CA’ INUA, quando la casa si fonde con il territorio – .

CA’INUA è il nome di un volume su due livelli, in pietra e legno, che affonda le sue radici nella montagna con la quale sembra formare un tutt’uno. A Marzabotto, località dell’Appennino bolognese abitata fin dall’antichità, Architettura ciclostile firma un progetto di grande spessore concettuale, ottenuto da demolizione e ricostruzione della vecchia casa del contadinooggi trasformato in sede e spazio di ricerca del collettivo artistico Panem et Circenses. Sono diverse le suggestioni che hanno ispirato Giacomo Beccari, Gaia Calamosca e Alessandro Miti – alla guida di Ciclostile Architettura dal 2009 – ma provengono tutte dalla storia e dalle specificità del luogo. Dall’antica città etrusca della zona, Kainua, risalente al VI secolo a.C. da cui il progetto prende il nome, dalle caratteristiche tipiche dei casolari di montagna, ed infine da un significato più spirituale: Inua è una parola nella lingua Inuit che significa “l’essenza di tutte le cose”, il principio di armonia tra i viventi.

Fabio Mantovani

CA’ INUA, progetto di Ciclostile Architettura

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Fabio Mantovani

CA’ INUA, progetto di Ciclostile Architettura

“La bellezza e l’imponenza del paesaggio in cui è inserito il progetto richiedevano un approccio delicato e attento” – spiegano gli architetti – “il nuovo edificio doveva presentarsi come un oggetto senza tempo, un elemento del paesaggio naturale”. CA’ INUA si sviluppa su due livelli occupando a superficie di 400 mq, dove il piano terra è parzialmente interrato per rafforzare quel legame tra edificio e natura. Ricavate dalla demolizione e recuperate, le pietre sono state riutilizzate per il nuovo muro a vista al piano terra, elemento di collegamento tra la nuova abitazione e il fienile, oggi adibito a magazzino per le attività agricole. La nuova porzione, con struttura in pannelli X-LAM, si affaccia sul fronte principale solo al primo piano, inserendosi con delicatezza in un paesaggio fortemente caratterizzato.

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Fabio Mantovani

CA’ INUA, progetto di Ciclostile Architettura

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Fabio Mantovani

CA’ INUA, progetto di Ciclostile Architettura

CA’ INUA appare come un oggetto solitario, capace di esprimere a intenso rapporto con la geologia del paesaggio montano. “Il rivestimento è in legno bruciato, una tecnica antica che ritroviamo non solo nel nostro Appennino, ma anche in tanti altri luoghi del mondo, legata indissolubilmente al territorio, ma proiettata ovunque”, continuano gli architetti, spiegando come ogni elemento abbia è stato ottimizzato per esprimere la sua essenza materica: “internamente la dialettica tra superfici “dure”, come il cemento della zona giorno e i mosaici dei bagni, e “morbide”, come il legno di abete utilizzato per pavimenti e rivestimenti, richiama l’essenzialità e l’austerità del luogo’, concludono.

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Fabio Mantovani

CA’ INUA, progetto di Ciclostile Architettura

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Fabio Mantovani

CA’ INUA, progetto di Ciclostile Architettura

All’interno, la distribuzione degli spazi è dettata dalle caratteristiche intrinseche del luogo: i locali di servizio sono disposti sul fronte nord, mentre a sud la zona giorno con cucina al piano terra e le camere al piano superiore godono di ampie aperture. Le finestre del piano terra sono semplicemente schermate dallo sbalzo del primo piano, mentre quelle delle camere da letto sono dotate di sistema di oscuramento. Al di là massimizzare l’apporto energetico nelle stagioni fredde e per evitare l’irraggiamento diretto in quelle calde, queste aperture offrono una vista mozzafiato sulla valle. Tutta la casa è coibentata con un cappotto in fibra di legno di grosso spessore che permette di utilizzare per il riscaldamento/raffreddamento solo un impianto ad aria, alimentato da pannelli fotovoltaici posti sul tetto del fienile per mitigarne l’impatto. L’acqua piovana viene raccolta in cisterne e riutilizzata per irrigare i campimentre l’impianto di depurazione è costituito da un fitodepuratore che funziona grazie a due laghetti adiacenti all’abitazione.

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Primo piano del volto di Giulia Ossola

Milanese. Parlo molto, in generale, e scrivo molto, in particolare di architettura, interni e design. Laureato in Filosofia, ho iniziato a lavorare nella redazione di Il giornale già durante l’università, prima alla Cronaca di Milano e poi allo Sport. Ho sempre amato sfogliare le riviste casalinghe e dal 2009, per qualche anno, faccio parte della redazione di Living-Corriere della Sera. Successivamente, ho scritto per Cabana, ViviMilano, Icon Design, The Good Life, Salone.Milano. Ho gestito diversi progetti di comunicazione digitale per brand del settore, scritto piani editoriali per i social network di architetti e aziende, contenuti per siti web, cataloghi, newsletter, interviste: tutte cose che continuo a fare nel mio (poco) tempo libero. Scrivere mi rilassa e la curiosità mi porta a conoscere nuove persone e storie. Attualmente lavoro come copywriter in un’agenzia di comunicazione, seguendo architetti e aziende del settore, cercando sempre di far emergere il loro pensiero e la loro personalità dietro ogni progetto.

 
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