Mario Martone racconta la lezione della diva – .

Mario Martone racconta la lezione della diva – .
Mario Martone racconta la lezione della diva – .

Per Sofia Loren Il 2024 non è un anno qualsiasi. E’ l’anno di un compleanno “tondo” e importante. Ma è troppo presto per farle gli auguri: è uscito il nuovo numero (608) di Bianco e nero, la storica rivista edita dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dalle Edizioni Sabinae, non è una celebrazione, ma qualcosa che finora è mancato al giornalismo cinematografico italiano. Un’analisi critica, affidata a studiosi di assoluta competenza, della carriera di questa grande attrice che non solo è la diva italiana più apprezzata nel mondo, ma è stata tout court la diva più famosa del mondo, senza bisogno di specificare la sua nazionalità , tra gli anni ’50 e ’60.

Sophia Loren fotografata da Angelo Frontoni, autore anche degli altri ritratti presenti in questa pagina

Dall’esordio nel fotoromanzo all’Oscar per La ciociaradalla sua ricca carriera a Hollywood ai film con Vittorio De Sica E Ettore Scolail numero – a cura di Piera Detassis – analizza il “fenomeno Loren” senza tralasciare i rapporti con il mondo della moda e la sapiente “costruzione” del personaggio messa in atto da lei e dal marito produttore Carlo Ponti. Contiene anche un inserto di foto a colori dallo sfondo Angelo Frontoni, il celebre “fotografo delle stelle”, conservato al Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino. E non mancano le testimonianze d’autore: quelle di Natalia Aspesi, Paola Cortellesi, Maurizio Ponzi E Gianni Amelio e quello che ti proponiamo Mario Martone. Con una lettera inedita (ma non privata, perché indirizzata a diversi giovani registi) di cui Martone spiega nel testo la provenienza. Bianco e nero sarà nelle librerie il 6 maggio. Martedì 7 maggio sarà presentato al Palazzo delle Esposizioni di Roma, alle 18, alla presenza del presidente del CSC Sergio Castellitto.

L’attrice che voleva, ardentemente, essere la più grande

di Mario Martone

Qualche giorno fa, cercando una determinata cosa, ho aperto le cartelle contenenti i materiali di Morte di un matematico napoletano e mi sono imbattuta in una lettera di Sophia Loren: “Agli studenti di cinema, ai giovani registi”. Una sua lettera dal suo pugno, come non usa più oggi. Era il 1982, l’occasione era il NICE, festival del cinema italiano a New York di cui Sophia Loren avrebbe dovuto essere la madrina. Qualcosa le aveva impedito di lasciare l’Italia all’ultimo momento e così ci ha scritto. Quando ho visto la lettera ho pensato: peccato, avevo perso l’occasione di incontrarla di persona, ma poi mi sono detto che forse ci avevo anche guadagnato qualcosa, perché lasciare i miti nel loro orizzonte leggendario e inavvicinabile è spesso la cosa giusta cosa da fare Fare. E Sophia Loren è prima di tutto un mito.

Lettera di Sophia Loren in occasione di Nizza a New York, 1982

Da napoletano, le tracce di questa semi-divinità mi sono apparse chiare fin da ragazzo, ed è impressionante come siano ancora presenti, anche semplicemente passeggiando per le strade di Napoli. Fotografie, scritti, insegne di ristoranti a lei dedicati, l’immagine di Sophia è una delle principali del politeismo napoletano, insieme a Totò, Eduardo, Peppino, Maradona, Massimo Troisi e Pino Daniele. Passeggiando lungo i vicoli nei pressi della Pignasecca ci si imbatte in una porticina accanto alla quale c’è una targa: “Filumena Marturano qui nacque e visse” e sotto, dipinto sul muro, c’è il volto in bianco e nero di Sofia.

La targa dedicata a Filumena Marturano con stencil del volto di Sophia Loren in Vico Pallonetto San Liborio a Napoli

Filumena, personaggio immaginario interpretato dalle più grandi attrici napoletane, si incarna nella realtà attraverso il volto di una sola di loro, la quale a sua volta si astrae dalla realtà perché è una semidea. In quante altre città può succedere una cosa del genere? Per chiunque a Napoli imbattersi in quella lapide sembra naturale.

Quindi non averla incontrata di persona può essere stata anche una fortuna, cosa che ha protetto l’aura del mito. Ma poi c’è la conclusione della lettera: «Siate ambiziosi nei vostri progetti ma aperti agli insegnamenti, soprattutto siate determinati fino all’ostinazione». L’altra faccia della medaglia del mito. La donna. L’attrice che ha voluto, ha voluto fortemente, essere grande, la più grande, contro tutto e tutti, anche contro la propria incredibile bellezza, che avrebbe potuto bastarle ma che non le è mai bastata, alla ricerca ostinata del profondo dell’anima, del quella ottenuta in modo straziante nel film con cui ha meritato l’Oscar, La ciociara di Vittorio De Sica.

Oggi la osservo da lontano, continuando a dibattere tra il rammarico di non conoscerla e la gioia di contemplarla nel mito. Appare e scompare. Ora sorride luminosa, ora un’ombra attraversa il suo bellissimo viso: tutte le sfumature dell’umano, tutto lo scintillio di una sirena.

 
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