« NUOVO STUDIO, CHIARISCE IL RUOLO ECOLOGICO DI QUESTI UCCELLI MIGRATORI NELLE STALLE » – .

11.12 – Giovedì 28 marzo 2024

(Il testo che segue è interamente tratto dalla nota stampa inviata all’Agenzia di Opinione) –

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Un nuovo studio condotto da MUSE, Lipu e Università degli Studi di Milano chiarisce il ruolo ecologico nelle stalle di questi preziosi uccelli migratori. Se una rondine non fa primavera, lo fa un articolo pubblicato di recente sulla rivista internazionale Journal of Applied Ecology. Lo studio condotto dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento, dalla Lipu e dall’Università degli Studi di Milano ha indagato il “ruolo” di questi uccelli nell’allevamento del bestiame. La ricerca ha infatti valutato l’effetto che la presenza e l’abbondanza di rondini all’interno delle stalle della Val di Non, in Trentino, può avere sul ritmo di attività delle mosche, loro potenziali prede e portatrici di diversi agenti patogeni e sullo stress per il bestiame allevato.

L’abbondanza di rondini e mosche è stata misurata per 16 settimane in nove diversi allevamenti della Val di Non, in Trentino, occupati o meno da rondini nidificanti. Da aprile ad agosto 2022, sono stati raccolti dati settimanali sul tasso di attività delle mosche e sulla presenza di rondini, sulle dimensioni della covata, sul numero e sull’età dei pulcini. Attraverso opportuni modelli statistici è stato quindi possibile quantificare l’effetto delle rondini su questi insetti. I risultati mostrano come il tasso di attività delle mosche aumenta, come previsto, con la temperatura e nel corso della stagione; tale aumento appare tuttavia molto meno marcato in presenza di rondini e ulteriormente limitato quando le rondini sono relativamente abbondanti. Ad una temperatura di 22°, riporta lo studio, la presenza locale di 25 rondini corrisponde ad una riduzione media di oltre il 60% del tasso di attività delle mosche rispetto a quanto si verificherebbe in una stalla senza rondini.

“Fondamentale è stata la collaborazione degli allevatori trentini coinvolti nel progetto – commenta Alberto Bertocchi della Lipu di Trento. – Grazie alla collaborazione dell’Unità di Igiene Veterinaria e Sanità Pubblica del Trentino, siamo riusciti anche a formulare un protocollo da seguire all’interno delle stalle con nidi di rondine, in modo da consentirne la presenza senza che si creino “ostacoli”, ponendo le basi per la loro tutela e per garantire che gli agricoltori possano beneficiare del loro prezioso contributo”.

La rondine Hirundo rustica è una specie iconica delle campagne di molti paesi e uno degli uccelli migratori più conosciuti. Pur essendo una specie di grande importanza ecologica e fortemente radicata nella cultura contadina di molte zone, tra il 1980 e il 2021 nel nostro continente la rondine, secondo i dati del Farmland bird Index, ha subito un calo del 19%. L’intensificazione dell’agricoltura, degli insetticidi e del cambiamento climatico si aggiungono ad altri impatti che colpiscono sia le aree di svernamento che quelle di riproduzione di questa specie migratoria. Fattori come il degrado dell’habitat nell’Africa sub-sahariana, la ridotta disponibilità di siti di nidificazione in Europa e il generale declino degli insetti stanno infatti influenzando negativamente la sua riproduzione e sopravvivenza.

Francesca Roseo, principale autrice dell’articolo insieme a Marco Salvatori, entrambi ricercatori del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, Settore Biologia della Conservazione, ricorda le ragioni di questo lavoro e le sue implicazioni anche su larga scala:
“Questo studio è stato fortemente voluto dal MUSE, dalla Lipu e dall’Università degli Studi di Milano, perché il declino di questa specie carismatica e di tanti altri uccelli insettivori meno conosciuti è davvero preoccupante. Abbiamo bisogno di approcci innovativi per contrastare il declino della biodiversità nel settore agricolo e zootecnico ed è fondamentale trovare sinergie tra le attività umane e la conservazione della biodiversità. Inoltre, se vogliamo raggiungere gli obiettivi di iniziative cruciali per la sostenibilità a livello globale, come quelle dell’Agenda 2030, del Green Deal europeo e del Global Stock Take stilati all’ultima COP28, dobbiamo impegnarci seriamente ad applicare la Natura- Soluzioni basate (soluzioni basate sulla natura). Per fare questo dobbiamo innanzitutto migliorare le nostre conoscenze scientifiche, in modo da sostenere lo sviluppo sostenibile attraverso valutazioni davvero robuste”.

“Rondini e contadini possono essere reciproci alleati”, aggiunge Mattia Brambilla, ecologista del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. “Questo studio rappresenta un esempio dei servizi ecosistemici che molte specie ci offrono, facendo luce in particolare sul contributo degli uccelli insettivori. La conservazione di questi animali avvantaggia anche agricoltori e consumatori e ci ricorda che abbiamo bisogno di ecosistemi “sani” e funzionanti per affrontare le sfide ambientali che dobbiamo affrontare”.

Federica Luoni, responsabile Agricoltura della Lipu, ricorda che “Il drammatico calo degli uccelli negli ambienti agricoli, in atto in Italia e in Europa, rappresenta una delle principali esigenze di conservazione. Abbiamo bisogno degli uccelli e della biodiversità nelle nostre campagne, e questo lavoro dimostra ulteriormente come il nostro stesso sistema produttivo possa trarre vantaggio dalla loro conservazione, ecco perché le normative nazionali ed europee, a partire dalla Politica Agricola Comune, dovrebbero aiutare in questo senso e non fare passi indietro, come purtroppo sta accadendo nelle ultime settimane”.

 
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