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In Lombardia è stata approvata una delibera che mira a farlo ridurre notevolmente le liste di attesa nella Sanità. Si prevede di stanziare 61 milioni di euro per garantire entro dicembre 2024 oltre 7 milioni di servizi, tra quelli previsti dal Piano nazionale di gestione delle liste d’attesa.

Due milioni di queste sono prime visite e la Regione punta a consentire lo svolgimento di visite ed accertamenti diagnostici anche nel pomeriggio, oltre che il sabato mattina. Sulla carta una vera e propria rivoluzione, con tanto di rispetto dei termini di esecuzione e classi di priorità, che le ricette riportano correttamente. Perché allora scoppiano aspre polemiche?

Il motivo scatenante è dato proprio dall’imposizione di una sorta di cronometro, seppur più o meno flessibile, per poter rientrare nelle maglie della nuova organizzazione. Tutto questo ignorando, dicono gli operatori sanitari lombardi, i problemi reali e devastanti che vengono denunciati da anni.

Lombardia, la protesta sanitaria

Il principale sindacato dei medici ospedalieri, ilAnaao Assomed Tuttavia si è detto profondamente contrario alla risoluzione. La critica mossa alla Regione Lombardia è quella di volere”trattamenti di mercato”, indicando orari standard, come se fossero prodotti. Cosa non garantita, dal momento che ogni paziente ha la propria storia medica e le proprie esigenze specifiche.

L’attenzione, quindi, è quella di rispettare i “tempi di esecuzione” sia dei test che delle visite. Ciò che potrebbe rappresentare un vantaggio per alcuni pazienti potrebbe mettere sotto pressione il personale sanitario e creare evidenti problemi ad altre persone in cerca di cure, affette da patologie gravi o bisognose di cure particolari.

Visite e prove, tempistiche

La pianificazione dei servizi dovrebbe essere affidata alle competenze dei medici e delle strutture sanitarie, non agli uffici regionali. Vediamo allora quali sono minuti previsti dalla delibera:

  • ecografia addominale: 15 minuti;
  • prima visita cardiologica: 20 minuti;
  • prima visita ginecologica: 20 minuti;
  • RM: 30 minuti;
  • polipectomia: 45 minuti.

Una linea indicata per razionalizzare l’utilizzo delle risorse messe a disposizione. Sull’argomento si è espresso l’assessore al Welfare Guido Bertolaso: “Questo non è un calendario che calamo dall’alto. Di certo non controlleremo con il cronometro, come pensano alcuni. Troverete sicuramente il medico che dirà di non essere stato consultato, ma noi diamo indicazioni generali, condivise con gli esperti”.

Problemi sanitari

Il pensiero di Bertolaso ​​è chiaro. La Lombardia ha alcune eccellenze, che però vengono oscurate da un sistema spesso poco organizzato. La risposta, però, non si è fatta attendere Pierino Di Silveriosegretario nazionale dell’Anaao Assomed.

Uno degli annosi problemi della sanità lombarda è rappresentato dalle liste d’attesa. Un dramma che svanisce a suon di euro versati nelle casse del settore privato, che trova sempre più spazio anche in quello pubblico.

Secondo Di Silverio”non si può risolvere aumentando il lavoro dei medici o cronometrare i trattamenti, così come attribuendo la causa a intra moenia. Le cause sono chiare: carenza di operatori, organizzazione e infrastrutture. Se non ci riorganizziamo, se non combattiamo le prestazioni inadeguate, se non aumentiamo il personale pagandolo meglio e se non miglioriamo le infrastrutture, il problema non sarà risolto”.

Regione e Sanità non sembrano in grado di dialogare affatto, ma trovano punti in comune. Il problema è unico e noto, sottolinea Anaao Assomed, ma continuiamo a dare la colpa ai professionisti.

Opinione condivisa da Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano. Ha definito i tempi inaccettabili. Persone diverse, con patologie diverse, non possono sottostare alle indicazioni provenienti da una circolare: “Il tempo, dopo tutto, è un elemento di cura”.

Risultati dei test e terapie: cosa ci si aspetta dalla sanità

Nonostante Bertolaso ​​abbia parlato di indicazioni per indirizzare il settore verso il cambiamento, la delibera è estremamente precisa e dettagliata. Uno è previsto riduzione dei tempi di consegna degli esiti degli esami screening, ad esempio. Un esempio è dato da quello mammografico, con rilascio entro 5 giorni dalla prestazione. Tuttavia, entro 3 giorni, ti dovrà essere comunicata l’esito positivo (e comunque non oltre 5 giorni).

Per la cartella di screening colorettale sono garantiti 7 giorni, con notifica di risultato positivo entro 3 e non oltre 6 giorni. Inoltre, tutti i soggetti idonei saranno invitati ad effettuare screening mammari, colon-rettali e cervicali. Riferimento anche a esami approfonditi, collegati a questi servizi. Devono rispettare scadenze specifiche:

  • colon-retto: entro 30 giorni dal test di primo livello risultato positivo;
  • screening mammografico: entro 28 giorni dal test di primo livello risultato positivo;
  • screening cervicale: entro 45 giorni dal test di primo livello risultato positivo.

Guardando il numero di servizi totali eseguiti, vengono richiesti 4,1 milioni di servizi sugli oltre 7 milioni totali. Si attendono invece 3,1 milioni dai privati ​​accreditati. Sul fronte economico, invece, i 2/3 dei 61 milioni di euro indicati saranno destinati agli enti pubblici. Un terzo invece ai privati.

La Regione è posta al comando assoluto, quantificando il numero di posti necessari. Ecco cosa ha detto Bertolaso ​​in merito: “Stabiliremo per la prima volta in Italia i posti da mettere a disposizione all’ordine del giorno, da qui alla fine del 2024. In base alle liste di attesa, al personale e alle tempistiche che abbiamo individuato, ogni struttura dovrà svolgere un determinato numero di servizi”.

Nel frattempo si prevede che l’ATS evidenzi altri servizi che necessitano di un immediato miglioramento in termini di tempi di attesa. Procederemo con un monitoraggio mensile per capire se le misure adottate sono sufficienti ed efficaci.

 
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