Luca Mercalli si candida, ma nessuno lo vota. “La questione ambientale non è una priorità. Quando avremo un’alluvione in casa non ci saranno le urne a impedirlo”

Luca Mercalli si candida, ma nessuno lo vota. “La questione ambientale non è una priorità. Quando avremo un’alluvione in casa non ci saranno le urne a impedirlo”
Luca Mercalli si candida, ma nessuno lo vota. “La questione ambientale non è una priorità. Quando avremo un’alluvione in casa non ci saranno le urne a impedirlo”

Zero voti. Sono questi i dati da cui partire per analizzare l’esperienza elettorale del Luca Mercalliun noto meteorologo e comunicatore scientifico che, quotidianamente, trae informazioni dai dati per elaborare studi o riflessioni.

E ci è riuscito anche in questa occasione, formulando un’analisi lucida di quella che, a uno sguardo distratto, poteva apparire come una cocente sconfitta.

“Per me non è un fallimento – ha commentato in un’intervista al Fatto Quotidiano – è un’indicazione importante di come la società considera questi temi e di quanto sarà difficile in futuro uscire dalla sacca di indifferenza ambientale in cui ci siamo ritrovati. Ma alla fine le elezioni più importanti saranno determinate dal clima, e non saranno votabili: quando avremo l’alluvione in casa, nessuno escluso, non ci saranno le urne a evitarlo. Il nostro era un programma di forte resilienza ai cambiamenti climatici, per progettare un futuro sostenibile per il clima. Vorrà invece dire che questa lezione poi verrà dal cielo, e sarà molto brutta».

Mercalli si era candidato consigliere comunale nel comune di Usseaux, un piccolo comune di 180 abitanti delle Alpi piemontesi, in provincia di Torino. Come lui stesso ha sottolineato, la sua campagna elettorale si è concentrata soprattutto sull’impatto che le trasformazioni climatiche possono provocare sulle zone montane e sulle comunità che le abitano, e sulle soluzioni da adottare per cercare di affrontarne le dinamiche. “Abbiamo spiegato il tema della montagna in relazione ai cambiamenti climatici, alla mancanza di neve per gli sport invernali, alla siccità per i pascoliinsomma, abbiamo cercato di dare un livello alto al programma, che sono tutte quelle cose che sono sulla lista delle priorità nell’Unione Europea, le cose fondamentali da fare per il futuro”.

Una scelta importante, perché il tema del cambiamento climatico, come chiede da anni la scienza, dovrebbe essere posto al centro delle agende politiche. Tuttavia in alcune zone montane, ma non solo, stenta ad attecchire (come la neve, si potrebbe aggiungere). D’altronde la paura delle trasformazioni è una paura atavica, e i cambiamenti climatici richiedono inevitabilmente cambiamenti comportamentali (soggettivi e collettivi) che spaventano, proiettando molti di noi nella logica del rifiuto. Forse è proprio in questo scenario che si inserisce il magro raccolto di Mercalli.

Una delusione che, però, non sorprende il meteorologo: “Alla fine – prosegue nella stessa intervista – il risultato è coerente con i dati politici nazionali dove c’è una prevalenza di voti di destra e la questione ambientale non è prioritaria”.

Ad un esame più attento, però, Dai risultati delle elezioni europee si intravede uno spiraglio di speranza sul fronte ambientale anche grazie ai candidati che, negli ultimi mesi/anni, hanno saputo inserire nei loro programmi anche le dinamiche socio-ambientali riguardanti l’altopiano. Per farsi un nome, basta pensarci Cristina Guarda (Avs) che è riuscita a ottenere oltre 32.000 preferenze, molte delle quali provenienti da abitanti delle zone montane.

Si sono distinti altri volti giovani, che hanno saputo coniugare le politiche ambientali con lo sguardo ai territori montani: pensiamo a Giovanni Mori (sempre Avs), per citare un altro nome, un attivista capace di raggiungere le 20mila preferenze, nonostante le elezioni europee fossero una delle sue prime esperienze in politica.

Ovviamente le elezioni europee seguono traiettorie diverse rispetto a quelle comunali. Tuttavia, ragazze e ragazzi come Guarda e Mori rappresentano un’importante eccezione; quell’eccezione che devia la corrente, aprendo così le porte a scenari alternativi in ​​un presente decisamente plumbeo per l’azione per il clima.

 
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