il giorno in cui gli Iron Maiden si ripresero – .

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il giorno in cui gli Iron Maiden si ripresero – .

EDITORIALE – “Questo non è Heavy Metal, ma è Heavy Metal…” Queste le parole di Paolo, avvocato napoletano di stanza a Roma quando mi fece ascoltare per la prima volta l’album integralmente Paura del buio, capolavoro firmato Fanciulla di ferro e rilasciato il 14 maggio 1992.

Paura del buio non è un album “normale” in quanto, oltre ad essere un grande album, rappresenta un punto fondamentale nella storia di Fanciulla di ferro; una delle più grandi band di tutti i tempi dell’heavy metal classico. Quando arrivi ad un bivio importante, come questo (ultimo album dei Bruce Dickinson che con il suo temporaneo addio sancirà la vera crisi del gruppo), la cosa fondamentale da fare è guardarsi indietro e ripercorrere brevemente la loro storia.

Ma l’album aveva il compito di superare un’altra crisi prima di quest’ultima: con l’addio, infatti, di Adrian Smith alla chitarra e l’arrivo di Janick Gersio Fanciulla nel 1990 pubblicarono Nessuna preghiera per morire, l’album “crack” nella discografia della super band inglese. Il 1992 è proprio l’anno che deve riportare in auge il Fanciulla d’Acciaio al suo antico splendore, e Paura del buio riesce nel suo intento, anche se il paragone con gli anni dei Powerslave e Settimo figlio del settimo figlio rimangono, a mio modesto parere, irraggiungibili.

Pensa ad aprire le danze Sii veloce o sarai morto, ed è un’apertura davvero potente dove ci accoglie la voce graffiante e penetrante di Bruce Dickinson. La canzone condanna i numerosi scandali politici legati alla borsa avvenuti in quel periodo. La copertina del singolo ritrae l’imprenditore britannico Roberto Maxwell alle prese con Eddie. Tornando al pezzo, i ritmi dettati Nicko McBrain e Steve Murray sono veloci e non lasciano scampo così come il muro metallico eretto dal duo Gers/Murray (molto migliorato rispetto a Nessuna preghiera per morire).

Da qui all’eternità chiude la saga di Carlotta la prostituta: questa volta Charlotte va pazza per la sua moto ma in una curva cade e il diavolo le offre un passaggio’da qui all’eternità‘. Rispetto al brano d’apertura, qui il tempo diminuisce pur rimanendo accattivante. Le strofe scorrono senza forzature per sfociare nel ritornello ben cantato dai cori che sembra fatto apposta, nel break centrale in particolare, per il live.

Paura di sparare agli sconosciuti è un capolavoro che si può dividere in due parti. Nella prima un impercettibile, ma grandioso, lavoro di basso, batteria e chitarra accompagna la voce di Dickinson; nella seconda il brano si anima con assoli melodici e lenti ed altri, nel cambio di ritmo, più veloci e taglienti. Il pezzo descrive la paura di partire per la guerra al terrorismo (all’epoca la Guerra del Golfo) mitigata dalla convinzione di farlo per una giusta causa.

La paura è la chiave descrive la paura dei rapporti sessuali dovuta all’AIDS. La canzone è stata scritta poco dopo la morte di Freddie Mercury. Nel brano ci sono atmosfere strane, il ritmo è molto cadenzato, l’ugola del Dickinson riesce a rilassarsi mentre assoli e riff particolari restano impressi nella mente dell’ascoltatore.

Fine dell’infanzia ci insegna che guerre, tirannie, fame e carestie sono ovunque nel mondo mentre viviamo nell’oscurità, ma le persone che vivono in queste situazioni non possono godere della gioia dell’infanzia. La canzone sembra essere lo specchio di questi giorni dilaniati dal conflitto tra Israele e Palestina. Dopo una breve introduzione di chitarra, il pezzo inizia evidenziando il basso martellante di Harris che detta un ritmo accattivante ben seguito da assolo melodici e veloci che concludono con un brano ben strutturato, ma non in pieno stile Fanciulla.

Di tipo molto diverso Amore sprecatouna ballata toccante grazie alla prova maiuscola di Bruce Dickinson che emoziona sia nelle strofe tristi che nel ritornello dove mette in mostra la sua estensione vocale non comune. Il cambio di ritmo è ottimo e con assolo di chitarra sporchi e metallici rende il brano davvero meraviglioso.Amore sprecato l’unica canzone d’amore dell’intera discografia di Fanciulla di ferro. Lento, ma allo stesso tempo potente, ha suscitato alterni elogi e critiche.

Il fuggitivoispirato all’omonima serie televisiva in cui un uomo ingiustamente condannato per un omicidio che non ha commesso deve fuggire e, allo stesso tempo, dimostrare la propria innocenza smascherando i veri colpevoli, è un pezzo accattivante che rende l’idea di ​​una fuga pazzesca verso la libertà grazie ad un superbo lavoro di riff delle due chitarre gemelle, sempre in primo piano.

Con Catene di miseria il suono rimane molto pesante. Il ritornello, seppure breve, riesce davvero per la sua semplicità e immediatezza. Didattico Bruce Dickinsonin un’intervista del 2002 dove cercò di descrivere questa canzone: “dopo aver sperimentato l’amore sei ripagato con senso di colpa e dolore da chi tira le catene della tua miseria”.

Continua L’apparizione dove la voce di Dickinson prosegue a scatti quasi rabbiosi, seguendo il ritmo cadenzato dettato dal duo McBrain/Harris e supportato da riff potenti. Racconta del fantasma di un amico che viene a dirti di vivere con passione e di impegnarti diffidando delle persone che ti ingannano e deludono mentre lui sta per scoprire cosa c’è nell’aldilà.

Giuda sii la mia guida, pezzo che personalmente adoro, è un brano dalla struttura semplice e dall’altissimo potenziale commerciale grazie alle melodie curate e al ritornello studiato che però viene ripetuto un po’ di troppo. La canzone spiega che viviamo in un mondo di oscurità dove non ci sono certezze ma solo violenza e non esiste altra guida se non Giuda.

Guerriero del fine settimanaispirato al movimento Hooligan, piace per la repentina e riuscita alternanza tra un suono leggero (arpeggio) ed uno decisamente più pesante (riff).

Lo storico chiude l’album traccia del titolo Paura del buio; semplicemente stupendo. Un leggero lavoro di chitarra introduce la prima storica strofa appena sussurrata Dickinson. Poi lo spettacolo inizia con l’ingresso violento di basso, batteria e chitarre che rendono il brano potente e coinvolgente. Le strofe volano e quasi non si separano dal ritornello. Ciò che rende immortale la canzone è il break centrale con un assolo da brivido, maledettamente lungo e metallico. Esecuzione e ascolto indimenticabili Roccia a Rio del gennaio 2001. La canzone descrive le fobie e i mille sospetti di un uomo che vaga per le strade ma ha paura del buio.

Come ho detto, questo non è il loro miglior album Ferro Fanciulla solo perché le prime sette sono irraggiungibili, ma ha rappresentato un passo avanti rispetto alla sconfitta dell’ Nessuna preghiera per morire.

Un grande album che non può mancare nella collezione di ogni metallaro che si rispetti, insieme ai primi sette e, aggiungerei, Nuovo mondodi cui vi parlerò ancora…

 
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