« LA MACCHINA DEI SOCCORSI SI è MUOVITA RAPIDAMENTE, EVITANDO LA PROPAGAZIONE DELLE FIAMME » – .

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16:13 – Mercoledì 24 aprile 2024

L’auto dei soccorsi si è mossa rapidamente ed ha impedito il propagarsi delle fiamme. Incendio a Santa Chiara: la risposta rapida del sistema di emergenza.

Disagi limitati e nessun paziente coinvolto. Il tempestivo intervento dei vigili del fuoco ha impedito il propagarsi delle fiamme, divampate questa mattina in un ambulatorio dell’unità operativa multizonale di gastroenterologia ed endoscopia digestiva al secondo piano, blocco B, dell’ospedale Santa Chiara. L’incendio è scoppiato in un’area ambulatoriale dove al momento dell’incendio non era presente alcuna attività sanitaria e non ha avuto conseguenze per le persone.

Immediatamente sono state attivate le procedure previste, la squadra interna dei vigili del fuoco è immediatamente intervenuta per gestire il problema allertando i vigili del fuoco che hanno raggiunto l’ospedale in meno di 40 minuti dal momento della segnalazione e hanno spento le fiamme.

L’assessore provinciale alla Sanità, nel ringraziare l’operato di tutti coloro che sono intervenuti, ha spiegato come il sistema di emergenza ha reagito tempestivamente e ha consentito di risolvere il problema in tempi brevissimi ed evitare danni peggiori. L’assessore conclude poi ricordando che la Provincia ha riservato importanti risorse per attuare il programma di prevenzione incendi dell’ospedale poiché, sebbene l’iter per la costruzione del nuovo ospedale universitario sia finalmente avviato, è necessario prestare la massima attenzione e fornire risorse adeguate per garantire massima efficienza dell’attuale ospedale e sicurezza per lavoratori e pazienti.

Al momento sono in corso le attività di bonifica, pulizia e controllo dell’unità operativa e non si registrano interruzioni delle attività di ricovero dell’ospedale. In via precauzionale i pazienti ricoverati nelle stanze al piano superiore della zona interessata dall’incendio sono stati spostati in un’altra ala del reparto. Al piano inferiore, invece, l’attività della sala operatoria era inibita. L’attività ambulatoriale di endoscopia digestiva è stata sospesa e le colonscopie prenotate per oggi verranno effettuate in altre sedi dell’unità operativa e l’attività sarà riprogrammata in collaborazione con gli altri ospedali (Borgo, Arco e Rovereto); l’ospedale di Rovereto coprirà le emergenze di endoscopia e gastroenterologia.

“La segnalazione dell’inizio dell’incendio – ha spiegato il comandante dei Vigili del fuoco di Trento Ilenia Lazzeri – è arrivata due minuti e sei. Il corpo permanente ha immediatamente attivato tutto il personale presente in caserma e ha richiesto la collaborazione dei vigili del fuoco volontari di Pergine (per il supporto con l’autoscala) e del corpo volontari di Gardolo e Povo per garantire copertura in caso di ulteriori segnalazioni in città. Il personale è arrivato tempestivamente in ospedale ed è intervenuto per “attaccare” l’incendio sia dall’esterno che dall’interno della struttura. Grazie anche al personale dell’azienda sanitaria e alla collaborazione creata ‘in tempo di pace’, la macchina dei soccorsi si è attivata rapidamente e alle 6.40 le fiamme erano già spente. Dopo la chiusura, il nostro personale ha effettuato sopralluoghi insieme al personale ospedaliero. Ora saranno necessarie attività di bonifica, il corpo permanente fornirà supporto all’azienda sanitaria per rimuovere materiali e attrezzature danneggiate o da controllare”.

“Il primo allarme in ospedale è scattato poco prima delle 6 – ha ribadito l’ingegnere Debora Furlani, direttore del dipartimento infrastrutture dell’APSS -. Il personale addestrato dell’ospedale ha notato immediatamente che l’area endoscopica al secondo piano era piena di fumo. L’incendio, divampato nella sala endoscopica dell’ambulatorio di cui si stanno accertando le cause, ha interessato l’intero blocco B del secondo piano e ha danneggiato in modo significativo sia le finiture della struttura che le attrezzature che dovranno essere in parte smaltite. in parte bonificato e verificato ed eventualmente rimesso in funzione. Il sistema di rilevazione incendio ha funzionato perfettamente ed è stato possibile confinare l’incendio in quella sezione della struttura. In via precauzionale, parte del ricovero ginecologico è stato spostato nella restante parte del reparto, sullo stesso piano. Al piano superiore erano chiusi due ambulatori oculistici. Abbiamo attualmente attivato le procedure di bonifica dell’area per verificare tempestivamente quali e quante attrezzature sono ancora in buone condizioni per essere riutilizzate. Ci vorranno un paio di mesi per ripristinare l’attività”.

“Il reparto gestisce giornalmente 28 pazienti – riferisce il direttore dell’ospedale Michele Sommavilla – tra gastroscopie e colonscopie che sono stati trasferiti negli altri ospedali della provincia – Rovereto, Arco e Borgo Valsugana – mentre i pronto soccorso sono stati tutti spostati a Rovereto. Alcune attività ai piani superiori, l’ambulatorio oculistico e quello reumatologico, sono state sospese in via precauzionale, ma sono garantite emergenze e interventi indifferibili. Durante l’evento abbiamo limitato il flusso dei pazienti lungo gli ingressi della struttura e così sarà anche per i prossimi giorni. Riorganizzeremo l’attività ordinaria negli altri ospedali trasferendo medici e infermieri e garantendo orari di apertura più lunghi. Ci stiamo preparando a spostare il pronto soccorso in un’altra zona”.

Anche il direttore generale dell’APSS Antonio Ferro ha elogiato lo svolgimento delle operazioni: “Sono molto soddisfatto che non sia stato coinvolto nessuno, né i pazienti né gli operatori – ha affermato -. Aver risolto il problema in così poco tempo dimostra che quando si verificano eventi negativi il sistema è in grado di reagire con rapidità e competenza. Ora arriva la parte difficile, cioè dare risposte agli utenti in un momento di difficoltà, ma grazie all’idea vincente di un ospedale diffuso potremo eliminare le liste di attesa che si verranno a creare e confermare l’efficacia del servizio. Sistema sanitario trentino. Se non fosse stato per gli altri ospedali, Trento ora sarebbe ferma e i nostri pazienti avrebbero dovuto trasferirsi a Bolzano, Verona o in altre strutture del Veneto”.

 
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