Allarme assicurativo, la bolla Conte-Gualtieri è il nuovo Superbonus – Il Tempo – .

Allarme assicurativo, la bolla Conte-Gualtieri è il nuovo Superbonus – Il Tempo – .
Allarme assicurativo, la bolla Conte-Gualtieri è il nuovo Superbonus – Il Tempo – .

Luigi Bisignani

02 giugno 2024

Caro direttore, il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, non lo dice ma lo pensa: è peggio del Superbonus, prima per i conti pubblici e poi per le banche stesse. Rischia infatti di far scoppiare la bolla delle garanzie assicurative concesse alle imprese durante il Covid. Altro regalo della calda coppia Conte-Gualtieri, ribadita dal trio delle meraviglie Draghi-Franco-Giavazzi. Va quindi in scena una versione Made in Italy de “La Grande Corto”, film sulla crisi dei mutui subprime del 2007-2008 in America. Il confronto terrorizza Meloni e Giorgetti, in gioco potrebbero esserci fino a 300 miliardi di prestiti bancari garantiti da Sace e Mediocredito Centrale. Sia Sace, attraverso “Garanzia Italia”, sia MCC, con il “Fondo di Garanzia PMI”, a partire dal 2020 hanno fornito garanzie alle banche che hanno concesso finanziamenti alle imprese, grandi e piccole, con coperture dal 90 al 70% a seconda del fatturato e del numero degli impiegati. Le cose però sembrano essere sfuggite di mano perché sono andate avanti ben oltre la fine dell’emergenza pandemica. Un’altra bomba quindi sui conti dello Stato pronta ad esplodere e far saltare il bilancio pubblico. Come il Superbonus, anche la “Garanzia Italia” di Sace è nata sotto la stella del governo Conte (il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri) nel decreto “Liquidità”. Il meccanismo ha contribuito a deresponsabilizzare sia la rigorosa valutazione del merito creditizio sia la stessa gestione del credito, consentendo anche l’alleggerimento di accantonamenti che in parte hanno prodotto alla banca extra profitti noti a tutti. L’allora presidente della Sace, Rodolfo Errore, si era battuto affinché “la Garanzia” non venisse sprecata come una pioggia rinviando anche un prestito all’ex Fiat; Sace invece ha offerto garanzie anche ad aziende la cui solvibilità suonava come un’amicizia e così è stato anche per alcuni settori che la stessa Sace considerava pericolosi. Alcuni esempi: dalle garanzie da 4,95 miliardi per sostenere il settore dell’energia fossile solo nel 2023 in piena fase di sviluppo, invece, della green economy; al caso Cimolai, da quanto emerge il più grande soggetto unico al quale Sace ha dato il via libera ad un accordo, esponendosi per 134 milioni di euro; fino alla Benetton, che ha concesso 135 milioni di euro, ma la cattiva gestione dell’azienda è stata denunciata nei giorni scorsi dalla stessa famiglia proprietaria. La stessa Corte dei Conti, nella sua relazione annuale «ribadisce la necessità che gli organi sociali e l’azionariato monitorino attentamente l’evoluzione della concentrazione dei rischi assunti da Sace». Alessandra Ricci, amministratore delegato di Sace e apparentemente in cattivi rapporti con Palazzo Chigi e con Cassa Depositi e Prestiti, prima di assumere l’attuale incarico su nomina dell’ex ministro Daniele Franco, era a capo di Garanzia Italia. A consolidare i timori nel bilancio 2023 di Sace, annunciato solo in un comunicato ma mai pubblicato, è la decisione dell’amministratore delegato di allontanare manager di grande esperienza. Tra questi c’è il CFO Michele De Capitani, sostituito da Chiara Maruccio che – smentendo i tanti commenti letti online secondo cui la sua carriera in Sace va a rilento – in soli due anni ottiene due promozioni: nel 2023 diventa Chief Risk Officer e nel marzo 2024 CFO, in rapporto diretto con Ricci che ha allontanato anche Cristina Morelli, amministratore delegato Business Corporate, in Sace dal ’98 e apprezzata dal cda e dal presidente Filippo Giansante, anch’egli ora in disgrazia. All’elenco si aggiungono Simonetta Acri e Letterio (detto Erio) Merlino.

Il “headcutter” ha predisposto anche un piano di smart working permanente, a discapito dell’efficienza delle pratiche e di cui tutti i soggetti interessati notano la lentezza. La Ricci, cresciuta all’ombra del Pd, ora è alla ricerca di un nuovo incarico e tra lo stupore generale è stata vista saltellare al congresso del trentesimo anniversario di Forza Italia. Del resto, allargando il discorso, il canarino nella miniera che serve a saggiare la qualità dell’aria degli interventi pubblici sul mercato del credito sembra davvero morto. AMCO, la società pubblica che ha rilevato gran parte dei portafogli crediti delle banche in difficoltà, lo ha svalutato per 422 milioni su 529 milioni di valore nel 2021. Non male per un’azienda che quando va bene produce utili per 42 milioni. .

La società nasce da una teoria della Banca d’Italia che, per nascondere le proprie carenze di vigilanza, aveva convinto il governo italiano che il mercato secondario dei crediti problematici era preda di speculatori senza scrupoli e con un “approccio paziente” i crediti ceduti dalla Banca le banche allo Stato si sarebbero valorizzate. La verità è che le perdite di AMCO sono aiuti di Stato mascherati e non sostenibili nel lungo periodo, un suL..qperbonus per le banche, un velo pietoso per Banca d’Italia. Ma il canarino morto è un segnale d’allarme per tutte le politiche di sostegno e incentivazione messe in atto con l’intervento dello Stato, che al primo segnale di difficoltà delle imprese finanziate finisce per essere sottoposto all’escussione delle garanzie Sace e MCC da parte delle banche . È scattato l’allarme alla Ragioneria Generale e all’ufficio economico di Palazzo Chigi diretto da Renato Loiero, hanno capito di trovarsi di fronte ad un nuovo potenziale Super Hole dopo quello dei bonus edilizi, solo che questa volta la quantificazione non è facile e è potenzialmente esplosivo. Forse proprio per questo e dopo la problematica missione in Italia del Fondo monetario internazionale, il ministro Giancarlo Giorgetti sta per gettare la spugna: non vuole diventare il capro espiatorio dei suoi predecessori a pochi mesi da una situazione finanziaria ingestibile.

 
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