Alluvione di Livorno, il Comune verserà due milioni di risarcimento ai familiari del Tirreno – .

Alluvione di Livorno, il Comune verserà due milioni di risarcimento ai familiari del Tirreno – .
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LIVORNO. Indennizzo, per il momento solo provvisorio, per 2.050.000 euro. Oltre alle spese processuali, fissate in 194.000 per il primo grado di giudizio, alle quali vanno aggiunte le spese generali per il 15% dell’importo, quelle per la previdenza degli avvocati e l’Iva. Dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza alluvioni, in cui ha partecipato l’ex sindaco Filippo Nogarin è stato condannato a tre anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, il Comune – condannato insieme a lui a risarcire i familiari delle otto vittime in quanto responsabili civilmente del disastro – ha presentato ieri in Giunta la relazione dell’avvocato e si è impegnato, secondo quanto stabilito dal giudice Ottavio Mosti, per versare provviste agli eredi delle persone decedute. Poi, quando la sentenza diventerà definitiva, se non cambiano gli scenari (da parte della leadership politica dell’istituto, per esempio, ma soprattutto se non cambia l’esito della sentenza, per la quale sarà proposto ricorso in appello), Palazzo Civico prenderà provvedimenti contro l’ex sindaco del Movimento 5 Stelle.

Dati ancora provvisori

Gli importi che verranno corrisposti alle famiglie delle vittime sono per il momento solo provvisori. Si tratta del cosiddetto provvisorio, immediatamente esecutivo, al quale potrebbero poi aggiungersi ulteriori risorse individuate in sede civile, una volta divenuta definitiva la sentenza penale. La quantificazione complessiva dei danni, la perdita di otto vite umane, è infatti ancora lontana. Le vittime della terribile alluvione avvenuta nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2017 sono state Gianfranco Tampucci, Roberto Vestuti, Martina Bechini, Raimondo Frattali, Glenda Garzelli, Simone, Filippo e Roberto Ramacciotti. Secondo il giudice Ottavio Mosti, che ha letto la sentenza di primo grado lo scorso 14 ottobre, la loro morte “avrebbe potuto essere evitata attraverso una corretta attività di prevenzione”. Il sistema di allarme, se fosse stato attivato, avrebbe potuto consentire loro di salvarsi raggiungendo i piani più alti o, comunque, una posizione più sicura. «Ci ​​sono ragioni molto fondate per sostenere, con elevata credibilità razionale ed elevata probabilità logica – si legge nella sentenza – che l’azione di informazione della popolazione, immediatamente dopo l’allerta meteo o durante l’evento, quando ancora possibile, avrebbe indotto i destinatari della comunicazione di pericolo ad abbandonare i luoghi a rischio”.

Importi

Per la piccola Camilla – figlia dei defunti Simone Ramacciotti e Glenda Garzelli, che ha perso anche il fratellino Filippo e il nonno Roberto, che lavorava in un’agenzia assicurativa di Empoli insieme al figlio – il tribunale ha disposto un risarcimento di 300mila euro. Duecentocinquantamila, invece, per lo zio Giorgio, la stessa cifra decisa per la nonna Paola Risi. Centocinquantamila euro, invece, per Carlo Garzelli e Simonetta Grimaldi Bernuzzi, che non sono mai mancati all’udienza del processo: sono i nonni di Filippo, così come i genitori di Glenda. La stessa somma sarà versata dal Comune a Michela De Murtas, madre di Martina Bechini. Centomila euro, invece, al marito Filippo Meschini e alla sorella Alessandra Bechini, poi a Marco e Francesca Frattali (nati a Viareggio e figli di Raimondo), alla madre Maria Cristina Stabili e a Maria Luisa Matteini e Andrea Vestuti, moglie e figlio rispettivamente di Roberto Vestuti. Infine, sempre in via provvisoria, 50mila euro per Alba e Mara Tampucci, sorelle e compagne di Gianfranco. I familiari sono stati assistiti, nel corso del procedimento penale, dagli avvocati Massimo Manfredini, Lorenzo Mini, Cristiano Spadoni, Danilo Adoncecchi, Carlo Golda e Paola Bernardo.

«Nessun danno d’immagine»

Da un lato il Comune si è ritenuto responsabile civilmente insieme a Nogarin, mentre dall’altro si è costituito parte civile, chiedendo all’ex sindaco centomila euro per presunto danno di immagine. Richiesta che, però, è stata respinta dal tribunale. «Il danno all’immagine dell’ente non può ritenersi implicito ogniqualvolta una delle sue funzioni venga svolta in modo illegittimo o inappropriato – scrive il giudice Ottavio Mosti – ma deve essere tempestivamente imputato e provato. Nel caso in questione, anche lasciando in secondo piano le considerazioni fatte sui presupposti di inefficienza della protezione civile non direttamente imputabili a Nogarin, ma a pregresse disorganizzazione e negligenza (si pensi, ad esempio, alle carenze del piano comunale di protezione civile ), è assorbente sottolineare che il Comune di Livorno non ha introdotto in udienza alcuna fonte di prova in merito al allegato danno d’immagine e a quello che ne rappresenta il dato centrale e costitutivo, ossia la percezione ab externo, tra soci e altre figure istituzionali , delle operazioni dell’organizzazione”.

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