l’opera del Maestro Costantino Di Renzo benedetta dal Vescovo Bellandi nella chiesa di San Pietro a Corte. — Gazzetta di Salerno – .

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Era Monsignore Andrea Bellandi Vescovo di Salerno, accolto nella Cappella Palatina di San Pietro a Corte dalle note del “Jubilate Deo”, eseguito dal coro “Schola Cantorum Sanctus Petrus ad Curtim”, diretto dal Maestro Ermenegildo Guerra, per benedire l’opera, posta nell’edicola votiva all’ingresso della Cappella Palatina, intitolata “Il Martirio di Santo Stefano”, realizzata dal Maestro Costantino Di Renzo un artista di fama internazionale che all’inizio di quest’anno ha esposto le sue opere presso la “Galleria Provinciale d’Arte” di Salerno in una mostra curata dal dott. Giuseppe Carabetta. Mons. Bellandi ha ricordato che santo Stefano è stato il protomartire: “è lui il primo testimone. Il termine martire indica chi è testimone, qualcuno che testimonia la sua appartenenza al Signore attraverso il sacrificio della sua vita. Come diceva San Paolo VI: «Il mondo forse non guarda più tanto i maestri, ma guarda i testimoni e se guarda i maestri è perché anche i maestri sono testimoni». Santo Stefano è un maestro, ma è anche un testimone”. A ricordare la figura del Santo che ha sempre avuto particolare importanza nella rappresentazione iconografica legata al Cristianesimo e alla Chiesa, è stato Don Gerardo Bacco, assistente spirituale della “Confraternita di Santo Stefano”: “San Stefano fu il primo che, dopo Gesù e gli apostoli, diede la vita per la nobile causa del Vangelo ed è il santo patrono della Confraternita”. L’opera raffigurante Santo Stefano fu commissionata dalla “Confraternita di Santo Stefano”, fondata nel 1566, presieduta dal Priore Dottore Buon Pastore: “È la confraternita più antica di Salerno. Ha sede nell’oratorio di San Matteo Piccolo, in Largo San Pietro a Corte, accanto alla chiesa di Santa Rita. Dal 1938 la Confraternita ha in comodato d’uso la Chiesa di San Pietro a Corte, di proprietà della Curia Arcivescovile. L’archeologo Buon Pastoreche è anche presidente del “Gruppo Archeologico Salernitano”, coordina le visite guidate al complesso monumentale di San Pietro a Corte, dove, come ha annunciato, a ottobre verrà inaugurato un organo a canne di grande prestigio.

Il noto critico d’arte salernitano Gerardo Pecci ha spiegato il significato religioso dell’opera del Maestro Di Renzo: “Ci trasporta nel cuore del cristianesimo. L’artista, che in questo dipinto si ispira alla cultura tardo manierista e barocca del XVII secolo, con colori forti e brillanti, ha saputo cogliere il momento in cui il Santo sta per essere martirizzato, mentre sta per essere colpito da pietre; alza lo sguardo al cielo dove Gesù lo aspetta; che attende il suo primo martire. Quest’opera d’arte trasmette emozioni vive che nascono nel cuore che si riempie di amore e di emulazione verso Gesù. Santo Stefano è colui che incarna il lungo cammino che ci ha portato alla contemporaneità”. L’insegnante Costantino Di Renzo ha spiegato di aver realizzato la sua opera con la tecnica dell’olio su tela: “Rispettando la forma dell’edicola votiva, la sobrietà degli elementi e quella patina di antichità in linea con il contesto”. Lo storico dell’arte Carla Di Renzo, figlia dell’artista teatino, ha spiegato che l’Arte è un modo di comunicare: “A volte funge anche da strumento educativo. In quest’opera lo stile riecheggia l’arte manierista di tutto il Seicento e l’arte di Caravaggio”. (Immagine di Giuseppe Carabetta).

Aniello Palumbo

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