Sassari, incontro con Sara Reginella e presentazione del suo ultimo libro – Report Sardegna 24 – .

Sassari, incontro con Sara Reginella e presentazione del suo ultimo libro – Report Sardegna 24 – .
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I venti di guerra si alzano sempre più forti e la vecchia Europa, che aveva giurato di non dare mai più spazio alla guerra, oggi esprime leader che paventano tranquillamente una possibile guerra con la Federazione Russa, che significherebbe immediatamente una guerra mondiale.

Ultimo in ordine di tempo, Charles Michel, ha pubblicato su diversi giornali europei un editoriale in cui riporta il noto detto latino “si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, preparati alla guerra”), invitando le opinioni pubbliche europee a muoversi alla modalità “economia di guerra”.

Presso lo Spazio Atelier Poesia Popolare di Sassari, sabato scorso l’associazione politica, culturale e mutualistica Sa Domo de Totus ha incontrato la psicologa e documentarista Sara Reginella che dal 2015 ha seguito direttamente il conflitto, recandosi personalmente nei territori di guerra del Donbass, realizzando diversi progetti tra cui “The Seasons of Donbass” e “Start Up a War. Psicologia del conflitto”.

In una sala conferenze gremita, Reginella ha presentato il suo ultimo libro “Donbass. La guerra dei fantasmi nel cuore dell’Europa”, in dialogo con Maria Antonietta Scanu, Leandro Cossu e Cristiano Sabino, esponenti dell’associazione Turritana.

L’attuale guerra in Ucraina, che rischia sempre più di essere una delle basi di un’escalation bellica generale (o se preferiamo globale), trae origine infatti dalla guerra civile scoppiata nel 2014 nel Donbass, al confine tra Russia e Ucraina. . Per molti anni questa guerra è stata censurata, fino all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, quando l’opinione pubblica europea e mondiale ha puntato i riflettori sull’invasione dell’Ucraina, come se nulla fosse accaduto prima.

Sara Reginella racconta questa “guerra fantasma” con la crudezza e le immagini della cronaca, con “l’amore per la realtà” e attraverso le testimonianze della resistenza della popolazione del Donbass agli attacchi dei movimenti neonazisti. Un libro che nasce quindi da una terribile esperienza di guerra ma che si concentra sulla ricerca della bellezza e dell’arte anche nella realtà più dura della guerra, perché – come afferma uno dei passaggi del libro – l’arte crea «una realtà che la guerra non può uccisione.”

Molto spazio nel libro e nel dibattito è riservato all’informazione controllata e manipolata nei paesi apparentemente democratici. Dopo l’introduzione storica di Cristiano Sabino sulle premesse della guerra, a partire dal crollo dell’URSS e la continua avanzata della NATO verso est, siamo entrati nel merito del libro con le domande di Maria Antonietta Scanu e Leandro Cossu sulle Molti gli aspetti politici, etici, esperienziali, psicologici e morali del libro di Reginella. Gli interventi sono accompagnati da toccanti letture del libro di Roberta Campagna.

Tanto materiale su cui riflettere, ma ciò che senza dubbio ha catturato l’attenzione dei presenti è stata l’umanità incontrata e ascoltata in quei territori martoriati e ignorati a cui l’autore ha dato spazio, per se non per convincerci, almeno per spingerci chiederci cosa c’è dietro ciò che l’informazione mainstream etichetta come “terrorista” o “partigiano” in relazione a un conflitto che l’Occidente ha ampiamente fomentato e manipolato a proprio uso e consumo.

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La storia di Reginella, nel libro come nell’incontro organizzato da Sa Domo, è sospesa tra la dura realtà della guerra e una dimensione onirica, senza però mai cedere al distacco dalla realtà. L’effetto è quello di una realtà vissuta in una sorta di dormiveglia in cui è impossibile raggiungere il riposo perché intervallata dalle immagini delle devastazioni della guerra raccolte nei viaggi dell’autrice che scorrono continuamente davanti ai suoi e ai nostri occhi.

Durante la lettura è impossibile mantenere una distanza emotiva e non commuoversi davanti alle “milizie atipiche” composte da donne che non avevano mai visto un’arma da vicino e che ora invece «con la stessa naturalezza con cui cantavano, le donne del Donbass imbracciarono i fucili come se fossero chitarre. E lo hanno fatto con la calma e la determinazione tipiche degli slavi”; è impossibile non chiedersi dov’è il Maestro che osserva e dipinge il passaggio di ognuno nelle proprie città, mentre noi corriamo verso il nulla, alienati e invisibili come fantasmi; o, ancora, impossibile trattenere le lacrime mentre la giovanissima Iana dice a Sara: «con la guerra la mia vita è cambiata
completamente e anche l’anima è cambiata […]. Quando la tua anima cambia significa che riesci a sentire più forte il dolore degli altri… E cerchi di fare di tutto per alleviarlo”.

Una testimonianza necessaria, che non va ignorata e alla quale la comunità interpellata da Sa Domo ha risposto con grande partecipazione, attenzione e cura.

 
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