“Italia, mi vergognavo. Una cosa non accetto. Essere l’allenatore…” – .

“Italia, mi vergognavo. Una cosa non accetto. Essere l’allenatore…” – .
“Italia, mi vergognavo. Una cosa non accetto. Essere l’allenatore…” – .

Spalletti sembrava infatti volersi affidare ad una difesa a tre come l’Inter campione d’Italia. Poi la marcia indietro in Germania: si è confuso?

“Per quello che abbiamo visto in campo credo che la confusione sia stata generata soprattutto dai giocatori. Nel ruolo di trequartista hanno giocato prima Jorginho e poi Fagioli, ma nessuno dei due è il Lobotka del Napoli di Luciano. Hanno caratteristiche diverse: contro la Svizzera Xhaka ha fatto quello che voleva, Fagioli non è nemmeno andato a prenderlo. Io però userei un’altra parola per Spalletti”.

Quale?

“Presunzione. Avevo la sensazione che già contro la Spagna l’allenatore non ragionasse come un selezionatore, ma come un allenatore di club. In sostanza ha mandato in campo una squadra dicendo “noi siamo noi, loro sono loro, vediamo chi è più bravo”, scegliendo la difesa a quattro contro le ali d’attacco più forti dell’intero Europeo. E abbiamo visto chi era più bravo…”.

Ma la Svizzera non è la Spagna.

“Ma hanno grande organizzazione e qualità nell’asse centrale: Sommer in porta, Akanji in difesa, lo straordinario Xhaka a centrocampo e il generoso Embolo in attacco. E soprattutto la Svizzera mi è sembrata una squadra rispetto a noi, nel vero senso della parola: tutti disposti a sacrificarsi, difendendo in 10 uomini e attaccando con almeno 6 uomini.”

Nel post gara Spalletti ha lamentato la mancanza di freschezza e condizione degli Azzurri.

«È un argomento che non accetto. Quello che non ho visto in Italia, invece, è il gruppo. Il primo compito di un allenatore è proprio quello di creare lo spirito, fondamentale quando serve dare quel metro in più per aiutare il compagno. Sono pochissimi i giocatori azzurri che hanno fatto quella rincorsa in più, quello sprint decisivo. Questo è ciò che mi rattrista davvero”.

Quanto è colpa del selezionatore e quanto è colpa dei giocatori?

«Bella domanda… È chiaro che Spalletti ha grandi responsabilità. Poi però i giocatori devono sentire il peso della maglia. Non avevo mai visto un’Italia così. E aggiungo un’altra cosa che non mi è piaciuta: è stato tutto troppo spettacolare. Le parole, gli allenamenti, le iniziative…».

Si riferisce al decalogo di Spalletti e all’incontro dei numeri 10 dei “Fantastici Cinque” prima dell’Europeo?

“Abbiamo visto un po’ di tutto. Be’, io sono più a favore della cultura del lavorare a luci spente e mantenere un basso profilo.”

C’è chi sostiene che il materiale disponibile sia quello che è…

«Quando si vede che non c’è nemmeno un convocato del Milan o che contro la Croazia non trova spazio nemmeno un giocatore della Juventus nell’undici titolare, suona necessariamente un campanello d’allarme. Se queste squadre non forniscono elementi per la Nazionale abbiamo un problema”.

Spalletti ha detto nella foga del momento: “Non mi dimetto”. Ma avrà la forza di ricominciare?

“Non posso giudicare la sua scelta, ma non sono ottimista sul futuro. Sospetto che Luciano sia un ottimo allenatore, ma allo stesso tempo ha molto da migliorare come selezionatore. Quindi torniamo al punto di partenza: sono due lavori diversi.”

 
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