“Politiche condivise per incrementare il consumo di olio d’oliva” – .

“Politiche condivise per incrementare il consumo di olio d’oliva” – .
“Politiche condivise per incrementare il consumo di olio d’oliva” – .

Nell’ambito della prima edizione del Congresso mondiale dell’olio d’oliva che si è tenuto a Madrid, Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola e Vice Presidente del Comitato Consultivo del Consiglio Oleicolo Internazionaleha evidenziato tre dinamiche diverse che caratterizzano l’olivicoltura mondiale. Innanzitutto la difficoltà nell’aumentare il consumo di olio d’oliva nel mercato dell’Unione Europea che è il principale produttore e consumatore a livello mondiale; in secondo luogo la necessità di attuare tutte le azioni possibili per consolidare il fenomeno in atto da diversi anni che vede l’aumento del consumo di olio d’oliva nei paesi non produttori; infine la sfida di intensificare la cooperazione tra i paesi produttori di olio d’olivadefinire regole di condotta e pratiche commerciali e di marketing responsabili, tali da corrispondere alle esigenze dei consumatori e della società civile.

Consumo nell’Unione Europea

Gennaro Sicolo

“Ci sono tendenze divergenti nel consumo di olio d’oliva all’interno dell’Unione Europea”, ha spiegato Sicolo, “con l’aumento registrato nei paesi non produttori, in contrasto con il calo nei paesi produttori. Nel 2005, il consumo pro capite nei quattro principali paesi produttori (Spagna, Italia, Grecia e Portogallo) era di 13,7 chilogrammi, sceso a 8,4 nel 2021. Nello stesso periodo di tempo, tutti gli altri paesi membri dell’Unione Europea hanno aumentato il consumo da 0,7 a 1,1 chilogrammi pro capite”.

I paesi non produttori hanno avuto una quota di consumo pari all’11,8% in media nel biennio 2005-2006, aumentata al 15,7% nel biennio 2021-2022. Nel complesso, a livello di Unione Europea, il consumo di olio d’oliva è rimasto stabile a circa 1,5 milioni di tonnellate all’anno, nel periodo 2012-2022, con un consumo pro capite che si è stabilizzato a 3,5 chilogrammi. “Alla luce di questi dati – ha aggiunto Sicolo – Forse non è sbagliato credere che ci sia un problema di mantenimento delle vendite di olio d’oliva a lungo termine nell’Unione Europea. È necessario passare allo sviluppo di interventi e iniziative per invertire la tendenza attuale e promuovere così un’ampia diffusione dell’uso dell’olio d’oliva da parte dei consumatori europei e mondiali”.

La dinamica

“C’è una crescita significativa nel commercio mondiale di olio d’oliva – ha avuto modo di sottolineare il presidente di Italia Olivicola – con un volume di scambi commerciali quasi quadruplicato negli ultimi trent’anni. Negli ultimi anni fenomeni esterni al settore come Covid, guerre, cambiamenti climatici e altri (ad esempio, pratiche sempre più Green) hanno influito su un profondo squilibrio, che va monitorato per valutarne la persistenza negli anni. La prima necessità è convincere le istituzioni nazionali e sovranazionali a salvaguardare le regole del libero scambio, evitando il ricorso a misure protezionistiche e il ricorso a guerre commerciali. È necessario tenere conto delle condizioni specifiche e del funzionamento del mercato nei vari Paesi, analizzando le variabili sociali e culturali, le preferenze dei consumatori, l’organizzazione della filiera alimentare, le regole commerciali nazionali”.

Più trasparenza

“Per affrontare queste sfide – ha concluso Sicolo – gli operatori del settore olivicolo devono analizzare e comprendere le esigenze dei consumatori e della società civile, orientarsi verso la transizione ecologica dei sistemi agricoli; avere informazioni corrette e trasparenti sulla qualità, sui metodi di produzione, sull’origine e sulla genuinità della produzione; fare affidamento su prodotti sani, con caratteristiche che migliorano il benessere dei consumatori e ottenuti nel rispetto dei diritti sociali dei lavoratori; sostenere prezzi equi, coerenti con le caratteristiche di qualità, salubrità e valori nutrizionali del prodotto”.

 
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