storia del frantoio sociale della cooperativa agricola di Brisighella – .

storia del frantoio sociale della cooperativa agricola di Brisighella – .
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La storia tra l’olivo e la nostra regione viene da lontano, dove già nell’alto medioevo furono rinvenuti documenti che attestano la produzione dell’olio. Uno dei testi di riferimento per l’olivicoltura locale è “Pratica agraria distribuita in dialoghi varj” dell’abate Giovanni Battarra che risale al 1782. È però nel Novecento, soprattutto in Romagna, che si verifica il passaggio dall’autoproduzione locale all’olivicoltura locale. una vera e propria commercializzazione con la fondazione del frantoio sociale della Cooperativa Agricola Brisighella, oggi Terre di Brisighella. È qui che 16 produttori si sono riuniti, creando di fatto il primo olio con una filiera certificata, che non è un caso che quando arrivò la certificazione Dop, con Brisighello, furono i primi ad ottenere in Italia.

Produzione in calo

«Oggi abbiamo 300 soci – spiega Sergio Spada alla guida della cooperativa – che ci portano le loro olive, anche se questa è stata un’annata terribile, abbiamo avuto un calo dell’80%, con 2000 quintali di olive frante, nel 2022 c’erano 10 mila. Ma non è stata solo colpa dell’alluvione”. Da queste parti sono anche tanti i giovani che stanno tornando a coltivare l’olivo, come Giuseppe Cristaldi, che cinque anni fa ha recuperato terreni abbandonati sulle colline brisghellesi e ha iniziato a produrre olio Brisul dalle sue 600 piante (tel. 339 6517890). «Raccogliamo le olive quando sono ancora molto verdi, vogliamo mantenere i profumi erbacei e pepati, le portiamo al frantoio Modigliana e produciamo un olio non filtrato di alta qualità. Quest’anno solo 100 litri.”

Dalle colline di Forlì-Cesena e Rimini arriva l’olio extravergine di oliva Colline di Romagna, anche a Denominazione di Origine Protetta. Tra i nomi di riferimento c’è l’azienda agricola Ca’ Foschino, sulle colline di Monte Gridolfo, che nel suo frantoio produce da quattro generazioni un olio fruttato leggero, con sentori di carciofo, mandorla e pomodoro, con un equilibrio tra l’amaro e speziato, ricco di polifenoli. «Nel nostro oliveto biologico – spiega Simona Renzi – le olive vengono raccolte a mano al giusto livello di invaiatura, nel momento in cui l’oliva ha raggiunto il massimo livello di olio, polifenoli e profumi, che vengono portate nel nostro frantoio dove senza nell’attesa vengono subito spremuti e trasformati in olio”.

L’olio dei colli bolognesi

E anche nella nostra zona, a sud della via Emilia, rinasce la produzione dell’olio dei colli bolognesi: nuova De.Co. del comune di Bologna – le denominazioni comunali di origine – che è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo dell’IGP (indicazione geografica protetta). Una rete che comprende una decina di aziende tra Imola e Zola Predosa: in questi casi le cultivar, le varietà delle specie botaniche, sono prevalentemente regionali e autoctone del bolognese. Il pioniere dell’“olio bolognese” è Ermanno Rocca che, con la sua azienda agricola, Bonazza, tra il Parco dei Gessi e i calanchi dell’Abbadessa, in località Croara di San Lazzaro, coltiva oltre tremila piante biologiche su otto ettari. Il risultato è un olio fruttato, deciso e persistente. È invece sulle prime colline imolesi, il Frantoio Valsanterno, il primo in provincia di Bologna, dove si produce olio fatto in casa, con un punto vendita aperto a tutti e si organizzano visite guidate e degustazioni.

 
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