addio miele, e api da salvare e nutrire ‘a mano’ – .

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Allarme dal Veneto, gli apicoltori chiedono lo stato di emergenza: “mancherà” la produzione primaverile

Pubblicato:24-04-2024 19:06

Ultimo aggiornamento:24-04-2024 19:06


VENEZIA- Prima il caldo, poi il gelo. E ora Api da salvare ‘per mano’. Da 25 a cinque gradi in pochi giorni” e anche quest’anno l’acacia non si trasformerà in miele. Se l’acacia è il simbolo di questa primavera per l’apicoltura, non è l’unica che non diventerà miele. Mancherà infatti del tutto il miele primaverile: il grande cambiamento climatico che ha travolto il Veneto prima in una morsa di caldo e poi con freddo e vento, ha messo in grave crisi l’apicoltura“. Tanto che, per questi motivi, L’associazione regionale apicoltori del Veneto invoca lo stato di emergenza alla Regione e insieme ad Unaapi lancia un SOS al Ministero delle Politiche Agricole. Il colpo del maltempo si è fatto sentire a Vicenza: doveva ancora riprendersi dall’alluvione di fine febbraio quando molte aziende avevano perso intere famiglie di api, finite sott’acqua. L’associazione regionale apicoltori del Veneto riunisce 3.000 soci che gestiscono circa 35.000 alveari e per salvare le api chiede alla Regione lo stato di emergenza necessario anche per aiutare le aziende che vivono di questa attività.

API DA ALIMENTARE: IL FREDDO NON LE FA USCIRE DALL’ALVEARE

Al momento, gli apicoltori devono dar loro da mangiare affinché le loro api possano sopravvivere. Il freddo, infatti, non porta i fondamentali impollinatori ad abbandonare l’alveare per cercare autonomamente nutrimento. Anche le piante con queste basse temperature non producono nettare. A questa già triste situazione si aggiungono pioggia e neve. Ma come si nutre un’ape? Si chiamano alimentazione di emergenza, sono a base di frutta candita e fruttosio, vengono somministrati nel tentativo di mantenere in vita le colonie, “ma sono costosi e non forniscono tutte le sostanze nutritive presenti nel nettare. Con questo freddo le regine smettono di deporre le uova e quindi nei prossimi mesi ci sarà carenza di api. Inoltre, il rischio è la morte della covata estesa che le temperature calde avevano indotto ad allevare”.

CLIMA, PREZZI, CONCORRENZA SLEALE… UN SETTORE FLESTATO

Il settore dell’apicoltura, ricordano gli ‘addetti ai lavori’ del Veneto è stato influenzato negativamente da diverse stagioni di cambiamenti climatici ed eventi estremi; dalla crisi economica e dall’aumento dei prezzi che hanno colpito sia le aziende apistiche che altri settori zootecnici e produttivi; e dalla concorrenza del miele importato che spesso non sono miele. Le aziende apistiche “si trovano in una situazione di grave difficoltà e c’è il rischio che molte non sopravvivano nei prossimi anni, privando così il territorio di un importante presidio fondamentale per l’impollinazione e contribuendo all’aumento della disoccupazione, soprattutto tra quelle specializzate in un settore destinato a scomparire se non adeguatamente sostenuto”.
Molte aziende apistiche dipendono non solo dal miele, ma anche da altri prodotti dell’alveare (polline, propoli, pappa reale) e dalla produzione di nuclei e regine, “e anche in questi casi si registrano notevoli ricadute negative. Considerando anche l’espansione delle popolazioni di Vespa velutina e Vespa orientalis, unitamente ai gravi problemi di alterazione del mercato del miele, occorre che le istituzioni competenti intervengano”. L’Associazione regionale apicoltori del Veneto, presieduta da Gerardo Meridio, lancia poi un appello alla Regione affinché “sostenga con i propri strumenti questo settore, soprattutto le aziende che di questa attività traggono sostentamento. Chiederò un incontro con il presidente Zaia e il consigliere regionale per affrontare questa drammatica situazione”. A livello nazionale, insieme all’Unaapi, il ministero è stato coinvolto “anche per le altre regioni che si trovano nella stessa situazione”.

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