L’Oro Nero di Lorenteggio. Lorenzo e l’arte di osare – .

L’Oro Nero di Lorenteggio. Lorenzo e l’arte di osare – .
L’Oro Nero di Lorenteggio. Lorenzo e l’arte di osare – .

Incontrarlo ci costringe a sfatare la noiosa convinzione che “fuori dal ring”, insomma, al di là della tangenziale, sia difficile imbattersi in locali raffinati e di qualità. Ma Lorenzo Erasmi non ha pretesa di raccontarsi e di raccontarsi nell’ora della giornata a lui più congeniale, all’alba, tra le 5 e le 6, quando raggiunge via Lorenteggio 155 per rinfrescare la pasta madre e iniziare a creare le meraviglie proposte poi al tanti i milanesi che hanno fatto della sua pasticceria – l’“Oro Nero” – il ritrovo elettivo per degustazioni compensative di dolore al cioccolato, trecce con creme brulée, fragoline di bosco, fiori eduli e cornetti appena farciti. Generoso e comprensivo. Dopotutto, per fare due chiacchiere va bene anche l’appuntamento alle 11. E in effetti la tarda mattinata è il momento più tranquillo per conoscere questo “Ariete ascendente Gemelli” divenuto uno dei pasticceri milanesi più promettenti della nuova generazione, presentatosi nel luglio 2022 con il suo bellissimo locale dallo stile un po’ parigino e caldo. ambienti impreziositi da tre grandi tele della milanese Maria Sidoli e il servizio presidiato da mamma Rita con cortesia ed empatia. Carismatico, comunicativo e poco umoristico, incline com’è a non subire la realtà ma ad affrontarla e comunque a concentrarsi sugli obiettivi perché c’è un tempo per tutto e una cosa per ogni volta. E quello che conta in questo momento è lei, la pasticceria che Lorenzo ha aperto dopo aver imparato arte e mestiere da un maestro come Andrea Besuschio ad Abbiategrasso e aver collaborato con una leggenda dell’alta cucina come Andrea Aprea quando aveva 2 stelle Michelin al Vun del Park Hyatt. Progettandolo coerentemente con le sue convinzioni: lo spazio dato più ai sapori naturali che agli zuccheri, le consistenze leggere, l’uso non eccessivo dell’uovo perché copre il sapore del finissimo cioccolato e l’estrema abilità manuale per ridurre l’uso di muffe. E poi via con gli assaggi, accompagnati dalla sua narrazione erudita ma mai accademica, alla ricerca di una difficile gerarchia tra il cioccolato al latte del Madagascar e la ganache bavarese al cocco, la cheesecake ricca di vaniglia tahitiana, i sorprendenti Baci di Dama con crema al pistacchio o alla nocciola. E ovviamente i gateaux, coloratissimi, tondi e ovali “perché – spiega – trovo che siano più eleganti le forme morbide e senza spigoli”.

Giusto il tempo di presentare le due giovani collaboratrici che si stanno rivelando preziose al banco (Jessica) e in laboratorio (Sara); per annunciare che tra i nuovi arrivati ​​ci sono i maritozzi. E ammettere che dopo la “prima torta” concessa dal Gambero Rosso, non gli dispiacerebbe se arrivasse la seconda. Nel congedarsi, Lorenzo offre brevi riflessioni che si sublimano nella somma delle sue aspirazioni: “Vivere con leggerezza e spensieratezza ma con regole stabilite”. Aggiungendo una pillola di saggezza che dice molto su questo ragazzo maturo della Gen Z con un apprezzabile senso delle proporzioni in un mondo dell’arte bianca malato di vanità e narcisismo. “Non prendersi mai troppo sul serio” ripete. Con tanto di frase esplicativa: “Non mi arrabbio. Sono solo un pasticcere.”

 
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