dove costano di più – .

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La corsa non si ferma affitti costosi: in alcune grandi capitali il costo di un appartamento in contratto di locazione con tariffa gratuita può ammontare a quasi la metà dello stipendio di un dipendente. Fra 2018 e il 2023 il peso medio del canone di locazione reddito da lavoro dipendente nei capoluoghi di provincia si passa dal 31,6% al 35,2%segnando una media di +3,6%. In alcune città si arriva al 40% con punte fino al 46%.

Nota metodologica

I dati provengono da un sondaggio di Domenica 24 ore, che ha incrociato i dati dell’Omi (Osservatorio del mercato immobiliare) con le statistiche fiscali del Dipartimento delle Finanze. L’andamento dell’inflazione è stato poi confrontato con il reddito da lavoro dipendente dichiarato nel 2023 (relativo all’anno d’imposta 2022) che è aumentato del +6,5% in valore nominale rispetto al 2018.

Le città più costose

A Milano gli affitti elevati gravano sul 37,4% sullo stipendio medio di un dipendente: per un nuovo contratto un inquilino deve pagare in media € 1.122 euro al mese, 267 in più rispetto al 2018. A Firenze 967 euro (46%). A Bologna l’incidenza è 40,2%.

In generale, lo stipendio medio mensile nelle capitali italiane è stato di 615 euro nel 2018. La cifra nel 2023 è salita a 731 euro. Sono stati registrati picchi ascendenti Vicenza (+8,5%) è a Bologna E Milano (entrambi a +6,3%).

L’aumento degli affitti, nota il quotidiano, ha superato anche l’andamento dell’inflazione: se affitti e costo del denaro fossero andati di pari passo, gli affitti medi nelle capitali italiane si sarebbero fermati a 715 euro, invece di salire a 731 euro . Gli affitti hanno quindi superato l’inflazione del +2,24%.

Un aiuto dalla cedolare secca

L’imposta forfettaria esclude la possibilità per i proprietari di aggiornare automaticamente l’affitto in linea con l’inflazione. Pertanto gli inquilini che hanno sottoscritto questa forma di contratto d’affitto sono stati meno colpiti dall’andamento dei prezzi. Sono 2,79 milioni gli affitti con cedolare secca in Italia, a fronte di 3,65 milioni di case affittate da persone fisiche. Un’altra arma nelle mani degli inquilini è la possibilità di optare per affitti a canone concordato in cui il proprietario si impegna a riscuotere meno, applicando massimali prestabiliti, ma ritrovandosi a pagare meno tasse (10% contro il 21% applicato secondo il regime fiscale forfetario).

Bonus affitti

In questo stato di cose, i bonus affitto per gli inquilini a basso reddito hanno poco impatto: il beneficio medio si aggira intorno 171 euro. Nelle ultime dichiarazioni dei redditi sono utilizzati da oltre 1,2 milioni di lavoratori dipendenti, con reddito fino a 31.000 euro. Gli affitti elevati non gravano solo sulle famiglie a basso reddito che vivono nelle zone più periferiche, ma anche sulla classe media che ha visto diminuire le proprie possibilità negli ultimi anni.

Salvare 13 comuni

13 capoluoghi di provincia si sono salvati dalla corsa al rialzo degli affitti. Il record lo segna Pescara con un impatto medio sulle retribuzioni dei dipendenti di -126 euro al mese. Continua Venezia con -72 euro. Ma attenzione: su questo parametro influiscono sia l’andamento degli affitti, sia l’andamento delle buste paga.

 
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