La tempesta perfetta è, infatti, perfetta (o quasi perfetta). Cinema – .

La Tempesta Perfetta è su Netflix

In fondo non è colpa di Wolfgang Petersen: non è stato facile trovare un buon finale per la storia raccontata La tempesta perfetta, che se non finisse così, verrebbe ricordato come un film che rispecchia il suo titolo, cioè assolutamente perfetto. Dura due ore e dieci minuti, e fino alle due ore non fa niente di male. È la dimostrazione di come raccontare una storia vera piegandola alle esigenze del mezzo cinematografico e prendendosi le libertà necessarie senza mancare di rispetto a nessuno dei protagonisti. È uno dei migliori ruoli della carriera di Giorgio Clooney, nonostante non sia neanche lontanamente vicino al suo più famoso. È un grande film, che non arriva al 10 in pagella perché a un certo punto, per mancanza di alternative, cede alla tentazione di diventare una sorta di Titanico su un peschereccio.

La tempesta perfetta e accuratezza storica

La questione delle differenze tra realtà e finzione La tempesta perfetta (e nel libro da cui è ufficialmente tratto) se ne parla ormai da quasi un quarto di secolo, al punto da meritare un intero paragrafo sulla pagina Wiki del film e da aver scatenato le cause legali richieste dalle famiglie di due dei vittime. Non è questa la sede per entrare nel dettaglio e discutere punto per punto cosa è stato cambiato e perché; Tuttavia, c’è qualcosa di cui riteniamo valga la pena parlare. Come già raccontato a suo tempo, la discrepanza più grande tra quanto accaduto e quanto raccontato nel film di Wolfgang Petersen sta nella reazione della troupe all’arrivo dell’evento atmosferico che dà il titolo al film.

In parole povere: nel film, la troupe del Andrea Gail si rende conto del pericolo in cui si sta cacciando e lo comunica al personaggio interpretato da Maria Elisabetta Mastrantonio, che procede ad una chiamata d’emergenza allertando le autorità della situazione. In realtà, però, quella chiamata non è mai avvenuta, e non ci sono indicazioni che le persone a bordo dell’aereo fossero presenti Andrea Gail sapeva in cosa si stava cacciando. Inesperienza? Superficialità? Sfortuna clamorosa? Non lo sapremo mai, il punto è il modo in cui viene interpretato questo passaggio La tempesta perfetta è dieci volte più potente della realtà, dal punto di vista drammaturgico. Invece di un incidente, il tuffo nella tempesta si trasforma in un atto di coraggio e incoscienza, una sfida agli elementi, un tentativo disperato ma temerario di sconfiggere (o almeno sopravvivere) qualcosa di incontrollabile e troppo grande per essere persino concepito. È un approccio a Moby Dickche mette in soffitta la fredda notizia per trasformare il film in un’avventura.

E che avventura!

Il segreto di La tempesta perfetta è che, quando inizia quest’avventura e ci sballotta per quasi un’ora tra onde alte come un palazzo e venti che farebbero impallidire Trieste nei suoi giorni peggiori, anche noi siamo già a bordo della nave da un pezzo Andrea Gail. Quello di Petersen è uno dei ritratti cinematografici più belli che siano mai stati realizzati della vita in mare, e in particolare su una piattaforma semiarrugginita che affronta l’oceano nella speranza di tornare sana e salva e con un ricco bottino di pesci utile per sbarcare il vita dei disperati che vivono lì. Grazie alla progettazione delle scenografie, al tempo che il film impiega per farci conoscere tutti i personaggi, grazie agli attori coinvolti e anche al tempo che dedica a raccontare la vita di chi resta sulla riva in attesa il peschereccio per tornare. C’è ovviamente anche un po’ di retorica, ma usata con gusto e parsimonia, quanto basta per regalarci non semplici nomi, ma personaggi a tutto tondo – tra cui figura anche il Andrea Gail.

E così, quando comincia la tempesta, ci ritroviamo a tifare per il Capitano Billy Tine e il suo equipaggio: è vero che si trovano in una situazione estrema e che avrebbero fatto meglio ad evitare, ma La tempesta perfetta fa di tutto per farci capire perché in realtà non avevano alternative. Dietro ci sono anche discorsi socioeconomici, appena menzionati ma sufficienti a non far mai emergere il tipo di pensiero che da solo è capace di uccidere tali storie – il classico “lo hanno chiesto”. Vogliamo il Andrea Gail uscire vivi dalla tempesta, perché i nostri eroi (fallibili, imperfetti, irati, a volte anche un po’ stronzi) se lo meritano.

La tempesta perfetta e il finale imperfetto

E paradossalmente proprio questo è il motivo della fine di La tempesta perfetta E’ il suo punto debole. Di fronte alla fredda verità, ovvero al fatto che nessuno dei membri della troupe è sopravvissuto all’incidente, Wolfgang Petersen deve inventare un modo un po’ poetico per chiudere il film. Pensaci Vivo – I sopravvissuti: lì sopravvivono i protagonisti (almeno alcuni di loro), e basta quindi raccontare come sono andate le cose per chiudere il film in modo soddisfacente. La tempesta perfetta non può permettersi questo lusso, e deve quindi affidarsi a espedienti narrativi di ogni genere per non finire come una semplice notizia di cronaca.

Abbiamo quindi, ad esempio, la voce fuori campo di Mark Wahlberg che saluta la sua amata: i due sono in un certo senso il vero cuore del film, ancor più del capitano interpretato da George Clooney, perché se quest’ultimo è un disperato , un Achab alla ricerca di un’ultima vittoria e che sa che ogni sua uscita in mare potrebbe essere l’ultima, Bobby e Chris sono due giovani pieni di speranza, che aspettano solo l’occasione di lasciarsi alle spalle la loro parentesi di “pesca” e costruire una vita insieme. E come raccontare il loro dramma senza almeno un po’ di retorica romantica? Risposta: Non lo fai, almeno non in un film catastrofico avventuroso come La tempesta perfetta. Insomma: fare le cose per bene avrebbe tradito le due ore precedenti, ma farle come le ha fatte Petersen è una soluzione un po’ troppo banale che macchia il dramma di romanticismo, e lascia un po’ di dolcezza in bocca. Come detto all’inizio, la colpa non è di Wolfgang Petersen La tempesta perfetta non arriva a 10: forse non c’era modo di farlo, e va bene così.

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