Ma per quanto riguarda il “cambiamento culturale”, la scuola di Valditara non azzecca un punto – .

Ma per quanto riguarda il “cambiamento culturale”, la scuola di Valditara non azzecca un punto – .
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Roma, 24 aprile – Il ministro Valditara torna a parlare, purtroppo, di scuola. Le lunghe dichiarazioni sulla riforma del modello di istruzione pubblica e sulla tanto decantata “rivoluzione del merito e dell’istruzione” che questo governo sta portando avanti con grande interesse parlano di un fantomatico “cambiamento culturale” Riguardo a “modello che la sinistra ci ha imposto dal ’68 in poi”. Frasi vuote da parte del titolare del dipartimento di Viale Trastevere, che parla anche di una scuola che torna ad avere dignità di realtà performante e luogo aperto per la piena realizzazione dello studente. Una visione che si scontra in tutto e per tutto con la reale natura della scuola Valditara.

La riforma della scuola Valditara

Per Valditara e collaboratori il cambiamento del modello del 1968 passa solo attraverso l’aumento dell’importanza assegnata votare in condotta nella valutazione complessiva dello studente, nuove regole sulle sospensioni e un piccolo cambiamento in giudizi. “Ci sarà un cambiamento radicale e diventerà centrale per il giudizio finale, perché con un 5 in condotta lo studente verrà bocciato, e questo avverrà a partire dalle scuole medie. Mentre con il 6 si rinvia a settembre” e ancora “sostituiremo le valutazioni sintetiche con ottimo, buono, discreto, sufficiente, insufficiente. Facciamo un’operazione di chiarezza che aiuterà anche lo studente a capire a che punto è la sua preparazione.” È questa la “rivoluzione” annunciata in pompa magna dal ministro: in sintesi l’ il peggior conservatorismo della stazione di polizia il che non stravolge assolutamente nulla, anzi, rafforza tutte le derive della scuola odierna.

Quale cambiamento?

Tutto questo quando, pochi giorni prima del 25 aprile, è arrivato il rinnovo dei protocolli d’intesa triennali tra il Mim e l’Anpi, coperto dall’allargamento dell’accordo anche ad altre associazioni partitiche. Dunque un ministro che, in nome della lotta alla scuola ideologica della sinistra, riempie ancora di più le sale con la falsa retorica della Resistenza. Questo è il “governo più di destra della storia repubblicana”. Maggiore privatizzazioni e continuo sfruttamento attraverso l’alternanza scuola-lavoro con Riforma Valditara per gli istituti tecnici e professionali, nuova fattibilità politica per quelli mistifica e nega la storiaaumento di repressione in nome di un moralismo astratto e di un “ordine” fantasma. È davvero questa la scuola che vogliamo?

Andrea Grico

 
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