“Hanno preso le nostre terre e distrutto la foresta”. Olio di palma del Borneo per il mercato europeo – .

Ha fatto di tutto per trovare un altro lavoro, “ma dopo le piantagioni non ci sono stati altri lavori”, conclude.

In sottofondo, si sente il rumore costante del traffico lungo la Trans Kalimantan, l’autostrada che taglia a metà il Borneo meridionale e passa a poche decine di metri dalla casa di Herna. I camion si susseguono in un continuo via vai: in una direzione trasportano i frutti della palma da olio verso le raffinerie. Nella direzione opposta l’olio raffinato, verso i porti e il mercato estero.

Circondato da piantagioni

L’Indonesia è di gran lunga il più grande esportatore di olio di palma. Nel 2022 ha coperto quasi la Il 50% del fabbisogno globaleseguita dalla Malesia con il 30%. Innumerevoli sono gli utilizzi industriali dell’olio di palma, dal settore alimentare a quello cosmetico, fino alla produzione, soprattutto, di biocarburanti.

Circa il 10% delle esportazioni finisce in Europa. In Italia, maggiore importatore d’Europa, fino al 2022 la maggior parte dell’olio di palma indonesiano andava alle raffinerie Eni di Gela e Porto Marghera, poi utilizzato come carburante per autoveicoli.

L’Italia è complice

Nel 2022, con 595mila tonnellate laItalia È stato il primo Paese in Europa per importazioni di olio di palma dall’Indonesia, nonché il decimo al mondo

In Indonesia, la palma da olio, originaria dell’Africa occidentale, fu introdotta come pianta ornamentale durante l’occupazione coloniale olandese, durata oltre tre secoli, fino al 1949. Quando, alla fine del XIX secolo, i colonizzatori si accorsero che la palma gli alberi, oltre ad essersi adattati perfettamente al clima, producevano più frutti che nella regione d’origine, iniziarono le monocolture intensive, a scapito della foresta pluviale.

Nonostante le intense campagne ambientali, la deforestazione legata all’espansione delle piantagioni ha solo rallentato nell’ultimo decennio. E persino nel 2023 ha ricominciato a crescere.

La produzione intensiva di olio di palma e l’uso massiccio di paraquat e di altri erbicidi sono indissolubilmente legati.

In totale, l’Indonesia ha importato pesticidi per un valore complessivo di circa mezzo milione di dollari nel 2020, un mercato che continua a crescere. Nel 2019, l’Indonesia ha importato 2.300 tonnellate di Paraquat dal Regno Unito. Dal 2017, con l’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina, sono aumentate anche la produzione e le esportazioni dalla Cina, rendendo sempre più difficile tracciare la catena di approvvigionamento del paraquat.

Pesticidi vietati in Europa, ma utilizzati in Indonesia

Nel 2019, il Regno Unito esportato oltre 2.300 tonnellate di Paraquatun erbicida altamente tossico e quindi vietato in Europa, che rappresentava il 94% degli erbicidi esportati dal Vecchio Continente

Al divieto di utilizzo e commercializzazione in Europa hanno fatto seguito quelli in decine di altri Paesi. Ad oggi se ne contano più di 50 (compreso il Brasile, che fino a qualche anno fa era tra i maggiori importatori) e tra questi, paradossalmente, ci sono anche i principali Paesi produttori ed esportatori della sostanza: Cina, Svizzera e Regno Unito.

Perché il paraquat è vietato

Il paraquat è stato vietato o sottoposto a rigorose restrizioni in diversi paesi e regioni del mondo a causa delle notevoli preoccupazioni per la salute umana e l’ambiente.

  • Gli avvelenamenti. Il paraquat è così tossico che ingerirne una quantità minima, un sorso, è sufficiente per provocare effetti letali o danni permanenti. Uno studio condotto dal Center for Pesticide Suicide Prevention in Malesia ha scoperto che l’ingestione di pesticidi (soprattutto tra gli agricoltori) è il secondo metodo di suicidio più diffuso nel paese e che la reintroduzione del paraquat (dopo il divieto del 2004) ha causato un nuovo aumento dei casi di avvelenamento (volontario e accidentale).
  • morbo di Parkinson. L’esposizione alla molecola sembra essere associata all’insorgenza del morbo di Parkinson. Negli Stati Uniti è in corso una class action contro Syngenta da parte di oltre 2.000 persone (tra cui centinaia di agricoltori) che si sarebbero ammalate dopo essere state esposte al paraquat per anni. Un’inchiesta del 2022 del Guardian, grazie all’accesso a centinaia di documenti interni di Syngenta, ha rivelato che la stessa azienda era a conoscenza dei rischi e avrebbe manipolato varie ricerche per minimizzarli.
  • L’impatto sull’ecosistemaIl paraquat contamina l’ambiente, compresi suolo, acqua e aria, con effetti negativi permanenti sulla biodiversità e sugli ecosistemi.
  • Piante resistenti al paraquat”. L’uso intensivo del paraquat può portare allo sviluppo di erbe infestanti resistenti all’erbicida. Ciò porta ad un uso sempre maggiore del paraquat o di altri erbicidi più potenti e tossici, creando un circolo vizioso di dipendenza estremamente dannoso.

Recentemente, nel 2020, anche il Malaysia (I vicini dell’Indonesia) hanno reintrodotto il divieto. Il dibattito dura da quasi due decenni: il paraquat è stato inizialmente vietato nel 2004, ma il governo ha fatto marcia indietro solo due anni dopo a causa delle forti pressioni delle aziende manifatturiere e dell’industria dell’olio di palma, che hanno invitato le associazioni dei proprietari terrieri a difendere il pesticida e hanno sponsorizzato “studi” dichiarandone la sicurezza.

 
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