“Dai soldi a chi lascia la propria casa davanti allo studio per fermare le lontre. Perché non succeda mai più” – .

“Dai soldi a chi lascia la propria casa davanti allo studio per fermare le lontre. Perché non succeda mai più” – .
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Dagli straripamenti controllati all’indicazione delle aree in cui sarà vietato costruire. Con un unico obiettivo, che non accada mai più quello che è successo quasi un anno fa in Emilia-Romagna, la grande alluvione, l’acqua come un mare scuro nelle piazze e nelle case, le famiglie in fuga, gli angeli del fango. È un piano straordinario, indica le linee degli interventi post-alluvione, un piano che si è avvalso del contributo tecnico dell’Ente distrettuale del fiume Po-Mite, segretario generale Alessandro Bratti. È lui a spiegare i punti chiave di quello che può essere definito un manuale antialluvione realizzato in collaborazione con la Regione.

Qual è stato il vostro ruolo in quella che può essere definita la ricostruzione post-alluvione?

“Il coordinamento tecnico-scientifico – precisa Bratti – è stato fatto da noi, che ci siamo mossi fianco a fianco con la Regione, sotto l’egida della struttura commissariale del generale Francesco Figliuolo. L’ordinanza prevedeva una serie di ambiti di intervento per il post-alluvione, uno era il piano di gestione idrogeologica. In pratica l’area madre di tutti gli interventi che abbiamo coordinato attivando una squadra di cui fanno parte anche le università”.

Un documento molto corposo. Facciamo chiarezza. La moratoria urbanistica

«È fondamentale, è stato fatto un decreto che vieta di costruire in alcune zone per almeno tre anni. Sono queste le aree individuate dalla Protezione Civile e segnalate sulla mappa come zone allagate”

Traboccamento controllato, che cos’è?

“Si tratta di un’operazione concordata con gli agricoltori che proprio per questo riceveranno un indennizzo. Alcune zone sono allagate per evitare che l’acqua allaghi città, piazze e case”

Le banche? Anche questi finirono sul banco degli imputati

«In alcune zone verranno ampliati, tra gli interventi ci sarà anche la pulizia degli alvei per evitare vegetazione e detriti che potrebbero fungere da tappo. Da qui l’alluvione”

Cosa farete per le case situate nelle zone a rischio?

«Si chiama delocalizzazione, si riferisce sia alle alluvioni che alle frane. Abbiamo verificato che è più conveniente dare finanziamenti ai proprietari delle strutture affinché vadano a costruire altrove piuttosto che intervenire su una frana con una spesa in alcuni casi vicina al milione di euro”

Non solo mattoni

“No, con Ispra ci siamo occupati anche di fauna. In particolare con lontre e istrici. Possono realizzare gallerie, canali che mettono a rischio gli argini, il che può causare un ulteriore rischio idraulico. Faremo uno studio di contenimento che partirà da una mappatura della popolazione di questi animali, una volta realizzato il monitoraggio interverremo dove sono più numerosi”

Lungo il fiume Po è nato il primo coordinamento tra riserve Mab UNESCO, a cosa serve?

“È una confederazione che unisce cinque territori, dal Monviso al Delta del Po. È una delle biosfere UNESCO più grandi al mondo. Conta più di ottanta comuni e stanno per aderire le città di Ferrara, Bondeno e Riva del Po. Che potranno accedere a finanziamenti per creare agricoltura sostenibile, turismo fluviale, mobilità green. L’obiettivo principale attraverso questo percorso è ripopolare i comuni costieri, renderli nuovamente attrattivi, creare ragioni e opportunità per rallentare la fuga della popolazione”.

 
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