Alluvione, 60 persone firmano per chiedere l’istituzione di un unico “distretto idrogeografico romagnolo” – .

Alluvione, 60 persone firmano per chiedere l’istituzione di un unico “distretto idrogeografico romagnolo” – .
Alluvione, 60 persone firmano per chiedere l’istituzione di un unico “distretto idrogeografico romagnolo” – .

Istituire un distretto idrogeografico romagnolo per affrontare insieme la sicurezza del territorio romagnolo colpito dall’alluvione dello scorso anno. Per chiedere il “Commissario dei sistemi fluviali della Romagna” si è attivato un gruppo di cittadini coordinato da Patrizia Grementieri (candidata alle ultime elezioni nella lista di centrosinistra ‘Rinnoviamo Forlì’) che ha raccolto 60 firme in calce a un testo in cui ricorda l’istituzione di organismi analoghi in passato e chiede di “imparare dal passato per migliorare il futuro”.

Attualmente, si nota, le competenze sono frammentate su più organismi: “In teoria concorrono tutte allo stesso obiettivo di miglioramento della gestione, ma è praticamente impossibile fonderle in un quadro organico che porti a un’unica decisione armonica sulla struttura e sul funzionamento. Il motivo è che manca ancora del tutto questa visione unitaria e manca una metodologia ad essa coerente: un’unica commissione, staccata dall’enorme area di cui attualmente fa parte, quella del bacino del Po, eletta dai sindaci, con responsabilità di gestione, con possibilità di attivare consulenze o collaborazioni con le università e con i rappresentanti dei cittadini al suo interno, perché solo attraverso la condivisione delle decisioni tra potere e società civile si possono trovare soluzioni nell’interesse della comunità”.

“Una comunità tormentata, politicamente divisa in tanti comuni, di diversa area politica, aggregati tra loro in varie unioni (della Romagna Forlivese, dei Comuni della Valle del Savio, della Romagna Faentina, della Bassa Romagna,…) o isolata come Forlì. Con l’aiuto di diverse conoscenze e con i cittadini è necessario creare mappe di rischio su specifiche vulnerabilità, guardando al futuro, individuando diversi scenari di rischio e con una previsione di come gli eventi possono impattare sulla comunità (gravità attesa e probabilità di accadimento)”, prosegue il testo.

 
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