Palio, ieri eravamo tutti dentro, oggi siamo a teatro – .

Palio, ieri eravamo tutti dentro, oggi siamo a teatro – .
Palio, ieri eravamo tutti dentro, oggi siamo a teatro – .

Per Benini non si dovrebbe aprire un dibattito su quanto sia brava Tittia, ma su quanto siano povere le altre

L’estate e gli eventi sportivi sono alle porte. Ed eccoci di nuovo con Paolo Benini, ex Assessore allo Sport del Comune di Siena, tornato alle sue preziose collaborazioni con atleti di nuoto, atletica leggera e vela in vista delle Olimpiadi di Parigi…

Ciao Paolo, grazie come al solito, il fatto che il Tour de France sia partito da Firenze e abbia messo sulla linea di partenza tutti i più grandi corridori di tappa del momento ti stimola alcune considerazioni…

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“Il ciclismo è lo sport che meglio coniuga storia e modernità. Se vedi le immagini dei vecchi campioni, dei vecchi Tour o Giri, non hai idea del tempo che fu perché l’epicità dell’impresa è oltre. Allo stesso tempo, forse, è lo sport più ipertecnologico di altri: dalle biciclette alle moderne tecniche di allenamento, agli strumenti che rilevano parametri di vario genere. E poi c’è la fatica e la capacità di resistere; qualcosa che ci riporta alle origini dell’uomo e alla sua capacità di resistere più dell’animale mentre lo cacciava. La fatica è una cosa fantastica.”

Infatti credo che non ci sia sport come il ciclismo nell’andare “oltre”, quando una salita è dura, molto dura… e mancano ancora cento e più chilometri e senti che la convinzione ti sfugge… Ricordiamo, per esempio, una tappa del Giro del 25 maggio 2018 in cui il britannico Chris Froome è partito in solitaria a tre GPM e 82 km dall’arrivo e ha vinto la maglia rosa…

“Il punto è che non si capisce abbastanza come lo sport, in generale e più di altri, sia un campo davvero essenziale per osservare i fenomeni psicologici. La convinzione, come dico sempre, viene sempre prima dell’azione. Si chiama autoefficacia ed è un concetto di Bandura che è stato molto studiato. Albert Bandura era un Guru del settore. Non c’è azione senza pensiero convinto. Quando Froome fa quell’azione, prima di farla devi essere convinto di avere il potenziale, altrimenti di sicuro non la farai. Ed eviterei di fare commenti sul doping ecc. I più forti erano i più forti, e in una certa fase storica il doping era molto diffuso… tutti?”

Paolo Benini

Comunque, andiamo. Oggi vogliamo portarvi su una piccola cosa dove dovete essere assolutamente preparati, perché oltre a giocare a Fontegiusta avrete avuto anche un paggio su Istrice o qualcos’altro… Il Palio, il nostro Palio. I fantini sono gli unici soggetti che devono dare una migliore prestazione mentale durante la propria prestazione?

“BENE! Il Palio sembra una cosa a parte. Ma c’è un’osservazione che voglio fare: una volta molti di noi erano dentro il Palio, chi più chi meno, ma dentro. Oggi molti, a causa dei profondi cambiamenti sociali, entrano solo in quei giorni ed è un po’ come un palcoscenico teatrale. Ci sono mille altri interessi, molti lavorano fuori Siena e ritornano in quei giorni. Uno dei miei figli, a 15 anni, è stato a Singapore per 20 giorni per fare le prime Olimpiadi della Gioventù, l’altro a Buzios per un campionato del mondo giovanile. Alla loro età mi chiedevo cosa fosse un aereo e mi sembrava un’avventura andare in treno a Firenze. Sinceramente tutta questa conservazione che tende a mantenere inalterata la dimensione del tempo mi sembra trasformare il Palio in uno spettacolo teatrale”.

“Non posso essere messo in dubbio come conservatore – continua Paolo Benini – ma serve una filosofia che guidi azioni più moderne e coinvolgenti oltre i quattro giorni… insomma potrei dire molto di più e molto peggio, ma concludiamo qui dicendo che non credo sia una bella prestazione… I fantini? Beh, dal mio punto di vista, leggendo o ascoltando le interviste, sono in pochi ad avere la vera scintilla. Anche guardando la gara ho la sensazione di vederne solo due/tre sempre presenti a se stessi.”

In un partito come il nostro, dove a volte perdere è importante quanto vincere, o addirittura è equiparato, come viene attribuito il quoziente “al di là di ogni vittoria”?

“Non c’è problema. Oltreogni vittoria parla di un metodo che parte dallo sport per arrivare alla gente comune. Una volta stabilito l’obiettivo, oltre ognivittoria è il modo in cui lo fai quindi se l’obiettivo è far perdere la gente devi farlo bene”.

Per il fantino c’è anche il fattore “paura”. Paura della scelta nell’impegno agonistico, paura delle conseguenze. Un’emozione che sembra essere dominata solo dalla “tedesca” Tittia. Quali sono i tuoi suggerimenti?

“La propria abilità è determinata dalle proprie capacità, dalla fortuna che, se sei capace, la incontri più facilmente e dall’incapacità degli altri. Il predominio di Tittia non dovrebbe accendere un dibattito su di lui ma sugli altri che sembrano essere comprimari. Dovrebbero chiederselo invece di accettare una scala di valori che li relega al ruolo di essere di servizio. C’è chi lo fa o ci prova, ma la maggior parte viaggia su valori che ritiene consolidati. Il record di salto in lungo di Città del Messico (Robert Beamon, 8.90, 1968) è stato battuto quando qualcuno ha iniziato a dire che poteva essere battuto; quel qualcuno era Carl Lewis anche se poi è stato qualcun altro a battere quel record (Mike Powell, 8.95, Tokyo, 1991)”.

Se una persona come te aiutasse un fantino a tenere acceso il suo impegno, quali considereresti i pericoli maggiori: l’attraversamento della pista molto caldo durante la sfilata, quei venti e trenta minuti di attesa che il petardo esploda all’ingresso, il rituale estenuante della mossa. Sono momenti in cui il cervello cuoce…

“Ho lavorato con alcuni fantini. Tre per l’esattezza. Questi aspetti fanno parte della corsa e devi essere allenato per gestirli. Un atleta olimpico di vela può stare in mezzo al mare fino a 4/5 ore aspettando che arrivi il vento e poi magari non fare niente perché il vento non arriva. E questa “musica” può essere ripetuta fino a sei giorni consecutivi. Un nuotatore di fondo dei 1500 metri nuota oltre 2500 km all’anno in allenamento e fa 10 sedute di allenamento a settimana. Le ragazze del sincronizzato fanno blocchi di allenamento di 9/10 ore al giorno per 20 giorni consecutivi. I fantini? Quelli che indichi sono momenti importanti in cui puoi pagare un prezzo se non sei pronto.”

Un fantino è un super-atleta o un uomo che ha trovato il modo di lavorare sodo e vivere abbastanza bene?

“Credimi, fanno molto poco rispetto ad altri veri atleti. Il punto è che a volte vediamo una corsa di 100m stile libero in 46″80 (il record attuale detenuto da Pan Zhamle) e in quei pochi secondi non vediamo le ore e gli anni di allenamento che ci vogliono per pensare anche solo di poterci arrivare. Ognuno deve essere valutato nel suo contesto. Quindi, sì, si guadagnano da vivere facendo la cosa giusta.”

Martina Carrara

So che ti piace essere spericolato. Come tutti voi studenti della mente. Mille anni fa, prima che l’evoluzione fosse solo tecnologica, si era evoluto lo studio dei poteri della mente. Qualcuno sostiene che quando decine di migliaia di menti tutte insieme pensano la stessa cosa – e nel Palio le cose a cui pensare sono due o tre – si agitano le energie. Qualcuno ricorda qualche fenomeno che può essere classificato come poltergeist. Siete per il negativo assoluto o avete considerazioni da offrirci?

“Una volta ho letto un libro in cui si diceva che da qualche parte il fatto che un popolo pregasse insieme aveva ridotto il numero dei crimini. Penso che ci sia un’interconnessione un “entanglement” come menzionato nella fisica quantistica. Sfortunatamente, per quanto mi sforzi, non riesco a studiare tutto. È la mia grande preoccupazione, mi piacerebbe davvero saperne di più”.

A questo punto ci salutiamo chiedendovi la grazia per i campioni “beyondevervictory” degli ultimi giorni…

“Mi ha commosso la foto di Martina Carraro al Foro Italico ai Sette Colli, dove non ha raggiunto il minimo olimpico, ricevendo l’omaggio del pubblico e molto probabilmente dicendo addio al nuoto. Un decennio di nuoto stellare”.

(In copertina, la foto della trasferta al quarto round è di Giulia Brogi, la foto di Martina Carraro al Trofeo Sette Colli è di Corsia4)

 
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