Se potessi dire addio, il flop drama su Canale 5 con Garko è davvero così brutto? Spoiler: sì – MOW

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Ddiretto dai coniugi Simona Izzo e Ricky Tognazzi, Se Potessi Dirti Addio, in definitiva, non si discosta dalla classica lunga fiction di aria fritta e sospiri che Mediaset propone al suo vorace pubblico in prima serata ormai da decenni. Ma ancora più dolorosamente in slow-motion. Gabriel Garko, incredibile, interpreta il ruolo del bell’uomo, questa volta senza nome: ci viene presentato come “Paziente 13”, un Marcantonio ricoverato in psichiatria per perdita di memoria dopo un misterioso incidente. Ad assisterlo è la bellissima dottoressa Anna Safroncik, specializzata in “grandi traumi” e quasi primaria dell’ospedale. “Quasi” perché, alla vigilia del giorno della sua nomina, dopo aver salvato una bambina dal suicidio, il marito, architetto, muore falciato da un pirata della strada. Lei, quindi, si ritrova con due figlie piccole e impertinenti sulle spalle, mentre dedica la sua vita alla ricerca di chi ha ucciso la sua dolce metà. E, ogni tanto, lavora. Perché, essendo donna, è Wonder Woman, può fare qualsiasi cosa.

Il rapporto tra una tale neuropsichiatra, Elena Astolfi, e il Paziente 13 è pieno di tensioni, chiaramente anche sessuali. Lui, irritabile e ambiguo, viene affidato alle sue cure dopo un anno di ospedale perché Safroncik “è l’unico che può salvarlo”. In effetti, produce incredibili colpi di genio. Come, ad esempio, riportarlo per la prima volta nel luogo dove è stato trovato in fin di vita, una piccola spiaggia sotto un cavalcavia, per vedere se gli succede qualcosa. Una mossa basilare quella del giaguaro che però, in 365 giorni, non era mai venuta in mente a nessuno dei colleghi del medico. Tutti con lauree comprate al discount, immaginiamo. La buona notizia è che, attraverso questa tecnica della castagna, al paziente 13 vengono restituiti ricordi sfocati. E, cosa più importante, inizia a fare sogni bagnati sul terapeuta. Memorabile, quella in cui il nostro uomo emerge nudo dalle acque del mare, come la Venere di Botticelli, ed estrae chissà dove, un paio di occhiali per infilarseli e mettere a fuoco lei, Elena Astolfi, che lo aspetta sul la riva in un prendisole bianco. È chiaro, insomma, che prima o poi se la caveranno. Con tutto il rispetto per il fatto che lei lo sospetta responsabile della morte del marito architetto. Le figlie però approvano perché vale quanto e più di un bonifico bancario. BENE.

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