analisi del voto – .

Alle regionali in Basilicata il centrodestra ha vinto ancora, ma non era un risultato scontato. Se il campo largo avesse trovato il modo di restare unito, senza perdere il sostegno di Azione e Italia viva, la Regione sarebbe stata contendibile. L’analisi del voto di BiDiMedia in un’intervista a Fanpage.it.

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Le elezioni regionali a Basilicata hanno segnato una nuova sconfitta per il campo ampio del Pd e del Movimento 5 Stelle, mentre Azione e Italia viva hanno scelto di sostenere il presidente uscente del centrodestra Vito Bardi. Insomma, l’opposizione sembrava più divisa che mai, e proprio questa rottura potrebbe essere stata decisiva. Il M5s ha confermato le sue difficoltà a livello locale, la Lega ha retto (ma probabilmente non riuscirà alle europee), molto bene Forza Italia. Lorenzo Regiroli, sondaggista BiDiMedia, ha analizzato i risultati in un’intervista a Fanpage.it, spiegando cosa è andato storto per il campo largo e perché per il momento sembra difficile che le cose cambino.

Era un risultato prevedibile?

Direi di si. Il nostro ultimo sondaggio, tre settimane prima del voto, dava a Bardi un vantaggio di otto punti. In queste situazioni, quando la sfida sembra abbastanza chiusa, tende a esserci un effetto “carrozzone”, gli elettori saltano sul carro del vincitore. E così il divario si è ampliato ulteriormente [circa quattordici punti, ndr].

Tutti gli eletti al Consiglio regionale della Basilicata dopo le elezioni del 2024

Le cose sarebbero potute andare diversamente, oppure in Basilicata il campo largo non ha avuto modo di mettere davvero in difficoltà il centrodestra?

La Basilicata non è tradizionalmente una regione di centrodestra, è storicamente favorevole al centrosinistra. Fino a un paio di mesi fa l’esito non era scontato. Non tanto per la questione del candidato in sé: Marrese non era tecnicamente un candidato ‘cattivo’, aveva un buon tasso di consensi e ha preso i suoi voti in provincia di Matera (da dove viene). Il punto è come è nata la sua candidatura. Le polemiche, le candidature fallite, il campo ampio che si divide, poi si ricompone, poi esce un pezzo.

Quanto hanno pesato le assenze di Azione e Italia viva?

Hanno portato via una fetta significativa di voti. Dentro Azione ci sono i fratelli Pittella, figure importanti della politica lucana, tra cui l’ex presidente della Regione Marcello Pittella che da solo ha ricevuto più di 7mila preferenze, in un’elezione in cui gli elettori sono stati circa 270mila. È molto. Azione ha preso circa il 7,5%, Italia viva aveva i suoi candidati in un’altra lista. Complessivamente si può stimare che i due partiti abbiano portato via il 9 o il 10%.

È vero, come ha detto Marrese, che Calenda e Renzi hanno sostanzialmente fatto vincere Bardi?

A livello numerico ha ragione Marrese. Ma a livello politico bisogna capire perché si è verificata questa rottura. Non pioveva dal cielo, dipendeva da veti incrociati. Non solo tra Azione e Movimento 5 Stelle, di cui si è parlato molto a livello nazionale, ma anche per dinamiche locali passate un po’ in secondo piano. Fonti locali hanno parlato, ad esempio, di ostilità tra Pittella e Angelo Chiorazzo, nome di spicco del centrosinistra [e unico candidato a prendere più preferenze di Pittella, ndr].

La Basilicata era contendibile, ma alla fine non si trovò un candidato che andasse bene a tutti. Se devo dire che il momento in cui il campo ampio ha perso queste elezioni è stato quello in cui ha perso il sostegno di Azione e Pittella. Poi c’è stata un’altra dinamica, di cui evidentemente Marrese non può parlare altrettanto chiaramente.

Quale?

Gli elettori del Movimento 5 Stelle sostanzialmente non sono andati a votare, oppure hanno votato per altri. Il nostro sondaggio prima del voto aveva già evidenziato la questione: il M5s è forte in Basilicata, nelle intenzioni di voto per le elezioni europee arriva al 25% ed è ampiamente il primo partito in Regione; ma nella stessa rilevazione, per le regionali, stimavamo il M5s poco sotto il 10%. Poi è arrivato vicino all’8%. Puoi vedere che c’è una discrepanza.

Far parte di una coalizione ha penalizzato il M5s? Alle ultime regionali, con uno dei suoi candidati, era arrivato al 20%.

In coalizione sembra che i 5 Stelle facciano fatica. Mentre gli elettori del centrosinistra non hanno problemi a votare per un candidato del Movimento, come è successo in Sardegna, gli elettori del M5s faticano a votare per un candidato che non è il loro. A questo si aggiunge il fatto che il M5s ha poco radicamento a livello territoriale. I suoi elettori si sentono liberi di non andare a votare, o di votare per altre liste, anche di coalizioni diverse. Dietro a ciò ci sono molti fattori, sia il fatto che il Movimento è relativamente giovane, sia scelte come il limite dei due mandati.

Perché è una brutta cosa?

Quanto al legame con il territorio, è un ostacolo colossale: nelle elezioni amministrative dove conta molto chi vota, se dopo due mandati un politico deve andare in pensione, tutto il capitale politico della sua esperienza va perso. Soprattutto al Sud, questo crea un problema di radicamento molto forte.

Tornando ad Azione e Italia viva, Bardi ha detto che la loro alleanza con il centrodestra potrebbe diventare un modello da replicare. È possibile?

Non direi. Così come è stato difficile replicare il modello abruzzese a livello nazionale – con tutte le opposizioni unite – così si può dire anche da noi. Non trarrei troppe conclusioni sulle alleanze da un’elezione nella terza regione più piccola d’Italia.

La Lega ha preso il 7,8% ed è riuscita a scavalcare Azione e M5s per una manciata di voti. Un flop?

In realtà per la Basilicata non è andata male. Il motivo è lo stesso di Azione: aveva due o tre candidati molto forti che portavano tanti voti. Ha retto, ma ciò non è indicativo di una ripresa a livello nazionale. Il problema per la Lega è che sta cedendo fortemente al Centro-Sud, dove aveva guadagnato sotto Salvini nel 2018/19. Alle elezioni europee, e ancor più alle elezioni politiche, tutta questa forza dei detentori del voto locale non c’è. Mi aspetto che alle Europee in Basilicata ottenga meno del 7%.

Forza Italia, invece, sembra in crescita. Riuscirà a confermare questo momento positivo anche agli Europei?

Forza Italia è un po’ una sorpresa di questo periodo. Dopo la morte di Silvio Berlusconi in molti pensavano che sarebbe scomparso, ma Tajani sta gestendo il partito con molta attenzione: agendo come ala moderata del centrodestra e, a livello locale, inglobando quante più personalità politiche possibile per conquistarne il consenso . E lo sta facendo bene. Anche a livello nazionale gode di buona salute, ha stretto un accordo con Noi Moderati e sono due elettorati perfettamente compatibili, quindi non dovrebbero avere troppi problemi a sommarsi.

Le elezioni regionali degli ultimi mesi danno qualche indicazione su come andranno le elezioni europee?

A livello nazionale il consenso del governo Meloni si aggira attorno al 40%, né altissimo né molto basso. Ma soprattutto è in calo da tempo. Cala invece di pochissimo l’intenzione di votare per i partiti di maggioranza. Perché manca l’alternativa.

Manca un’opposizione credibile?

L’azione attacca il Movimento 5 Stelle, il Movimento 5 Stelle attacca il Partito Democratico, che dal canto suo è impegnato a discutere se mettere o meno il nome di Schlein nel simbolo… Non c’è nessuna opposizione capace di incanalare verso di sé il voto ‘popolare’ di quelli che non apprezzano il governo. Le divisioni restano, e il centrodestra continua a governare indisturbato, anche senza grandi consensi. Al momento non vediamo come le elezioni europee potrebbero andare diversamente. Alle prossime elezioni la questione sarà soprattutto chi riuscirà a superare il 4%: ci sono gli Stati Uniti d’Europa, Azione e l’Alleanza Verde-Sinistra che oscillano attorno a quella soglia. Oltre alla lista di Santoro e a quella dell’istrionico Cateno De Luca, che nella sua zona ha fatto molto bene alle ultime elezioni politiche. Dovranno lavorare duro per arrivare davvero a quel livello.

 
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