Caravaggio alla Reggia di Venaria con il suo capolavoro adornato d’oro zecchino – Torino News – .

Caravaggio alla Reggia di Venaria con il suo capolavoro adornato d’oro zecchino – Torino News – .
Caravaggio alla Reggia di Venaria con il suo capolavoro adornato d’oro zecchino – Torino News – .

La tela è iniziata da Napoli mercoledì scorso alle 7.40 del mattino. Ha viaggiato tutto il giorno, sotto scorta armata dei Carabinieri, e senza fare alcuna sosta, fino a Torino, alla Reggia di Venaria, sua destinazione finale, dove è arrivata alle 19,30. Ha trascorso la notte in Citroniere del Palazzo, sempre presidiato da una guardia armata – del resto l’opera ha già subito tre tentativi di furto, tanto che nell’ultimo tentativo, nel 1972si decise di trasferirlo dalla cappella della famiglia de Franchis nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, dove si trovava, al Museo di Capodimonte – .

Questa mattina, poi, il suo trasferimento al secondo piano dell’edificio Reggia di Venaria, nelle Sale delle Arti, operazione che ha richiesto l’utilizzo di una gru, date le dimensioni dell’opera, 286 x 213 cm, e di conseguenza quelle della sua bellissima cornice in oro zecchino. Adesso quello magnifico “Flagellazione di Cristo” di Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come il Caravaggio, fa bella mostra di sé in una sala a lei esclusivamente dedicata – come avviene anche nella mostra di Capodimonte – nella mostra “Capodimonte dalla Reggia al Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol” che è stata inaugurata il 29 marzo nella residenza sabauda (rimarrà esposta fino al 15 settembre).

Si completa così, con questo gioiello, l’esposizione realizzata, grazie all’intervento del Ministero dei Beni Culturali, dal Consorzio Residenze Reali Sabaude in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte e i Musei Reali di Torino. «Un’opera fondamentale, questa – spiegano dalla Reggia – è considerata il manifesto dell’ultimo periodo di Caravaggio». Che arriva a Torino dopo essere stata esposta a Parigi e, fino allo scorso maggio, al Museo Diocesano di Napoli. Il nome di Merisi si unisce così a quelli prestigiosi di Tiziano, Masaccio, Parmigianino e di altri grandi maestri della storia dell’arte che, con le loro oltre sessanta opere, compongono la mostra.

Nel dipinto ad olio su tela, realizzato tra il 1607 e il 1608 e commissionato da Tommaso de Franchis, Caravaggio rappresenta Cristo legato ad una colonna e flagellato da due carnefici posti ai lati, mentre un terzo, accovacciato, lega una fascina per creare un ulteriore flagellare. “È uno dei dipinti più difficili da copiare o anche solo da emulare del maestro lombardo” si legge nel catalogo della mostra.

Un’opera di profonda drammaticità, dove le figure tormentate, le pennellate rapide, i toni scuri, enfatizzati dal contrasto con il rosso vivo della parete che fa da sfondo al dipinto, rimandano a quel periodo tormentato che Caravaggio visse all’epoca. . Era il 1606 quando dovette fuggire da Roma per sfuggire alla pena capitale inflittagli in seguito ad un omicidio commesso durante una rissa. «Cosa dipinge Caravaggio in questa tela – spiegano le storiche dell’arte Clara Goria e Donatella Zanardo – è il fotogramma prima della flagellazione, è l’attimo prima che tutto si compia, ed è stridente il contrasto tra la natura divina e quella umana, tra la luce che illumina il corpo perfetto di Cristo, la luce della verità, e l’apparizione delle figure più popolari, ancor più grottesche, dei flagellatori”.

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