“Viaggio in aereo.” La variante KP.3 dei nostalgici del Covid – .

“Viaggio in aereo.” La variante KP.3 dei nostalgici del Covid – .
“Viaggio in aereo.” La variante KP.3 dei nostalgici del Covid – .

“Covid, La variante KP.3 corre veloce: quello che sappiamo, i sintomi”, questo il titolo di un articolo di Adnkronos e non risale affatto al periodo più buio del terrore sanitario, bensì è stata pubblicata ieri, cioè a oltre 4 anni e mezzo dall’arrivo del Covid-19 in Italia.

Ora, prima di entrare nei dettagli di questo ancora un’altra esplosione di paura virale sulla stampa dobbiamo convenire che il tema infinito della pandemia sembra voler replicare quanto accade da noi da qualche decennio con il fascismo morto e sepolto. In entrambi i casi, l’occasione non è mancata per riaccendere un pericoloso ritorno di “fiamma” che esiste solo nell’immaginario interessato di chi intende specularci sopra.

Quindi, dopo aver combattuto contro un nemico invisibile, l’antifascismo militante si è sempre più consolidato un vasto fronte di pseudo studiosi e giornalisti con la nostalgia delle restrizioni sanitarie intento a contrastare la diffusione di un agente patogeno che ha fatto molti meno danni delle stesse restrizioni sanitarie.

In poche parole, chi ha scritto il pezzo ci avverte che “la variante Covid KP.3 corre veloce. Negli Stati Uniti – prosegue il giornalista – si tratta di una constatazione particolare perché, secondo le ultime proiezioni dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), sembra essere la versione più diffusa di Sars-CoV-2. Ma l’occhio esperto degli esperti che seguono le tracce dei mutanti del virus ex-pandemico si è già concentrato su uno dei suoi ‘discendenti’, KP.3.1.1. In un certo senso, questo sottolignaggio può avere delle “ali”. Sicuramente viaggiare in aereo. Ma anche dall’Italia? Forse, suggeriscono alcuni esperti”.

Ma non è tutto, continuando a leggere, scopriamo che esiste un colossale database planetario, chiamato Gisaid. Ebbene, dai suoi accertamenti emergerebbe che il sottovariante KP.3.1.1, presente in molti aeroporti americani, sarebbe il più numeroso tra i passeggeri spagnoli, come sostiene su X Andrea Urquhart, definita nell’articolo “uno dei tanti cacciatori di varianti attivi a livello globale”. Ma anche i nostri cacciatori di varianti sono in allerta. Tanto che quest’ultimo, in una rapida ricerca effettuata per l’Adnkronos Salute, precisa che al momento non esistono sequenze della suddetta variante depositata al Gisaid in Italia.

Eppure, secondo il cacciatore di varianti locale, Federico Gueli, in un aeroporto statunitense il 9 maggio è stata ripresa una sequenza di un passeggero proveniente dal Bel Paese. Ma questo pronipote dei cacciatori di vampiri, che invece di usare foglie di aglio e crocifissi, usa sofisticati microscopi elettronici, ci spiega che una sola positività «non è molto da poter già ipotizzare sulla circolazione nel nostro Paese. Essendo viaggiatori, potrebbe trattarsi anche di una persona che ha fatto un doppio viaggio, Spagna e poi Italia, quindi ha preso l’ultimo volo dal nostro Paese e quindi è stata registrata”.

Ma non basta, secondo Fabio Filippinidottorando presso il Centro Retrovirus dell’Università di Pisa, che collabora con Mauro Pistello, direttore dell’Unità di Virologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, vicepresidente della Società Italiana di Microbiologia, “Globalmente esistono 209 sequenze” del KP.3.1 .1.

D’altronde come ci avevano spiegato alcuni importanti virologi, tra cui il compianto Nobel Luca Montagnieri coronavirus hanno un’enorme capacità di mutare a grande velocità, se poi aggiungessimo l’errore colossale di una vaccinazione di massa effettuata in piena pandemia, che tende ulteriormente a forzare lo sviluppo di altre varianti, non faremmo altro che con una classica domanda : ma di cosa stiamo parlando?

Ciò che colpisce particolarmente è questa impressionante schiera di medici, operatori sanitari e scienziati di laboratorio che, invece di indirizzare il proprio impegno e le risorse a loro disposizione verso settori di cura molto più critici, continuano a giocare con il tracciamento e l’analisi di uno dei tanti virus con cui siamo destinati a convivere da qui all’eternità. Roba da non credere.

Claudio Romiti, 16 giugno 2024

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