scendendo, tutti incollati ai loro smartphone per vedere cosa succede in città, al traguardo di via Irnerio dopo la picchiata in discesa.
Vince Vauquelin con le braccia alzate, poi il meglio con Pogacar chi vince la maglia gialla (al secondo giorno, come al Giro) e il suo rivale diretto Vingegaard in gran forma dopo il grave incidente di marzo.

La prima volta che il Tour è partito dall’Italia

Come previsto, è stato un successo per tutti. L’organizzazione francese ASO è stata impeccabile. Curiosità: le migliaia di operatori francesi lontano sono riusciti a votare per le elezioni politiche importanti “perché siamo riusciti a fare una delegazione e oggi qualcuno voterà per noi”.
Successo anche per l’Emilia-Romagna (leader nel portare il Tour in Italia) e Bologna (nonostante lo sciopero dei vigili urbani), immortalata in tutta la sua bellezza dall’elicottero e ammirata da decine di milioni di telespettatori.

 
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