Liguria, traccia una linea e ricomincia – .

Liguria, traccia una linea e ricomincia – .
Liguria, traccia una linea e ricomincia – .

Dopo l’inchiesta Mani Pulite dei primi anni Novanta si era creata una situazione in cui sembrava che la corruzione politica potesse diventare un fenomeno marginale e limitato. Tuttavia, non è stato così. Tangentopoli è nata all’interno dei vecchi partiti del Novecento, che sono entrati più o meno tutti in crisi, fino alla loro distruzione. Gli effetti non sono stati positivi: la mancanza di partiti centralizzati ha infatti prodotto una diffusione incontrollata e ancor più spregiudicata dei poteri locali – su base regionale, provinciale, comunale. Mantenere bassa la corruzione richiederebbe anche il controllo politico e sociale dei partiti che la ripudiano ed escludono sistematicamente coloro che sono inclini a praticarla. Ho conosciuto i partiti “forti”, che non solo scacciavano chi rubava, ma anche e soprattutto inibivano le persone “incline a rubare”, costringendole a tenere dentro di sé certe tendenze. Poi ho conosciuto i partiti “deboli”, nei quali non ci si poteva più coinvolgere e soprattutto non ci si poteva più inibire.

E oggi? Il 6 maggio, quindi prima che esplodesse “Porta Toti”, il filosofo politico Roberto Esposito dichiarava in un’intervista: “Il garantismo, nel suo significato autentico, è una cosa seria. Ma poi è diventato un alibi per difendere una classe politica spesso disonesta e corrotta. Oggi la disonestà è considerata un’opportunità, quasi una risorsa, per chi amministra la cosa pubblica. Per questo non viene nemmeno percepito come un reato da chi lo esercita, ma come un fatto naturale, connesso alla gestione del potere”. Naturalmente – e questo vale anche per l’inchiesta della Regione Liguria – la giustizia deve fare il suo corso. L’orologio della giustizia funziona come può, ma gira, gira continuamente. Ma ci sono frasi intercettate e pubblicate su tutti i giornali che destano davvero preoccupazione.

Un armatore, non indagato, se la prende con Toti e Signorini per i favori fatti a Spinelli, indagato, e grida: “Finirà male, perché ora o mi date questo spazio altrimenti vi cito davvero tutti. […] Corrotti perché danno sempre… hanno dato tutto a Spinelli, tutto… è indecente». Poi è stato fatto un accordo che ha accontentato tutti: spero nella legalità. Un terzo armatore, non indagato, afferma, riferendosi ai pagamenti ai politici: “Lo faccio anch’io, lo facciamo tutti.” Ma come era governato il porto di Genova? Una domanda simile va fatta per i supermercati, per le discariche, per le spiagge… E come era governata Porto Venere ai tempi del sindaco Cozzani, che grida, riferendosi ai fratelli Paletti, indagati: “Dobbiamo garantire che la piscina venga realizzata in qualche modo, capito?”.

Al di là delle responsabilità penali che verranno accertate, emerge una sorta di “sistema”, in cui la politica è subordinata ai poteri economici e la democrazia è paralizzata. Un quadro desolante. Ma non inimmaginabile. Le indagini sono partite da Porto Venere. È un merito della magistratura spezzina, ma anche dei cittadini indignati, delle associazioni e di alcune forze politiche che hanno sporto denunce, e dei media che le hanno ospitate senza fare sconti né favori a nessuno (sulla piscina dell’ex cava Palmaria Ho scritto anche in questa rubrica). Insomma, un po’ lo abbiamo immaginato.

Anche se un ampio segmento della società civile, riprendo l’intervista ad Esposito, «considera irreversibile, almeno per ora, l’attuale crisi etico-politica». Forse la riforma morale degli italiani non è alle porte, ma c’è chi ancora si indigna: perché un’offesa da parte della classe politica è più grave di tutte le altre, poiché colpisce la comunità, il patto costitutivo su cui si fonda la comunità. Chi non crede più nella comunità, nel patto tra noi, non si indigna più. Dopo quanto accaduto la destra non deve arretrare ma riflettere. Anche la sinistra, però, dovrebbe riflettere. La questione morale si esprime oggi in due forme diverse: al Sud con il fenomeno del trasformismo, dei voltagabbana che si mettono all’asta migrando da destra a sinistra per stare sempre con chi comanda, senza che nessuno lo scacci mai; al Nord con il fenomeno del consociativismo nel rapporto politico-imprenditoriale. Colpisce che, in un’intercettazione, il direttore del porto Vianello, indagato, venga definito da Toti e Signorini come colui che “governa il Pd”.

Non credo che Toti possa durare a lungo: la sua epoca ormai è finita. Ma non penso nemmeno che un’alternativa sia ancora pronta. Tutti devono capire che una pagina deve essere chiusa. Dobbiamo tracciare una linea e ricominciare da capo. La questione non è solo morale, è anche quella del modello di sviluppo della regione. Dietro i comportamenti emerge un’idea chiara: l’industria non esiste più; il porto genovese deve essere gestito con la “tradizionale” confusione tra interessi pubblici e privati, senza rispetto delle regole della concorrenza; tutta la Liguria deve diventare come la Costa Smeralda, ville, porticcioli, spiagge private. Lottiamo non solo per una riforma morale ma anche per evitare che l’ennesima spiaggia libera diventi appannaggio esclusivo di un altro resort di lusso, a Celle Ligure come alla Palmaria o Marinella di Sarzana o Lerici. Lasciare ai nostri figli e nipoti i paradisi della nostra infanzia, per evitare che vengano saccheggiati e devastati.

Le fotografie di oggi, dedicate al porto di Genova, sono state scattate nel 2017.

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