Eolico, così l’Italia perde il treno delle rinnovabili. E la Sardegna protesta contro i nuovi impianti – .

Eolico, così l’Italia perde il treno delle rinnovabili. E la Sardegna protesta contro i nuovi impianti – .
Eolico, così l’Italia perde il treno delle rinnovabili. E la Sardegna protesta contro i nuovi impianti – .

“L’Italia è significativamente indietro nello sviluppo dell’energia eolica offshore e onshore rispetto alle sue sorelle europee”. Lo scrive Legambiente in un servizio pubblicato in occasione del “Global Wind Day”, la giornata mondiale del vento che celebra l’energia eolica. Sulla base dei dati Irena e Terna, nel 2023, Germania (3.296 megawatt), Paesi Bassi (1.994 MW) e Paesi Bassi (1.994 MW) guideranno la top ten dei 10 paesi europei che hanno registrato i maggiori nuovi impianti eolici onshore, rispetto al 2022. e Svezia (1.973 MW). L’Italia è solo decima con 487 MW di nuove installazioni, surclassata anche dalla Grecia e raddoppiata dalla Spagna (914 MW di nuove installazioni). Prendendo come parametro la capacità installata totale per abitante, le cose vanno ancora peggio: con 12.345 MW di capacità installata totale, l’Italia è solo diciottesima con 0,21 kW/abitante mentre i Paesi del Nord Europa viaggiano ben al di sopra della media di 1 kilowatt.

Eolico: Italia in grave ritardo

Legambiente denuncia soprattutto lo stallo dell’energia eolica offshore, cioè dei parchi eolici in mare aperto. A fronte di “un solo parco eolico attivo, quello di Taranto”, risultano “zero progetti finora autorizzati tra gli 87 segnalati” sul portale del ministero dell’Ambiente. Anche sul settore offshore siamo decisamente indietro: l’Italia è infatti quartultima tra gli 11 Paesi europei in cui sono installati impianti eolici offshore con appena 30 MW di capacità installata totale mentre i due Paesi più virtuosi, Germania e Paesi Bassi, sono molto indietro addirittura 8.536 MW e 4.739 MW. L’associazione ambientalista sostiene che l’Italia ha un potenziale di 207,3 Gw, ma finora questo enorme potenziale non è stato sfruttato e il benestare dato dal Ministero dell’Energia è stato un “grave errore”. Ambiente al decreto aree idonee che lascia libere le Regioni di limitare rinnovabili ed eolico.

Proteste contro gli impianti eolici in Sardegna

È nota la resistenza delle comunità locali all’installazione di turbine eoliche. E sabato, in occasione del “Global Wind Day”, in Sardegna centinaia di persone sono scese in strada intorno alla basilica di Saccargia, a Codrongianos (provincia di Sassari), per dire no “all’invasione energetica dell’isola”. La location non è stata scelta a caso: è prevista l’installazione di nuovi impianti eolici a Codrongianos, che la Regione aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato per la vicinanza alla basilica e a diversi nuraghi e siti archeologici. “Stanno compromettendo i nostri monumenti”, dicono i manifestanti. Che contestano i nuovi impianti e parlano di speculazioni.

“Le torri del vento che vorrebbero essere costruite sulle nostre colline e pianure raggiungono oltre i 200 metri di altezza, con pale sempre più lunghe, visibili da decine di chilometri di distanza” si legge nel post di un attivista rilanciato sui social da ‘Territorio di Uta comitato di difesa». Secondo i manifestanti, in Sardegna ci sarebbero richieste per 56 Gw, mentre il fabbisogno energetico dell’isola arriva a malapena a 2,5 Gw. Da qui l’accusa di speculare sull’isola.

Un malcontento che non viene ignorato dalla classe politica locale. Solo a maggio il consiglio regionale guidato da Alessandra Todde (M5s) ha approvato un disegno di legge che sospende per 18 mesi la costruzione di nuovi impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, come le turbine eoliche. Nei giorni scorsi i consiglieri sardi di Fratelli d’Italia hanno invece presentato una proposta che prevede lo stop agli impianti nelle zone classificate come agricole. L’obiettivo è fermare subito quello che il capogruppo, Paolo Truzzu, non ha esitato a definire “un vero e proprio assalto alla Sardegna che minaccia l’ambiente e il paesaggio dell’isola, in nome della transizione energetica”.

 
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