L’Arma nel suo DNA
Apre le porte della sua casa di via Campania, dove vive circondato dall’affetto di Valeria e Vito. I ricordi sono ovunque, dalle foto di famiglia agli onorifici. Perché l’arma dei Carabinieri è nel Dna di famiglia: «Mio zio era carabiniere, mio nonno era carabiniere a cavallo – racconta la figlia Valeria, mostrandoci le foto di famiglia – ci sono dei nipoti che facevano parte della compagnia di Ancona».
La resistenza ai tedeschi
Uomo sensibile e lucido, il brigadiere non nasconde le sue emozioni quando racconta i suoi anni più difficili: «Per me il ricordo terribile è quello delle Fosse Ardeatine dove riuscii a nascondermi per non farmi prendere dai tedeschi, molti dei miei colleghi e superiori furono arrestati e morirono. Sono riuscito a sfuggire alla cattura per soli 100 metri”. Sempre a Roma prese parte alla lotta antifascista nel Fronte di Resistenza Clandestino dei Carabinieri. Finalmente nel 1963 arrivò alla caserma di Grottammare dove venne dimesso nel 1970.
Due giornali al giorno
Oggi il brigadiere ama trascorrere le giornate leggendo almeno due giornali al giorno, senza rinunciare a una sana passeggiata: «Non mi alzo molto presto la mattina, faccio le mie cose, poi una sana passeggiata in giardino. Devo leggere almeno due giornali al giorno, dedico un’ora e mezza alla lettura del Corriere Adriatico e del Messaggero». Un compleanno molto speciale quello trascorso da Guerino, che ha ricevuto anche la visita del sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo oltre che quella del comandante provinciale di Ascoli Piceno, colonnello Domenico Barone, del comandante di San Benedetto capitano Francesco Tessitore e del tenente comandante della stazione Pasqualino Palmiero, che gli ha fatto dono da parte del comandante, generale di corpo d’armata Teo Luzi, di una lettera di auguri e di un tagliacarte con lo stemma dei Carabinieri.
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Corriere Adriatico